Si apre la stagione dei grandi cantieri

L’apertura di cantieri per la realizzazione di nuove grandi biblioteche ha caratterizzato l’ultimo decennio. Sebbene in qualche caso – basti pensare alla Bibliothèque de France o alla nuova sede della British Library a Londra – il loro decollo sia stato accompagnato da polemiche, sembra che siano in molti a voler investire sulle grandi biblioteche, mai come ora e con tanta determinazione.Ci troviamo di fronte a un curioso paradosso: nell’era digitale e della virtualità, e quindi della biblioteca senza pareti, si sente il bisogno di costruire imponenti biblioteche. Non si tratti di grandeur ma ci sono motivi fondati: l’esigenza, di fronte alla globalizzazione, di rappresentare anche simbolicamente l’identità culturale e la memoria di una nazione, di una città, di una regione; l’aumento delle pubblicazioni a stampa (un altro paradosso); la crescita della popolazione scolarizzata; il configurarsi dell’informazione e della formazione come risorse economiche connesse ai processi produttivi; l’esigenza che la biblioteca si caratterizzi anche come luogo di socializzazione e di aggregazione. Lo stesso sviluppo della multimedialità non elimina il bisogno di spazio fisico; al contrario, favorendo la nascita di nuovi servizi e, in particolare, l’incremento delle attività di reference, ne richiede l’ampliamento e una maggiore articolazione.Anche in Italia, dove il processo di riqualificazione dei servizi e delle strutture bibliotecarie è partito dai piccoli e medi centri, si assiste negli ultimi tempi al varo di importanti progetti in alcune grandi città.Tra i più ambiziosi c’è quello della nuova biblioteca di Milano, la Beic (Biblioteca europea di informazione e cultura), la cui apertura è prevista entro il 2007. Voluta da un pool di istituzioni (Regione, Comune, Provincia, Università, ministero per i Beni culturali) e promossa dalla Associazione Milano Biblioteca del 2000, la nuova struttura sorgerà sull’area dell’ex scalo ferroviario di Porta Vittoria, a 15-20 minuti da piazza del Duomo, sviluppandosi su oltre 50 milioni di metri quadrati. Il concorso internazionale per la progettazione del l’edificio è già stato bandito.Il progetto biblioteconomico prevede 780mila volumi " a scaffale aperto" , direttamente accessibili al pubblico, a cui si aggiungono 500mila volumi nei magazzini di piano e un magazzino di conservazione capace di contenere circa 3,5 milioni di volumi; 2.750 testate di periodici correnti; centomila audiovisivi; quasi mille postazioni Pc; 3.130 posti a sedere ai tavoli, a cui si aggiungeranno 400 sedute informali, 120 postazioni in box e dieci cabine per non vedenti.Tra i servizi più innovativi: un ampio settore di ingresso orientato all’attualità e all’accoglienza, le aree per la business information e l’informazione di comunità, lo spazio giovani, il mediaforum e tante altre opportunità che integrano le funzioni più tradizionali di studio, lettura e ricerca. Un’altra caratteristica sarà costituita dall’impiego diffuso delle nuove tecnologie di rete e della digitalizzazione.Intanto, a Bologna è prossima l’apertura della nuova Biblioteca multimediale nei locali ristrutturati della ex Sala Borsa. E, a Torino, si è concluso da poco il concorso per la progettazione della nuova Biblioteca civica, che sorgerà sul l’area dell’ex officina Nebiolo e Westinghouse, estendendosi fino ai giardini confinanti con l’ex caserma Lamarmora lungo Corso Vittorio Emanuele. Occuperà circa 35mila metri quadrati, all’interno di un più ampio centro culturale dove è prevista anche la realizzazione di un teatro.Infine, sono confortanti le recenti realizzazioni e i numerosi cantieri in piccoli e medi centri, concentrati nell’Italia settentrionale e centrale dove stanno nascendo biblioteche moderne, che non hanno nulla da invidiare a quelle di altri Paesi europei.Spesso questa tendenza è favorita dall’esigenza di riuso di prestigiosi edifici, in passato proprietà di privati, acquisiti di recente da amministrazioni pubbliche. Ma aldilà dell’esigenza di valorizzare edifici di pregio storico-artistico o di recuperare testimonianze di archeologia industriale, l’impulso che sta facendo registrare l’edilizia bibliotecaria soprattutto nei piccoli centri è forse il segnale più interessante, per intensità e qualità, di un passaggio epocale. Sta cioè concludendosi quella fase che, a seguito del trasferimento di competenze alle Regioni negli anni 70, ha visto diffondersi capillarmente, ma in modo assai precario, le biblioteche di enti locali a macchia d’olio. E si sta forse aprendo una fase più matura, che può preludere per le biblioteche pubbliche alla conquista di quello status di servizio " di base" che troppo a lungo è stato loro negato.

Autore: Massimo Belotti

Fonte:Il Sole-24 Ore