Archivi categoria: Tutela e Salvaguardia

MILANO. Pubblico e privato insieme per il Cenacolo di Leonardo. 800mila euro dalla famiglia Bonomi per tutelarlo.

Pubblico e privato insieme per valorizzare il sistema culturale. Checché se ne dica è la via più fruttuosa per assicurare tutela, conservazione e fruizione del patrimonio storico-artistico italiano, non facile da amministrare proprio perché tanto ricco e articolato. Così a Milano il futuro del Cenacolo Vinciano passa dal sostegno dei fondi stanziati per la cultura nell’ambito del PNRR, ma pure dal generoso finanziamento messo sul piatto dalla famiglia Bonomi, tramite la Investindustrial Foundation.
Un contributo di 800mila euro che si aggiunge al milione di euro garantito dal Ministero della Cultura per alimentare il progetto di ammodernamento e messa in sicurezza del sito culturale più visitato di Milano, sviluppato in collaborazione con il Politecnico. il “nuovo percorso per un museo sostenibile”, presso il Cenacolo dipinto da Leonardo da Vinci nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, costerà complessivamente proprio 1,8 milioni di euro, cifra ora disponibile per concretizzare l’operazione.
L’intervento ha l’obiettivo di razionalizzare i flussi di visita, valorizzando il giardino e consentendo al visitatore di completare l’intero percorso senza mai uscire dagli spazi del museo, garantendo un’esperienza più agevole e completa. Per farlo si ricaverà un nuovo ambiente coperto e climatizzato, addossato al Refettorio, però con l’assicurazione di scongiurare interferenze con la struttura storica: lo spazio potrà essere destinato all’accoglienza dei gruppi e alla preparazione alla visita, ma ospiterà anche i laboratori didattici. Tutto questo a vantaggio di un ecosistema fragile com’è quello del Cenacolo Vinciano, a più riprese oggetto di interventi di restauro e vincoli preventivi per monitorare la sicurezza ambientale di una pittura fragile non solo per le condizioni del contesto, ma, sin dall’origine, per la tecnica d’esecuzione sperimentata da Leonardo (tecnica mista e secco su intonaco).
Già nel 2018, il contributo di una realtà privata – l’Eataly allora amministrata da Oscar Farinetti – aveva facilitato le operazioni conservative, finanziando con 700mila euro il progetto di recupero preventivo degli impianti di areazione del Cenacolo. Poi, nel 2021, il dipinto realizzato dall’artista toscano tra i 1494 e il 1498, Patrimonio dell’Unesco del 1980, era stato di nuovi interventi di restauro e riorganizzazione dei flussi di visita, per controllarne lo stato di salute dopo il ventennale intervento condotto da Pinin Brambilla e concluso nel 1999. E al 2021 risale l’avvio di una stretta collaborazione con il Politecnico di Milano per lo sviluppo di un sistema di gestione integrata dei dati utili al monitoraggio dell’opera, oltre al perfezionamento di un sistema di produzione di energia a pompa di calore (in ottica green) e alla nuova illuminazione progettata da Massimo Iarussi. Il nuovo ciclo di lavori, invece, non partirà prima del 30 giugno 2025, secondo il cronoprogramma previsto dal PNRR, per concludersi non oltre la fine del 2026.
A distinguersi in questa fase è l’atto di mecenatismo della famiglia Bonomi, storicamente impegnata nel sociale a beneficio della città di Milano. È Anna Bonomi Bolchini, prima donna protagonista della finanza, la figura di riferimento della famiglia in tal senso: nella Milano del dopoguerra fu lei a creare l’istituto de “Le Carline”, che accoglieva oltre 60 bambine, provvedendo alla loro completa assistenza fino alla maggiore età. Approccio che si rinnova nella figura di Andrea Bonomi, fondatore di Investindustrial, impegnata con la sua fondazione a sostenere l’istruzione, la protezione e la conservazione dell’ambiente, il patrimonio artistico e culturale e la scienza (in dieci anni di attività sono stati stanziati oltre 30 milioni di euro): “Per una famiglia con origine a Milano nell’Ottocento, partecipare al continuo rinnovamento della città è un onore e un privilegio, ma è soprattutto un dovere”.

Autore: Livia Montagnoli

Fonte: www.artribune.com, 22 ago 2o23

VENEZIA. “Patrimonio dell’umanità a rischio”.

“Il continuo sviluppo, gli impatti dei cambiamenti climatici e del turismo di massa rischiano di provocare cambiamenti irreversibili all’eccezionale valore universale di Venezia“, ha dichiarato seccamente il World Heritage Centre dell’Unesco. Che ha raccomandato anche di effettuare “la sua iscrizione nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità in pericolo“. Un pesante monito, che l’agenzia dell’Onu spera funzioni da spinta per una diversa gestione della secolare città sull’acqua.
Questa non è la prima volta che Venezia rischia di finire nella “lista nera” dell’Unesco: già due anni fa era stato lanciato un allarme, poi rientrato. Le misure adottate da allora per combattere il deterioramento sono però “insufficienti” per il World Heritage Centre, perché non bastano a contrastare la massa di turisti giornalieri e le frequentissime acque alte (anche influenzate dall’innalzamento del mare Adriatico), che rischiano di compromettere in toto l’integrità del sito. Non solo: a scopo estetico e storico, anche gli edifici alti avrebbero, secondo l’agenzia internazionale, “un notevole impatto visuale negativo” sul centro, e dovrebbero essere costruiti molto più lontano.
Contrastanti le reazioni italiane: “Che l’Unesco possa decidere sull’inserimento di Venezia nella black list, non posso che interpretarlo come la stigmatizzazione di un fallimento perché ci troviamo di fronte a una serie di problemi che via via si stanno aggravando e che finora non sono stati affrontati affatto“, ha commentato Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera. “Pensiamo al turismo e all’uso sconsiderato di Venezia da parte di chi, proprio grazie a questo tipo di turismo, si sta arricchendo. O al tema della residenzialità, fortemente condizionata da una destinazione d’uso degli appartamenti legata al soggiorno breve. Elemento che dice tanto di una città che ha svenduto se stessa“.
Di tutt’altro parere la scena veneziana: Salvatore Pisani, presidente di Confindustria-Turismo Veneto Est, ha polemicamente invitato l’Unesco a “dare una mano alla salvaguardia della città“, aggiungendo che “Venezia sta già facendo tanto, è già molto avanti rispetto ad altre città con problemi simili, e si vedono i primi risultati“.
Amareggiato anche il sovrintendente del Teatro La Fenice, Fortunato Ortombina, che ha aggiunto: “Onestamente dispiace che l’Unesco giunga a certe conclusioni più che altro per una questione di immagine. Se il timore per la città è quello statico, personalmente non penso che il flusso dei turisti metta in serio pericolo Venezia“. Ortombina ha chiosato però con una nota più propositiva: “Forse dovremmo chiederci un po’ tutti cosa potremmo fare in più, perché risorse e potenzialità non mancano“.
Gli esperti del WHC ritengono tuttavia che Venezia, entrata nel Patrimonio Universale dei Beni Culturali nel 1987, si trovi oggi di fronte a un “rischio reale” di alterazione permanente, da cui la raccomandazione di iscrivere la città lagunare nella lista dei beni in pericolo, dove affiancherebbe siti come Cirene (in Siria), Assur (in Iraq) e la città vecchia di Gerusalemme. Nonostante il parere sia per il momento indicativo, dall’agenzia hanno precisato, severamente, che la risoluzione dei problemi di mantenimento della città è sistematicamente “ostacolata dall’assenza di una visione strategica comune globale” e da una “scarsa efficacia e coordinamento” tra le autorità locali e nazionali. Ora saranno gli Stati Membri a decidere, alla prossima riunione fissata a Ryad per il 10-25 settembre, se Venezia entrerà davvero in questa lista.

Autore: Giulia Giaume

Fonte: www.artribune.com, 2 ago 2023

NAPOLI. Scoperto un affresco nascosto dietro un muro dell’Archivio di Stato.

Il convento annesso alla chiesa dei Santi Severino e Sossio, oggi sede dell’Archivio di Stato di Napoli, rappresenta il cuore del complesso monastico benedettino tra i più grandi della città. È qui, nell’area di collegamento tra i due edifici, che è stata appena scoperta una piccola cappella completamente affrescata. Rimasta nascosta per secoli dietro un muro, è riemersa grazie ai recenti lavori di ristrutturazione, previsti nell’ambito del Grande Progetto Centro storico di Napoli – Valorizzazione dei siti Unesco.
Si tratta di un affresco di fine ‘400 o inizio ‘500, con una Deposizione in mezzo e due santi vescovi ai lati. “Al centro di questa gemma artistica si trova un affresco raffigurante il Cristo morto tra le braccia di Maria, ai lati, i santi benedettini Severino e Sossio, con pastorale e mitria, a testimonianza della ricchezza dell’iconografia religiosa che essa contiene”, spiega Candida Carrino, dal 2019 direttrice dell’Archivio di Stato che raccoglie documenti storici di tutti i tipi, dai regesti medioevali agli archivi notarili, giudiziari e commerciali. Un patrimonio immenso, collocato nell’ex monastero benedettino iniziato a edificare sin dal IX secolo e intitolato ai Santi Severino e Sossio, in una fuga di chiostri maestosi e di sale affrescate su ben 24mila metri quadrati.
Il centro storico di Napoli è iscritto nella lista del patrimonio mondiale Unesco dal 1995. Da anni è inserito in un piano di finanziamenti europei per la sua rigenerazione, con all’attivo 27 interventi di restauro. Uno di questi coinvolge proprio il complesso monumentale benedettino dei SS. Severino e Sossio, sede dell’Archivio di Stato di Napoli, che continua a svelare aspetti finora sconosciuti della storia del monumento. Dopo la scoperta degli affreschi di Belisario Corenzio sulle pareti della sala del Capitolo, ora è infatti il turno di questo vano, a probabile destinazione votiva.
“È una scoperta straordinaria nell’ambito di questo restauro del Grande Progetto Unesco sostenuto dal Comune”, dichiara il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. “Una scoperta che ci mostra uno spaccato della Napoli aragonese ed è anche una nuova gemma per i tanti turisti che frequentano la nostra città”.
Il piccolo ambiente, nella zona adiacente al chiostro del Platano, risale agli interventi quattrocenteschi prima delle modifiche attuate nel secolo successivo per la realizzazione di una scala di collegamento, anch’essa rimessa in luce con i lavori Unesco, attraversata dai monaci per raggiungere la chiesa. E proprio l’idea progettuale elaborata dalla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per il comune di Napoli di ripristinare questo collegamento, ostruito nel 1835 in occasione del trasferimento dell’Archivio negli spazi del convento, ha consentito di evidenziare sulla parete laterale della scala le tracce di un muro che rivelavano la presenza di una nicchia: un luogo di raccoglimento, interno alla vita dei monaci, murato in occasione della realizzazione della scala. L’ipotesi è che possa aver contenuto i resti mortali dei due santi ai quali la chiesa è intitolata.
La scoperta è preziosa perché darà la possibilità di studiare approfonditamente l’affresco, i riferimenti iconografici, i simboli, permettendo di chiarire aspetti logistici del monastero, ma anche di allargare la conoscenza sugli orientamenti della cultura figurativa a Napoli tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, con una testimonianza inedita e preservata dal muro che l’aveva negata. “Ora andrà affrontata l’appassionante fase della datazione e dell’individuazione dell’autore”, conclude Carrino. “Questa scoperta ci ricorda ancora una volta che il lavoro meticoloso e la perseveranza premiano sempre. E che il nostro Archivio, scrigno di splendide vestigia documentali e di opere d’arte, rappresenta un unicum per un pubblico sempre più ampio, anche sotto il profilo museale”.

Info: www.archiviodistatonapoli.it/

Autore: Claudia Giraud

Fonte: www.artribune.com, 23 lug 2023

ROMA. Attivata la task force dei Caschi blu della cultura.

Potranno operare in Italia e all’estero a difesa del patrimonio culturale e per contrastare il traffico illecito di opere d’arte.
“L’Italia è un’eccellenza nella tutela e nella salvaguardia del patrimonio culturale, le nostre competenze sono riconosciute in tutto il mondo”. Così il Ministro della Cultura Dario Franceschini che ha firmato oggi il decreto che istituisce la Task Force dei Caschi blu della Cultura.
“I caschi blu della cultura – ha aggiunto Franceschini – potranno intervenire in Italia e all’estero a difesa del patrimonio culturale dai danni derivanti da disastri, calamità naturali, guerre, attentati terroristici e per contrastare il traffico illecito delle opere d’arte”.
Questo provvedimento arriva alla vigilia della conferenza dei Ministri della Cultura del Consiglio d’Europa a Strasburgo che sarà presieduta dal ministro Franceschini e che vedrà, domani mattina, la partecipazione del Ministro della Cultura ucraino, Oleksander Tkachenko.
I ‘caschi blu della cultura’ sono esperti civili del Ministero della Cultura e militari altamente qualificati del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC), addestrati per intervenire in aree colpite da emergenze, quali calamità o crisi prodotte dall’uomo, in una cornice di sicurezza, al fine di:
a) effettuare la ricognizione del patrimonio culturale presente nell’area di crisi e degli eventuali danni subiti;
b) individuare i luoghi per il ricovero del patrimonio culturale;
c) individuare ed attuare gli interventi di messa in sicurezza ivi compreso l’eventuale spostamento dei beni culturali mobili;
d) fornire il necessario supporto tecnico-scientifico per l’allestimento dei depositi temporanei e degli eventuali laboratori di pronto intervento allestiti per i beni culturali mobili allontanati dai luoghi di crisi;
e) produrre relazioni periodiche di monitoraggio sull’andamento della missione;
f) produrre una relazione finale sulla missione.
L’intervento all’estero dei Caschi blu della Cultura, previa valutazione delle condizioni di stabilità, di sicurezza e di impiego, può essere attivato su espressa richiesta di uno o più Stati esteri, sentito il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
La Task Force può operare su invito dì Unesco come concordato nel corso del G20 Cultura dì fine luglio.

Info:
Ufficio Stampa e comunicazione MiC
ufficiostampa@beniculturali.it

ROMA. Giornata storica per tutela e protezione del patrimonio culturale.

“Una giornata storica, un grande passo avanti nella tutela e nella protezione del patrimonio culturale e nella lotta al traffico illecito di opere d’arte.
Il Parlamento ha approvato definitivamente una legge attesa da anni che ribadisce la centralità della cultura nelle scelte politiche italiane, indipendentemente dagli schieramenti. Siamo una super potenza culturale e con questa legge stiamo indicando la strada, anche dando attuazione alla Convenzione di Nicosia”. Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, commenta l’approvazione all’unanimità da parte del parlamento della legge che riforma le disposizioni penali a tutela del patrimonio culturale.
L’obiettivo della nuova legge, che ricalca il testo presentato nella scorsa legislatura dai ministri Franceschini e Orlando, è quello di operare una profonda riforma della materia, ridefinendo l’assetto della disciplina nell’ottica di un tendenziale inasprimento del trattamento sanzionatorio così come previsto dalla Convenzione di Nicosia del Consiglio di Europa recentemente ratificata dal nostro Paese.
L’intervento legislativo:
– colloca nel codice penale, con un titolo espressamente dedicato, gli illeciti penali attualmente ripartiti tra codice penale e codice dei beni culturali;
– introduce nuove fattispecie di reato;
– innalza le pene edittali vigenti, dando attuazione ai principi costituzionali in forza dei quali il patrimonio culturale e paesaggistico necessita di una tutela ulteriore rispetto a quella offerta alla proprietà privata;
– introduce aggravanti quando oggetto di reati comuni siano beni culturali;
– potenzia gli strumenti investigativi per contrastare i reati contro il patrimonio culturale;
– amplia le ipotesi di responsabilità delle persone giuridiche.
In particolare, il provvedimento inserisce nel codice penale un nuovo titolo, dedicato ai delitti contro il patrimonio culturale, composto da 17 nuovi articoli, con i quali punisce, con pene più severe rispetto a quelle previste per i corrispondenti delitti semplici, il furto, l’appropriazione indebita, la ricettazione, il riciclaggio e l’autoriciclaggio e il danneggiamento che abbiano ad oggetto beni culturali.
Vengono inoltre punite le condotte di illecito impiego, importazione ed esportazione di beni culturali e la contraffazione. Oltre alla previsione di specifiche fattispecie di reato, la proposta i legge prevede un’aggravante da applicare a qualsiasi reato che, avendo ad oggetto beni culturali o paesaggistici, provochi un danno di rilevante gravità. Viene inoltre consentita la possibilità per gli ufficiali di polizia giudiziaria degli organismi specializzati nel settore dei beni culturali di svolgere attività sotto copertura per contrastare il traffico illecito delle opere d’arte.

Info:
Rom, 3 marzo 2022
Ufficio Stampa MiC
ufficiostampa@beniculturali.it