Archivi categoria: Mostre

GENOVA. Mostra di Artemisia Gentileschi al Palazzo Ducale.

A Genova la stagione espositiva autunnale si apre con la mostra Artemisia Gentileschi. Coraggio e passione, ospitata nei saloni dell’Appartamento del Doge di Palazzo Ducale. Il progetto, a cura dello storico dell’arte Costantino D’Orazio, intende approfondire le vicende familiari e gli aspetti personali che hanno segnato Artemisia Gentileschi, una delle figure più iconiche della storia dell’arte, attraverso oltre 50 capolavori provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti. Non solo, la mostra offre anche una panoramica della scena artistica femminile dell’epoca e dedica una sezione (a cura di Anna Orlando) alla rivoluzione artistica apportata da Orazio Gentileschi, padre di Artemisia, quando arrivò a Genova.
Il percorso espositivo si compone di dieci sezioni, restituendo al pubblico un ritratto completo della talentuosa pittrice romana. Si parte dagli esordi per poi passare alle opere più mature. Il primo confronto si ha con Susanna e i vecchioni, del 1610 (delle Kunstasammlungen Graf von Schönborn di Pommersferlden), prima opera documentata, datata e firmata dall’artista. Sebbene qui sia ancora visibile la presenza del padre Orazio, nello stesso soggetto realizzato nel 1649, Artemisia aveva assunto uno stile proprio e consapevole, segnando l’emancipazione nei confronti della pittura del padre e la volontà di affacciarsi al contesto italiano e internazionale. Il rapporto tra i due, seppur “problematico”, è stata una fonte di ispirazione reciproca, come si evince da diversi capolavori in mostra, tra cui: la Madonna con bambino dei Musei di Strada Nuova di Genova, Santa Cecilia della Galleria Nazionale dell’Umbria e la Sibilla del Museum of Fine Art di Houston, dove Artemisia è protagonista come modella; così come nell’affresco a quattro mani realizzato da Orazio Gentileschi e da Agostino Tassi nel Casino delle Muse di Palazzo Pallavicini Rospigliosi, commissionato dal Cardinal Scipione Borghese nel 1611, e ricostruito in realtà virtuale per la mostra.
Questa sezione è decisiva nel percorso espositivo perché racconta uno degli avvenimenti che ha segnato la vita – e la carriera – di Artemisia: lo stupro subito da Agostino Tassi nel 1611. Questi era il maestro di prospettiva della giovane pittrice, tanto che nella mostra sono riuniti una serie di marine e capricci architettonici tanto meticolosi e precisi da giustificare l’onere che aveva conferito Orazio Gentileschi a Tassi per la figlia. Il tragico episodio sfocia nel processo per stupro del 1612 (di cui sono presenti gli atti ufficiali eccezionalmente concessi dall’Archivio di Stato di Roma), dopo il quale Artemisia iniziò a dipingere soprattutto eroine femminili. E da qui si apre la sezione dedicata alle celebri Giuditta e Oloferne, della Fondazione Carit di Terni, e Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne, del Museo di Capodimonte, entrambe in dialogo e messe a confronto con la Giuditta e Oloferne di Orazio Gentileschi, proveniente dai Musei Vaticani.
Tra le opere in mostra sarà eccezionalmente esposta anche l’Allegoria dell’Inclinazione che Artemisia dipinse per Casa Buonarroti a Firenze nel 1616, e che sarà fruibile dal pubblico sino all’8 gennaio 2024. Si tratta di un autoritratto senza veli (che successivamente verrà coperto da un drappo dipinto di colore azzurro) dove la pittrice si fa musa ispiratrice dell’intera opera di Michelangelo. La tela segna uno dei momenti più alti delle tecniche pittoriche di Artemisia Gentileschi e sarà esposta per la prima volta in una mostra fuori dalla sua sede originale.

Info:
Genova// dal 16 novembre al primo aprile 2024
Artemisia Gentileschi. Coraggio e passione
Palazzo Ducale di Genova
Piazza Giacomo Matteotti, 9, Genova

Autore: Valentina Muzi

Fonte: www.artribune.com 14 set 2023

MESTRE (Ve). CHAGALL. Il colore dei sogni.

Cresce il fermento intorno alla mostra su Chagall che aprirà i battenti il 30 settembre al Candiani di Mestre. Dopo la precedente esposizione intorno al nome di Kandinsky, proposta lo scorso autunno, è la conferma di come il Centro Candiani stia gradualmente trovando una nuova fisionomia come sede espositiva di livello nazionale, riconoscendo così l’efficacia del modello creato da Fondazione MUVE: mostre di qualità, occasioni di approfondimento critico, pensate e gestite attingendo in modo ampio dalle straordinarie collezioni dei Musei Civici Veneziani, che solo in parte sono esposte al pubblico. Così è stato per Kandinsky, così è per Chagall.
Il fatto che due esposizioni di questo livello abbiano potuto essere realizzate con opere che appartengono ai Musei Civici conferma la ricchezza delle collezioni d’arte di Ca’ Pesaro.
“La mostra intorno a Chagall – evidenzia la Presidente della Fondazione MUVE, Mariacristina Gribaudi – è costruita con le raccolte della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro cui si aggiungono alcuni puntuali prestiti di opere concesse da importanti musei internazionali. Desidero ringraziare i direttori e lo staff dell’Albertina di Vienna, dell’Israel Museum of Art di Gerusalemme, dello Szépművészeti Múzeum-Museum of Fine Arts di Budapest, del Musée National Chagall di Nizza e del Musée d’art moderne di Céret per aver messo a disposizione le proprie opere contribuendo così alla riuscita del progetto espositivo”.
“Ci auguriamo” – prosegue Gribaudi – che queste iniziative possano continuare a crescere in modo da poter, al contempo, valorizzare il patrimonio della città e far riscoprire i grandi Maestri del ‘900 sotto una luce sempre nuova”.
Il Sindaco Luigi Brugnaro sottolinea come “il successo dell’iniziativa, cominciata con Klimt e poi evoluta con i Maestri del ‘900 fino a Kandinsky e le avanguardie abbia dato nuovo impulso alla volontà dell’Amministrazione e di Fondazione di presentare a Mestre proposte sempre significative, concepite per un pubblico ampio, a partire dalle collezioni civiche di arte moderna e contemporanea. Nel corso del 2023 si proseguirà con questa fase del progetto che mira a renderlo “la casa della contemporaneità” nella doppia forma architettonica e museografica. Alla base di queste considerazioni vi è la volontà di ricostruire un’identità visiva del nostro territorio, a partire dalle esperienze della storia dell’arte del Novecento e dalle significative ricerche originali che nella città si sono sviluppate, soprattutto nella seconda metà del secolo scorso”.
Ancora una volta è un maestro russo a caratterizzare il nuovo “viaggio” attraverso il ‘900: Marc Chagall. Dallo straordinario Rabbino n. 2 o Rabbino di Vitebsk, acquistato nel 1928 dal Comune di Venezia per Ca’ Pesaro, l’esposizione intende indagare il portato rivoluzionario dell’arte di Chagall come pittura del sogno e come trionfo della fantasia creatrice.
“Nelle parole di Lionello Venturi che introducono la rassegna monografica dedicata alla Biennale del 1948, la prima edizione dopo la Seconda guerra mondiale, emerge – evidenzia la curatrice Elisabetta Barisoni – quanto Chagall sia stato centrale per tutta l’arte del secolo scorso, fin dalle Avanguardie: «[…] la sua naturale propensione è per la bontà, il piacere, la gioia, la fiducia, la felicità, l’amore per ciò che esiste in terra o nel cielo, e soprattutto gli animali e i fiori. […] La fatalità del ragazzo di Vitebsk fu di ricordare ai pittori di Parigi- tra il 1910 e il 1914, in un momento critico del gusto- che l’umiltà e la familiarità, l’amore e l’odio, la pietà e la paura, e tutta la vita del sentimento facevano tuttavia parte della pittura. Con un tratto di genio egli mostrò come la poesia, e non solo la matematica, fosse una guida della pittura».

Info:
Centro Culturale Candiani – Piazzale Candiani, 7 – 30174 Venezia Mestre
T 041 2386126 – e-mail: muvemestre.visitmuve.it

FERRARA. ACHILLE FUNI. Un maestro del Novecento tra storia e mito.

Virgilio Socrate Achille Funi (Ferrara, 1890 – Appiano Gentile, 1972) ha attraversato da protagonista i principali movimenti che hanno caratterizzato la cultura italiana della prima metà del Novecento. Dopo essersi distinto nell’ala moderata del futurismo, è salito alla ribalta tra i grandi interpreti del Realismo magico, del moderno classicismo di Novecento e del muralismo degli anni Trenta, pur mantenendo una spiccata autonomia.
Innamorato dei miti classici e della sapienza rinascimentale, al punto da essere considerato un moderno umanista, Funi ha saputo celebrare «l’eternità della vita nell’arte» attingendo ai valori formali della tradizione figurativa antica come al linguaggio più attuale di Cézanne, Picasso, Derain, de Chirico.
La sua città natale gli rende omaggio con una vasta rassegna antologica, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara, in programma dal 28 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024 a Palazzo dei Diamanti.
La mostra, curata da Nicoletta Colombo, Serena Redaelli e Chiara Vorrasi, offre al pubblico un’occasione unica per rileggere l’intera parabola creativa del pittore attraverso più di centoventi opere, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui figurano i massimi capolavori dell’artista. Dipinti ad olio e a tempera, acquerelli e disegni a carboncino e a sanguigna, fino ai cartoni preparatori per i grandi affreschi e mosaici permetteranno di riscoprire lo straordinario talento di uno dei più grandi maestri del Novecento.
Il percorso prende avvio dalle prime prove accademiche del giovane Funi che lasciano presto spazio alla ricerca d’avanguardia e a una fase futurista di segno moderato, scaturita dalla frequentazione di Boccioni, Carrà, Russolo e Bonzagni, testimoniata da opere emblematiche del 1914 come Uomo che scende dal tram, del Museo del Novecento di Milano e Il motociclista.
Il visitatore viene poi accompagnato attraverso le tappe del Ritorno all’ordine che si sviluppa nell’Europa del dopoguerra e di cui Funi si fa interprete: dalle opere di transizione, nel segno di Cézanne e della metafisica (Genealogia, 1918-19, del Mart di Rovereto), ai capolavori del Realismo magico che attingono alla cultura figurativa del Quattrocento e del Cinquecento ferrarese e padano (oltre a Maternità e La terra, anche L’acqua, nuovamente esposta in questa occasione dopo oltre un secolo), fino alle pietre miliari di “Novecento”, il movimento guidato da Margherita Sarfatti, che radunò i migliori esponenti di un moderno e maestoso classicismo (dall’Autoritratto del Museo della Svizzera italiana di Lugano, alla picassiana Saffo, dalla raffaellesca Lettura della GNAM di Roma, all’androgina Venere del Museo Cantonale di Losanna). Il percorso prosegue con le opere degli anni Trenta e Quaranta dove affronta con uno stile del tutto personale i generi della storia dell’arte, dal ritratto alla pittura storico-mitologica, testimoniata da Publio Orazio uccide la sorella della Neue Nationalgalerie di Berlino, dalla natura morta, al paesaggio (Il Foro romano delle GAMC di Ferrara).
L’esposizione si conclude con la stagione della pittura murale. Assieme a Sironi, Funi ha dato nuovo slancio alla gloriosa tradizione italiana dell’affresco e del mosaico impegnandosi attivamente nella decorazione dei nuovi edifici pubblici sorti nell’ambito dell’estesa attività edilizia e urbanistica promossa dal regime.
Gli ideali civili che animano l’artista si riversano in questa forma d’arte di spiccata valenza sociale, incarnandosi in un’epica grandiosa e visionaria in cui rivivono i venerati modelli di passate civiltà gloriose.
La rassegna è anche l’occasione per riscoprire il Mito di Ferrara, imponente impresa decorativa che Funi realizza per la Sala dell’Arengo della Residenza Municipale della città estense. Il ciclo rappresenta la summa dei grandi e numerosi progetti murali che egli affrescò negli anni Trenta e Quaranta a Milano, Trieste, Roma e Tripoli, di cui si può ammirare in mostra una superba selezione di cartoni preparatori.

Info:
ACHILLE FUNI – Un maestro del Novecento tra storia e mito
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 28 ottobre 2023 – 25 febbraio 2024
Tel. 0532 244949 | diamanti@comune.fe.it
www.palazzodiamanti.it

MILANO. Una grande mostra dedicata al Vincent van Gogh più colto e inserito.

Molte cose si sono dette di Vincent van Gogh (Zundert, 1853 – Auvers-sur-Oise, 1890): un pittore estremamente prolifico, un grande innovatore, un genio incompreso. Eppure, al di là dei luoghi comuni sul suo essere un “outsider” e un anticipatore calunniato, era anche un intellettuale dalla sterminata cultura, la cui poetica e tecnica pittorica sono state fortemente influenzate dagli stimoli culturali e librari coltivati con costanza e profondità lungo tutta una vita. Indice, questo, di una profonda comprensione del proprio tempo da parte dell’artista più famoso dei Paesi Bassi, e di un inserimento sociale che andava ben oltre le aspettative. È questo ribaltamento di prospettiva al centro della mostra Vincent van Gogh. Pittore colto, prodotta da 24 ORE Cultura e promossa dal Comune di Milano-Cultura, che il MUDEC di Milano presenta al pubblico dal 21 settembre 2023 al 28 gennaio 2024.

Il percorso – reso possibile dalla preziosa collaborazione del Museo Kröller-Müller di Otterlo, nei Paesi Bassi – propone un’inedita lettura delle opere di van Gogh, che mette in particolare evidenza il rapporto fra la sua visione pittorica e la profondità della sua dimensione culturale. Il tutto viene spiegato attraverso lo sviluppo di due temi di grande rilievo: da un lato quello del suo appassionato interesse per i libri e dall’altro la fascinazione per il Giappone, alimentata dall’amore per le stampe che collezionava avidamente.
Nelle sale del MUDEC saranno quindi esposte una 40ina di opere dal Kröller-Müller, la cui collezione è seconda solo al Van Gogh Museum di Amsterdam, con capolavori come: gli studi di teste e figure per I mangiatori di patate, e i disegni di cucitrici e spigolatrici della fase olandese; Moulin de la Galette, Autoritratto, l’Interno di un ristorante, Natura morta con statuetta e libri, degli anni parigini (1886-87); Frutteto circondato da cipressi, Veduta di Saintes-Marie-de-la-Mer, La vigna verde, Ritratto di Joseph-Michel Ginoux del periodo di Arles (1888-89); Paesaggio con covoni e luna che sorge, Covone sotto un cielo nuvoloso, Pini nel giardino dell’ospedale, Uliveto con due raccoglitori di olive, Tronchi d’albero nel verde, Il burrone, realizzati durante il suo internamento a Saint-Rémy (1889-90).
A questi lavori sono dialetticamente alternate per tutto il percorso (cronologico e tematico) oltre 30 edizioni originali di libri e riviste d’arte: testi che provengono dalla Biblioteca Malatestiana e dalla collezione di Mariella Guzzoni, che ha curato il percorso libresco dell’esposizione affiancandosi al professor Francesco Poli (che ha curato la mostra in toto) e alla conservatrice Aurora Canepari, responsabile del Museo d’Arte Orientale Chiossone di Genova e curatrice della sezione dedicata al Giapponismo.

Autore: Giulia Giaume

Fonte: www.artribune.com 30 ago 2023

Info:
www.mudec.it/https://krollermuller.nl/en

TRAVERSETOLO (Pr), fraz. Mamiano. Boccioni, prima del futurismo.

La Fondazione Magnani-Rocca dal 9 settembre al 10 dicembre 2023 nella sede di Mamiano di Traversetolo presso Parma dedica a Umberto Boccioni una grande mostra – a cura di Virginia Baradel, Niccolò D’Agati, Francesco Parisi, Stefano Roffi – composta da quasi duecento opere, tra cui spiccano alcuni capolavori assoluti dell’artista.
La mostra si sofferma sulla figura del giovane Boccioni e sugli anni della formazione affrontando i diversi momenti della sua attività, dalla primissima esperienza a Roma, a partire dal 1899, sino agli esiti pittorici immediatamente precedenti l’elaborazione del Manifesto dei pittori futuristi nella primavera del 1910. Un decennio cruciale in cui Boccioni sperimenta tecniche e stili alla ricerca di un linguaggio originale e attento agli stimoli delle nascenti avanguardie. La mostra intende non solo documentare il carattere eterogeneo della produzione boccioniana, ma soprattutto ricostruire i contesti artistici e culturali nei quali l’artista operava.
Viene così fatta luce sulle vicende artistiche tra il 1902 e il 1910, offrendo un panorama più ampio su un periodo fondamentale per l’attività di Boccioni che permette di porre in prospettiva lo svolgersi della sua ricerca.
La mostra è suddivisa dunque in tre sezioni geografiche legate alle tre città che hanno rappresentato punti di riferimento formativi per l’artista: Roma, Venezia e Milano, curate rispettivamente da Francesco Parisi, Virginia Baradel e Niccolò D’Agati. Una speciale attenzione è dedicata ai lavori a tempera per finalità commerciali e alle illustrazioni, presentati nella quasi totalità, che permettono di rilevare l’importanza di questa produzione nell’ambito di una sperimentazione che va dalle primissime prove romane sino agli esiti più compiuti e artisticamente complessi degli anni milanesi.
Lo studio delle fonti, a iniziare dai diari e dalla corrispondenza di Boccioni entro il 1910, e le recenti e approfondite indagini hanno portato nuovi elementi utili alla conoscenza di questa fase della sua attività. L’obiettivo, diversamente da quanto spesso accade nelle rassegne dedicate alla parabola divisionismo-futurismo, è quello di seguire la formazione boccioniana al di fuori di una logica deterministica legata all’approdo al futurismo, ma di cogliere la definizione di un linguaggio e di una posizione estetica in rapporto alle coeve ricerche che si strutturavano e che caratterizzavano i contesti coi quali l’artista entrò in contatto.
A documentare questo percorso sono esposte alcune delle opere a olio su tela più note della prima produzione dell’artista, come Campagna romana del 1903 (MASI, Lugano), Ritratto della sorella del 1904 (collezione privata, in deposito presso Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, Venezia), Ritratto della signora Virginia del 1905 (Museo del Novecento, Milano), Ritratto del dottor Achille Tian del 1907 (Fondazione Cariverona), La madre del 1907 (collezione privata), Autoritratto del 1908 (Pinacoteca di Brera, Milano), Il romanzo della cucitrice del 1908 (Collezione Barilla di Arte Moderna), Controluce del 1909 (Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto), Ritratto di gentiluomo del 1909 (collezione privata), Contadino al lavoro del 1909 (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma), Ritratto di Fiammetta Sarfatti del 1911 (collezione privata) nonché tempere, incisioni, disegni.
L’accostamento di volta in volta alle opere di artisti come Giovanni Segantini, Giacomo Balla, Gino Severini, Roberto Basilici, Gaetano Previati, Mario Sironi, Carlo Carrà, Giovanni Sottocornola, spiega e illustra le ascendenze e i rapporti visuali e culturali che costruirono e definirono la personalità artistica di Boccioni.
Roma
Partendo dalla prima tappa che ha segnato indelebilmente l’evoluzione artistica di Boccioni, si dedica attenzione agli anni del soggiorno romano, quando Giacomo Balla aveva introdotto il giovane Boccioni alla nuova tecnica divisionista “senza tuttavia insegnarcene le regole fondamentali e scientifiche” come ricordava nelle memorie il compagno Gino Severini. La vivacità e complessità del contesto romano è restituita grazie alla presenza in mostra di opere che ricostruiscono visivamente la cultura sperimentale di quegli anni che costituì la base essenziale della formazione boccioniana in una articolata stratificazione di stimoli artistici e intellettuali attorno alle personalità di Sartorio, Balla, Prini e dei più giovani coetanei di Boccioni, da Ferenzona a Sironi. In mostra, si documenta anche la produzione “commerciale” di Boccioni affiancandola ai modelli ai quali si rivolgeva l’artista per la realizzazione dei propri lavori. Questo, dal momento in cui il periodo romano non segnò solo il progressivo avvicinamento dell’artista alla pittura, ma anche a quello dell’illustrazione commerciale – la réclame – che rappresentava come prodotto artistico, una perfetta e “straordinaria espressione moderna”.
Venezia
Il secondo approdo della formazione boccioniana è rappresentato dai soggiorni padovani e dal soggiorno veneziano che coincide con la Biennale del 1907. Questa sezione intende mettere a fuoco tanto il progredire della pittura di Boccioni, quanto la posizione estetica dell’artista rispetto a ciò che ha modo di osservare e conoscere a Venezia. Trovano posto in questa sezione alcune delle più importanti opere eseguite a Padova prima e dopo il soggiorno parigino del 1906. Una selezione di dipinti di pittori veneziani fa da controcanto ai commenti espressi nella visita alla Biennale che criticano i pittori del “vero”, orientando l’attenzione piuttosto verso il simbolismo notturno della cerchia di Marius Pictor. Ciò funge da importante testimonianza che permette al visitatore di comprendere appieno le inclinazioni e le predilezioni estetiche di Boccioni che deplora verismo e sentimentalismo mentre aspira a un’arte che rechi “un’impronta nobilissima di aspirazione a una bellezza ideale” come scrisse commentando la Sala dell’arte del Sogno.
Riguarda il periodo veneziano il focus presente nella mostra relativo all’avvicinamento dell’artista al mondo dell’incisione, sotto la guida di Alessandro Zezzos. In tale sezione vengono infatti esposte opere grafiche di Boccioni che permettono di ricostruire lo sviluppo della sua attività incisoria nel periodo veneziano e successivamente milanese; per la prima volta vengono presentate le lastre metalliche incise da Boccioni, recentemente ritrovate.
Milano
Il terzo momento fondamentale della formazione boccioniana è rappresentato dall’arrivo a Milano. L’importanza del confronto con il capoluogo lombardo è suggerita nella mostra dall’accostamento delle opere di Boccioni a quelle degli artisti maggiormente influenti nella Milano di inizio secolo, in particolare dei maestri storici del divisionismo locale, da Longoni a Sottocornola e Morbelli, da Segantini a Previati, cercando di mettere in evidenza il posizionamento dell’artista nei confronti dell’eredità di questa cultura all’interno di una più articolata e complessa frangia sperimentale che rielaborava e rivitalizzava le conquiste tecniche e culturali degli anni Novanta tra divisione cromatica e tensioni simbolico-ideali.
Nel ricostruire il percorso, centrato attorno al superamento della posizione naturalista di partenza, si presenta in mostra una selezione di opere che, spaziando dall’illustrazione al disegno sino alla pittura, ripercorre attraverso dei nuclei tematici – dal paesaggio alle composizioni simboliche passando per le variazioni compositive sui ritratti e le figure femminili – la definizione di una impronta personale che rispecchia la tensione verso l’Idea manifestata da Boccioni nei suoi scritti giovanili.

Il catalogo Pubblicato da Dario Cimorelli Editore, comprende i saggi dei curatori e contributi scientifici che arricchiscono il volume in modo da renderlo non solo una testimonianza delle opere in mostra, tutte illustrate a colori, ma anche un valido strumento e un aggiornamento sugli studi boccioniani.

Info:
Dal 9 settembre al 10 dicembre 2023. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche 1° novembre e 8 dicembre. Lunedì chiuso.
Ingresso: € 14 valido anche per le Raccolte permanenti e il Parco romantico – € 12 per gruppi di almeno quindici persone – € 5 per le scuole e sotto i quattordici anni. Il biglietto comprende anche la visita libera agli Armadi segreti della Villa. Per meno di quindici persone non occorre prenotare, i biglietti si acquistano all’arrivo alla Fondazione.
tel. 0521 848327 / 848148 info@magnanirocca.it www.magnanirocca.it
Il sabato ore 16 e la domenica e festivi ore 11.30, 15.30, 16.30, visita alla mostra ‘Boccioni’ con guida specializzata; è possibile prenotare a segreteria@magnanirocca.it, oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 19 (ingresso e guida).

Ristorante tel. 0521 1627509 whatsapp 393 7685543 e-mail marco@bstro.it