Nella severa cornice del Santa Maria della Scala torna, dopo alcuni anni di crisi, la grande arte senese e quindi europea con “Ambrogio Lorenzetti” (1290 circa – 1348)’ la rassegna che raduna tutte o quasi le opere conosciute del maestro dell’Allegoria del Buono e del Cattivo Governo (firmato “Ambrosius Laurentii de Senis hic pinxit utrinque”), che fa il punto su un artista di cui non esisteva una monografia scientifica affidabile, risale al 1958 quella dell’americano George Rowley, considerata già all’uscita inadeguata, così come una biografia. Gli studi moderni, infatti, si sono concentrati solo sul “Buon governo” del Palazzo Pubblico, un manifesto dell’etica politica della città-stato nella tarda età comunale, in specie del governo senese dei Nove per il quale Ambrogio lavora.
Il ruolo di vero e proprio pittore civico ha finito per oscurare le altre opere, tutte sorprendenti, che scardinano molto luoghi comuni sull’artista. Che il grande scultore rinascimentale Lorenzo Ghiberti nei suoi “Commentarii” definisce “famosissimo et singularissimo maestro” e mette alla pari di Giotto. Un pittore innovativo anche nel modo di trattare la luce e di rappresentare il paesaggio, i fenomeni atmosferici, la neve, la grandine. A lui si deve “Tempesta nella città di Tana” in India, la prima rappresentazione di un evento simile nella storia dell’arte occidentale. Era nel chiostro del convento di San Francesco, di cui rimangono solo piccoli frammenti staccati, fra cui proprio quello del miracoloso fortunale scatenatosi a seguito della morte dei francescani, che tanta ammirazione suscita in Ghiberti. Un brano che costituisce “la premessa della personificazione dell’”Inverno” che compare, fra le altre stagioni, entro le cornici degli affreschi nella Sala di Nove in Palazzo Pubblico”. E’ l’uomo intabarrato con una palla di neve in mano su cui scendono grandi fiocchi bianchi, ricorda Roberto Bartalini che con Alessandro Bagnoli e Max Seidel ha curato la rassegna.
Organizzata e finanziata con un milione di euro dal Comune di Siena, lo scenografico allestimento è dello studio Guicciardini & Magni, la mostra aperta fino al 21 gennaio 2018 (prorogata fino al 8 aprile 2018) e accompagnata da un corposo e denso catalogo Silvana Editoriale, rappresenta il culmine di un lavoro scandito in più tappe, iniziato nel 2015 con l’iniziativa “Dentro il restauro” che aveva per scopo una conoscenza più approfondita di Ambrogio Lorenzetti, una migliore conservazione delle sue creazioni e un conseguente avvicinamento del pubblico. In quell’occasione, grazie anche al contributo del Mibact per Siena capitale della cultura 2015 alcune opere bisognose di studi e interventi o di veri e propri restauri vennero trasferite al Santa Maria della Scala. Dove sono stati allestiti cantieri aperti col supporto di vari istituti di ricerca fra cui l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Il primo ha riguardato il ciclo di affreschi staccati della cappella di San Galgano a Montesiepi e il polittico della chiesa di S. Pietro in Castelvecchio, quindi il cantiere per il recupero degli affreschi della sala capitolare di San Francesco, il ciclo di storie di Santa Caterina e gli articoli del Credo nella chiesa di Sant’Agostino.
La mostra si propone di ricostruire l’attività di Ambrogio nella città che conserva il settanta per cento circa delle sue opere conosciute. Che vengono soprattutto da Siena e dal contado, a cui si aggiungono fondamentali prestiti del Museo del Louvre, degli Uffizi, dei Musei Vaticani, della National Gallery di Londra, dello Städel Museum di Francoforte, della Yale Universityrt Gallery, dipinti che tornano nella città in cui vennero realizzati.
E la memoria va immediatamente all’idimenticabile mostra “Duccio, alle origini della pittura senese” ospitata a Santa Maria della Scala nel lontano 2003 che richiamò folle di visitatori. Un paragone che fa tremare le vene e i polsi, ma che può essere di buon auspicio e lascia ben sperare il Sindaco Bruno Valentini e il direttore del Santa Maria della Scala Daniele Pittèri. Quella era una mostra corale, questa più monografica, ma le premesse ci sono tutte, l’incanto della città, la superba cornice di Santa Maria della Scala, l’assoluta qualità del pittore e l’operazione di riscoperta e di riflessione sulla sua opera. E il percorso continua in città, in particolare con la visita agli affreschi restaurati per questa occasione nella Basilica di San Francesco, “Martirio dei sei francescani”, “La professione pubblica di San Ludovico di Tolosa”, “Crocefissione” e nella Chiesa di Sant’Agostino la “Maestà”.
Lungo dieci sale si possono vedere preziose opere a tempera e oro su tavola, affreschi staccati, vetri policromi e sinopie di Ambrogio anzitutto, ma anche del fratello maggiore Pietro di cui sono in mostra la “Croce dipinta” di Cortona e “Madonna col Bambino”, tempera e argento su tavola da Castiglione d’Orcia. Sono dipinti singoli, dittici, polittici, croci dipinte. Rappresentano la Madonna col Bambino, i santi, il Redentore, la Crocifissione, Cristo risorto. E come maestri di riferimento Duccio di Buoninsegna e Simone Martini. Viene dalla cattedrale di San Cerbone di Massa Marittima “Madonna col Bambino” di Duccio. E’ seduta su un trono marmoreo coperto da una stoffa sontuosa e prende a modello la “Maestà” dell’altar maggiore del Duomo di Siena. Sulla faccia posteriore in un profluvio di colori, di oro e angeli incombenti “Le storie della Passione” in due fasce orizzontali sovrapposte. Poi Simone Martini con il “Redentore benedicente” dallo sguardo vivissimo, una tavola in legno di ciliegio conservata fin dall’Ottocento nella Biblioteca Apostolica e passata poi alla Pinacoteca Vaticana.
Ma naturalmente fuoco della rassegna sono le opere di Ambrogio che è possibile vedere in prospettiva e da vicino nei particolari una per una. Viene dalla National Gallery di Londra che l’acquistò nel 1878 l’affresco staccato applicato su incannicciato col “Gruppo di Clarisse” che decorava l’aula capitolare del convento di San Francesco a Siena (1320-1325). Un dipinto straordinario per intensità e bellezza. Il “San Michele Arcangelo vittorioso sul demonio”, frammento di una composizione più vasta in vetri policromi dipinti a grisaglia e in parte sgraffiti, un’opera originale che richiama la modernità, viene dal Museo civico e fino al 1955 era nei depositi.
Ma l’opera più strepitosa, da rimanere incantati, è la ricostruzione del ciclo di affreschi della cappella annessa alla rotonda romanica di San Galgano a Montesiepi, realizzati dall’artista verso il 1334 grazie ai denari di Ristoro da Selvatella, un oblato dell’abbazia cistercense di San Galgano. Gli affreschi negli anni Sessanta sono stati strappati per garantirne la conservazione. Così facendo sono stati recuperati anche gli eccezionali disegni tracciati da Ambrogio sull’arriccio. Da ammirare con attenzione il meraviglioso polittico della “Madonna col Bambino in trono con Virtù teologali, angeli musicanti, santi e profeti” dalla Chiesa di San Pietro all’Orto di Massa Marittima. Una tempera su tavole di legno di pioppo con oro, argento e lapislazzuli che fino al 1867 si trovava nella soffitta del convento di Snt’Agostino divisa nei cinque assi che la compongono, priva dei pinnacoli, della predella e della cornice. Ricordata da Ghiberti e da Vasari, è in relazione con i titolari della chiesa a cui era destinata e con San Cerbone patrono della città, accompagnato dalle oche secondo tradizione. E altrettanto si può dire per il trittico di San Michele Arcangelo che sconfigge il drago di Badia a Rofeno, o dall’Abbazia di Monteoliveto Maggiore. Senza dimenticare le storie di San Nicola ”in figure piccole” della Chiesa di San Procolo a Firenze, tavolette narrative d’intensa bellezza. Non a caso una di esse, “Il miracolo delle navi granarie” è stata scelta come copertina del catalogo. E ancora un altro aspetto di Ambrogio pittore civile, la coperta del registro di Gabella del secondo semestre 1344, una Biccherna con l’Allegoria del Buon Governo di Siena.
Info:
Siena, complesso museale di Santa Maria della Scala, Piazza del Duomo 1.
Orari: lunedì, mercoledì e giovedì dalle 10.00 alle 17.00; venerdì dalle 10.00 alle 19.00: sabato e domenica dalle 10.00 alle 20.00. Chiuso il martedì ad eccezione dei giorni 31 ottobre, 26 dicembre e 2 gennaio. Il 25 dicembre chiusura del museo e della mostra. Informazioni, prenotazioni e visite guidate 0577- 286300 e www.ambrogiolorenzetti.it
Autore: Laura Gigliotti
Immagine: Professione pubblica di San Ludovico di Tolosa (particolare) 1334-1340 Affresco staccato Siena, Basilica di San Francesco
Fonte: www.quotidianoarte.it, 25 ott 2017