Archivi categoria: Musei

BAGHERIA (Pa). l museo Guttuso compie 50 anni e si rifà il look: inaugurato il nuovo allestimento.

Per i suoi 50 anni il Museo Guttuso, dedicato all’omonimo artista del Novecento, in collaborazione con gli Archivi Guttuso e grazie al contributo straordinario erogato dall’Assessorato dei Beni culturali della Regione Siciliana ha mostrato le sale appena ristrutturate, oltre ad un ricco cartellone di eventi e di iniziative dedicate.
Come ha sottolineato il sindaco Tripoli: “Il Museo Guttuso ed il suo patrimonio sono stati da subito protagonisti di un percorso di valorizzazione da parte della nostra amministrazione. Celebrare il cinquantesimo della nascita del Museo, con questo nuovo allestimento, ci proietta verso il futuro con la consapevolezza che il Museo va armonizzato con i nuovi beni acquisti dal Comune: Mulino Cuffaro e Sicilcalce che saranno a breve oggetto di riqualificazione. Il Museo merita l’impegno di tutti poiché è patrimonio della nostra città e della nostra cultura”.
“L’apertura del nuovo allestimento è il cuore del 50ennale del Museo. Uno spazio culturale chiuso da troppo tempo che rinasce a nuova vita, con dei lavori di manutenzione e con un nuovo e incredibile allestimento ed un nuovo catalogo. Ma il 50ennale non è solo questo”, ha raccontato l’assessore Daniele Vella, che poi ha aggiunto: “È il tributo che Nico Bonomolo realizza con il suo video che diventerà virale; è il ciclo di conferenza che gli artisti realizzeranno, è l’esposizione dei carretti con cui abbiamo aperto qualche mese fa, è finalmente la realizzazione di un catalogo per la bellissima collezione di manifesti cinematografici della collezione Lo Medico da parte di Emiliano Morreale, è la duplice conferenza che realizzeremo insieme ad Unipa e con Marco Carapezza per i 50 anni della Vucciria, ed una in collaborazione con la categoria dei giornalisti e Assostampa, le esposizioni che abbiamo in programma e tanto altro ancora”.
“La celebrazione dei 50 anni dalla nascita dell’Istituzione, oggi espressi nel suo rinnovamento museale, rappresenta per gli Archivi Guttuso una confluenza di risultanze e di intese che ha avuto con il Comune di Bagheria a partire dalla sua germinazione, percorrendo negli anni occasioni sorprendenti di arte e di cultura. Fabio Carapezza Guttuso, fondatore degli Archivi, con la sua sapiente, illuminata tenacia è stato partecipe essenziale della formazione delle collezioni e delle attività culturali, contribuendo alla crescita del Museo, a Guttuso intitolato, ha raccontato Tiziana Cristallini Carapezza Guttuso, presidente degli Archivi Guttuso.
“Mi faccio portavoce, in tal senso, del suo pensiero che conosco profondamente per manifestare personalmente, attraverso la continuità dei rapporti tra gli archivi e l’Istituzione a che, nel futuro con ulteriore spinta propulsiva, si intensifichi l’attenzione verso l’intero complesso monumentale di Villa Cattolica, prezioso documento della Città”, ha infine concluso.
Anche il direttore scientifico degli archivi Guttuso, il professore Marco Carapezza ha voluto commentare l’iniziativa: “I tanti bagheresi presenti in questa occasione sono la testimonianza che questa è anche una grande festa. I compleanni sono momenti festosi, importanti e inevitabilmente ci inducono ad alcune riflessioni sul passato e sul futuro. Alcuni compleanni sono poi di particolare rilevanza, ognuno può pensare al proprio di compleanno importante. Una cosa simile accade con le istituzioni e il cinquantesimo anno di un museo è un traguardo importante da festeggiare e su cui riflettere. A partire dalla scelta di grande valore civile di Renato Guttuso, continuata poi da Fabio Carapezza Guttuso, di donare alla città un importante nucleo di opere sue e di amici pittori dando così avvio al percorso che avrebbe portato al museo. Una scelta ben compresa dalla città di Bagheria che ha saputo impegnarsi nel dare a questa donazione, la villa Cattolica, una sede di straordinaria bellezza”.
A spiegare il nuovo allestimento, i lavori eseguiti, le origini dei finanziamenti sono intervenuti poi il responsabile E.Q. della direzione II “Cultura”, responsabile unico del progetto, Onofrio Lisuzzo, la consulente del patrimonio monumentale delle ville comunali di Bagheria Lina Bellanca e Dora Favatella Lo Cascio, consulente comunale per la salvaguardia del patrimonio culturale e monumentale della Città.
L’apertura degli spazi del secondo piano è il frutto di una lunga azione amministrativa ed è stata sostenut grazie al contributo straordinario da parte della Regione Siciliana e fondi di bilancio comunale che hanno permesso di revisionare l’impianto antincendio, gestire la manutenzione del giardino e quella di restauro.
Il Museo d’arte contemporanea racchiude oggi il meglio dell’arte contemporanea siciliana, capace con le sue opere d’arte di raccontare il territorio in tutte le sue sfaccettature. Tra i nuovi lavori artistici donati o dati in comodato d’uso al museo ci sono quelle di Giuseppe Agnello, Salvatore Bonnici, Gai Candido, Bruno Canova, Ilaria Caputo, Salvatore Caputo, Giovanni Compagnino, Antonio Vitale, Piero Corpaci, Francesco Domilici, Martin Emschermann, Anna Fici, Arrigo Musti, Antonio Nacci, Franco Panella, Enzo Patti, Nicasio Pizzolato, Gianni Provenzano, Salvatore Rizzuti, Antonino Saporito Renier, Placido Scandurra, Vincenzo Sciamè e Turis Sottile. Interessante anche la collezione di oltre 130 pezzi appartenenti alla collezione Daneu Tschinke, donata da Anna e Vincenzo Tschinke che va ad arricchire la sezione dedicata alla Pittura di carretto.
Le opere si aggiungeranno alle collezioni già presenti all’interno di Villa Cattolica, con l’intento di promuovere il patrimonio culturale, in particolare quello contemporaneo.
Il Museo d’arte contemporanea racchiude oggi il meglio dell’arte contemporanea siciliana, capace con le sue opere d’arte di raccontare il territorio in tutte le sue sfaccettature. Tra i nuovi lavori artistici donati o dati in comodato d’uso al museo ci sono quelle di Giuseppe Agnello, Salvatore Bonnici, Gai Candido, Bruno Canova, Ilaria Caputo, Salvatore Caputo, Giovanni Compagnino, Antonio Vitale, Piero Corpaci, Francesco Domilici, Martin Emschermann, Anna Fici, Arrigo Musti, Antonio Nacci, Franco Panella, Enzo Patti, Nicasio Pizzolato, Gianni Provenzano, Salvatore Rizzuti, Antonino Saporito Renier, Placido Scandurra, Vincenzo Sciamè e Turis Sottile. Interessante anche la collezione di oltre 130 pezzi appartenenti alla collezione Daneu Tschinke, donata da Anna e Vincenzo Tschinke che va ad arricchire la sezione dedicata alla Pittura di carretto.
Le opere si aggiungeranno alle collezioni già presenti all’interno di Villa Cattolica, con l’intento di promuovere il patrimonio culturale, in particolare quello contemporaneo.
Sul sito web del museo (https://www.museoguttuso.com/50-anni-museo/) è stata creata una sezione interamente dedicata al cinquantesimo e alla nuova collezione.

Fonte: www.siciliafn.it 1 mar 2024

TORINO. Musei Reali: nuovo allestimento della Collezione Gualino alla Galleria Sabauda.

Sulla scia dei precedenti riordinamenti, i Musei Reali di Torino presentano al pubblico il nuovo allestimento della Collezione Gualino – una delle più importanti d’Italia – trasferita dal terzo (dov’era sacrificata) al secondo piano della Galleria Sabauda.
Si tratta di 7 nuovi ambienti ricavati nell’ala sud dell’edificio ottocentesco che, senza nulla togliere alle collezioni del ’700 già qui presenti (anche queste sottoposte a restyling con nuove opere tratte dai depositi), hanno razionalizzato gli spazi, utilizzando anche i corridoi. Il tutto con lo scopo di valorizzare il gusto collezionistico di Riccardo Gualino (Biella 1879 – Firenze 1964), imprenditore, collezionista e mecenate che nella raccolta spaziava tra vari generi e varie epoche, a partire dagli anni ’10 del ’900 fino alla sua donazione allo Stato nel 1930.
“Questo riordino è stato condotto nel segno della più ampia accessibilità dei contenuti e delle grandi storie racchiuse nel patrimonio della Galleria Sabauda”, dichiara Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali. “Per Gualino, la vita e le passioni di un fine collezionista si intrecciano ad una storia della produzione artistica che va dall’antico Egitto all’Ottocento, abbracciando pittura, scultura e arti decorative. Un percorso che meritava di essere sorretto da un allestimento nuovo e adeguato, sia in termini di articolazione di spazi e di luci, sia per i supporti esplicativi”. Tra i fiori all’occhiello della collezione, una Madonna con bambino di Duccio Buoninsegna e una delle tre celebri opere attribuite a Botticelli e alla sua bottega, la cosiddetta Venere di Torino, già oggetto di una mostra alla Galleria Sabauda qualche anno fa.
Ecco le immagini del nuovo allestimento.

Info: www.museireali.beniculturali.it

Autore: Claudia Giraud

Fonte: www.artribune.com, 1 dicembre 2022

PERUGIA. La Galleria Nazionale dell’Umbria riapre al pubblico.

Dopo un anno di lavori la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia riapre al pubblico. Venerdì 1 luglio torna accessibile un’istituzione di livello nazionale – che conserva tra le altre il maggior numero di opere al mondo del Perugino, ben 23 (di cui 15 esposte) – con un nuovo percorso espositivo all’interno di Palazzo dei Priori, dove convive con l’amministrazione comunale. Fedele alla sua storia e al contempo proiettata verso il futuro, la Galleria Nazionale ha messo a frutto la sua esperienza nella conservazione del patrimonio e della capacità di fare rete, guardando anche alla sostenibilità ambientale con un contributo significativo dal Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza.
Due le novità di maggiore rilievo del nuovo allestimento della galleria, che vanno a valorizzare una collezione di opere straordinarie, da Gentile da Fabriano al Beato Angelico fino a Piero della Francesca. La prima consiste nella creazione di due sale monografiche dedicate al più grande maestro umbro, il Perugino, su cui il prossimo anno saranno incentrati una serie di eventi celebrativi per il cinquecentenario dalla nascita nell’ambito di Perugino500. Al secolo Pietro di Cristoforo Vannucci, l’artista – “il meglio maestro d’Italia” per il grande imprenditore quattrocentesco Agostino Chigi – si vede oggi dedicare due spazi ordinati e chiarissimi al posto dei precedenti sette ambienti: al terzo piano c’è una sala dedicata agli esordi e alla prima maturità – gli anni in cui si crea il suo “book” per approdare da affermato alla Cappella Sistina – e al piano inferiore quella con le opere più significative degli ultimi venti anni di attività, con tanto di affresco appena restaurato con un contributo di Generali. La seconda è invece una vera apertura al contemporaneo, nel rispetto di un ritratto completo dell’arte umbra: la GNU, che conserva in prevalenza dipinti sacri dei secoli dal XIII al XVIII, riserva infatti l’ultima sala ad artisti umbri contemporanei come Gerardo Dottori, di cui è esposto Tramonto lunare, Alberto Burri, di cui sono presenti il cellotex Bianco Nero del 1971 e (in comodato per cinque anni) Nero, e Leoncillo.
L’essenziale allestimento – firmato da Daria Ripa di Meana e Bruno Salvatici con il supporto di Maria Elena Lascaro e finanziato per 5 milioni dal Fondo Sviluppo e Coesione nel 2016 (consideriamo che lo GNU è il primo a finire i lavori del gruppo di istituzioni scelte allora) – offre ai visitatori una fruizione diretta e intuitiva delle opere, poste nelle 39 sale in ordine cronologico-tematico. Tra le novità, l’inserimento di lavori recentemente acquisiti o recuperati dai depositi, fino a comodati fortuitamente recuperati come i disegni preparatori dell’Adorazione dei pastori di Perugino, arrivati da due fratelli eredi di una collezionista di Gubbio e recuperati da polverose cornici e rotoli d’oltreoceano. A integrazione della visita c’è il progetto multimediale curato da Magister Art, con approfondimenti inediti su parte del patrimonio museale come i sette monitor “alla Mondrian” che riprendono i dettagli della straordinaria Pala di Santa Maria dei Fossi di Pinturicchio, cui si sommano due quadri “musicali”, con accompagnamento tratto direttamente dalle opere, un nuovo bookshop dove a breve approderà il nuovo catalogo dello GNU edito per i tipi di Silvana, una guida-gioco per bambini con la Pimpa di Altan, un laboratorio di restauro, un’aula didattica e infine una grande biblioteca (già esistente ma non aperta al pubblico) con quasi 30mila testi sulla storia del museo e la sua collezione, all’interno della Sala del Grifo e del Leone concessa dal Comune.
“L’impostazione del nuovo allestimento nasce dall’esigenza di rendere il museo più accogliente”, racconta Marco Pierini, da sette anni direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria. “Ora si parla spesso di accessibilità, ma non è la stessa cosa. Accogliente è un concetto più ampio: significa che il percorso deve essere logico e comprensibile, l’apparato educativo deve essere chiaro… e poi le sedute devono essere comode! Prima erano penitenziali, ora abbiamo dei divanetti dove ammirare i soffitti affrescati o – recuperando una loggia con vista sulla città – riposarsi e apprezzare il luogo in cui si è”. Per questo motivo di leggibilità, la collezione esposta è stata snellita, “siamo passati da 260 a 220 opere, con 80 già pronte in deposito per sostituire gli spazi bianchi dei prestiti futuri, così da non avere più pareti con laconiche didascalie. Due sono già sostituti per via dei prestiti alla grande mostra sui Montefeltro, ma non si vede”. Il cuore del nuovo allestimento, spiega Pierini, “è la conservazione. Abbiamo installato finestre che filtrano i riflessi solari, abbiamo optato per colorazioni parietali grigio perla o sabbia (là dove ci sono già degli affreschi) – una scelta molto apprezzata da Brunello Cucinelli, membro del CdA e promotore del restauro del Duomo di Perugia – , abbiamo tolto la ceratura al pavimento in cotto di Orvieto per non avere più bagliori, ma soprattutto… ci sono delle incredibili basi per le opere che ci siamo inventati da zero”. Per le opere grandi e medie – 72 in totale, escluse quelle molto piccole e quelle in vetrina – sono state infatti create con l’architetto beneventano Riccardo D’Uva, della ditta Arguzia, delle piattaforme espositive mobili con ruote invisibili e un’anima in alluminio: “Così opere anche enormi si possono staccare dal muro senza coinvolgere chissà quali e quanti esperti da tutta Italia, lasciando dietro di sé lo spazio per la pulizia e l’osservazione del retro grazie a un supporto a pantografo. Faremo delle visite apposta per mostrare il retro delle opere, che torneranno parte del patrimonio”, anticipa Pierini, mentre in dieci secondi estrae un’opera dalla sua posizione e in altrettanti la rimette al suo posto.
Una metafora più ampia dell’agilità di un museo, questo, che sta investendo tutto sull’apertura e il coinvolgimento dei giovani, a partire dalla popolare campagna social legata all’hashtag #artedellirriverenza che ha coinvolto profili come Taffo, Dio e Lercio: “É il nostro primo pubblico”, racconta il direttore. “Per loro ci apriamo ai concerti di Umbria Jazz, al rock di Umbria che spacca, persino alla classica del Trasimeno Music Festival. Quando sono arrivato, ero il più giovane al museo, ora sono il più vecchio”, dice con orgoglio Pierini, che ha anche voluto degli interventi contemporanei per restituire ai due piani del museo la sua identità storica. Oltre al recupero delle torrette del Duecento (attorno a cui lo stesso Palazzo dei Priori era stato edificato), sono le “incursioni” contemporanee a dimostrare l’afflato di ampio respiro della “nuova” Galleria: due interventi, uno di Vittorio Corsini che ricostruisce l’altare e le vetrate dei Santi Costanzo e Vincenzo nella cappella consacrata nel museo, e l’altro una grande timeline di Roberto Paci Dalò con grafite acquarellata che narra la storia della città e del museo. Un legame indissolubile, quello tra istituzione e Comune, che vive tra le pareti di un Palazzo unico, e che promette di restare molto a lungo un punto di riferimento per la città: “I perugini sentono il museo come una casa. Siamo felici di restituirgliela”.

Autore: Giulia Giaume

Fonte: www.artribune.it, 30 giugno 2022

SAN SEVERINO MARCHE (Mc). Apre nelle Marche il MARec – Museo dell’Arte Recuperata. Con le opere portate in salvo dal sisma.

E’ stato inaugurato a San Severino Marche il Museo dell’Arte Recuperata (MARec), il nuovo museo dell’Arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche destinato alla raccolta e alla salvaguardia delle opere d’arte salvate dalle chiese rese inagibili dal sisma che ha colpito il territorio nel 2016. In attesa che possano fare ritorno nelle loro originarie sedi, le opere torneranno così fruibili dalla collettività, per un progetto di esposizione temporanea che riconsegna alla popolazione locale una parte importante del suo patrimonio storico-artistico. Alla cerimonia di inaugurazione del MARec parteciperà inoltre il critico Vittorio Sgarbi.
Il museo sorge all’interno del palazzo vescovile di San Severino Marche, noto anche come palazzo Scina Gentili, edificio la cui costruzione risale al 1590 e che ha subito ingenti danni a causa del sisma del 1997. Consolidato e restaurato, è rimasto indenne al sisma del 2016, motivo per cui è stato scelto dalla Soprintendenza delle Marche come luogo in cui portare al sicuro le opere degli edifici danneggiati dal terremoto. Il MARec assume quindi un importante valore culturale “sul fronte della raccolta, della catalogazione e della ricerca, ma anche un valore simbolico di rinascita di un territorio profondamente ferito che trova qui l’occasione di raccogliere dalle macerie i propri valori e di costruire con essi una realtà nuova, moderna, all’avanguardia nel settore museale all’interno del quale possa qualificarsi come una eccellenza”, spiegano i promotori del progetto.
All’interno degli spazi interessati alla destinazione museale sono stati condotti lavori di adeguamento impiantistico finalizzati all’esposizione, al deposito e allo studio delle opere d’arte; altri ambienti sono stati poi allestiti per le funzioni amministrative e per ospitare aree multimediali, queste ultime pensate per rendere più stimolante l’offerta museale e per avvicinare più target di pubblico possibili alle collezioni del MARec, di cui fanno parte la Madonna del Monte di Lorenzo d’Alessandro e la statua lignea della Madonna di Macereto. Sono settanta in tutto le opere esposte nei tre piani espositivi, e presentate in base alla loro provenienza, per sottolineare il forte legame che questi lavori hanno con il territorio in cui sono state create. Legame, questo, raccontato anche da un documentario realizzato dal collettivo fotografico Cesura.
“La realizzazione di questo Museo dell’Arte Recuperata (MARec) è stata prima di tutto una grande sfida”, spiega Barbara Mastrocola, Direttrice del MARec. “Abbiamo adottato lo slogan ‘Chiusi per inagibilità, aperti per vocazione’ fin dal 2016, l’anno del terremoto che ha costretto a chiudere la maggior parte delle chiese e dei musei dell’arcidiocesi. Lo slogan intende comunicare l’idea di che cosa vogliamo che sia il MARec: non solo un susseguirsi di sale, un posto dove conservare ed esporre dipinti e sculture, ma un luogo vero, dotato di una propria identità. I musei non solo custodiscono capolavori, ma ci raccontano esperienze e, spesso, sempre più spesso, sono essi stessi parte della storia. E la storia che qui abbiamo raccontato è quella delle nostre opere d’arte che ritrovano una casa in senso concreto, affettivo, culturale, una dimora dell’anima in attesa di ritornare nei luoghi d’origine. Per questo”, continua Mastrocola, “diventa essenziale ricostruire il contesto in cui esse sono nate, perché ciò che resta non sono solo i tetti, ma anche affetti, vita vissuta, sogni. Sostanziale è stata, quindi, la scelta di esporre le opere non in ordine cronologico o tipologico, ma per luogo d’origine, perché prima di tutto gli oggetti d’arte sono parte di un paesaggio collettivamente vissuto, prima di essere oggetto di competenze erudite, e vivono solo se attorno c’è una comunità attiva”.

Autore: Desirèe Maida

Fonte: www.artribune.com, 10 giu 2022

Info:
San Severino Marche (MC)
MARec – Museo dell’Arte Recuperata
Arcidiocesi Camerino – San Severino Marche
Via Cesare Battisti, 11
www.marecmuseo.it