Il Ministero apre le porte ed espone la sua collezione di maestri del ‘900.
Porte aperte. E’ la parola d’ordine, presa in prestito da una manifestazione diventata cavallo di battaglia del Fai, con cui la Farnesina presenta la decisione di concedere al pubblico la visita dei suoi esclusivi saloni di marmo e della sua collezione d’arte italiana dell’ultimo secolo.
«Un’idea – spiega il sottosegretario Ugo Intini – venuta al ministro Massimo D’Alema, dopo il successo della partecipazione all’ultima Notte bianca, nel corso della quale accolse personalmente e guidò in giro oltre ottocento visitatori, per sfatare il preconcetto dei palazzi del potere arroccati su se stessi. E realizzata con la collaborazione dello staff che da sei anni ha trasformato questo edificio in uno dei più attrezzati musei del made in Italy contemporaneo. Nel solco aperto da Sandro Pertini prima a Montecitorio e poi al Quirinale».
In realtà, per motivi di sicurezza e comprensibili difficoltà di sincronizzarsi con le esigenze di un ministero così strategico e sempre in funzione, l’apertura verrà, almeno per quest’anno, sperimentata col contagocce: un sabato ogni due mesi, a partire dal prossimo 18 novembre, ingresso gratuito dalle 9 alle 14, visite a scaglioni guidati da esperti e scortati dai carabinieri in servizio.
Bisognerà inevitabilmente mettersi in coda e scontare qualche disagio e qualche limitazione di percorso. Ma ne vale sicuramente la pena. Per il fascino di questo imponente edifìcio anni Trenta, firmato da Foschini. Del Debbio e Morpurgo, progettisti del vicino Stadio dei Marmi, nel quale il Ministero degli Esteri si è insediato nel dopoguerra. E per i pezzi, alcun i davvero straordinari. come due cartoni di Sironi, un arazzo di Gastone Novelli, un tenebroso e raro autoritratto di Scipione, due colletex dipinti da Burri, che compongono la collezione, nata nel 1999 da un’idea dell’ambasciatore Vattani, per arricchire il piccolo corredo iniziale d’opera d’arte del palazzo: una fontana di Consagra, due mosaici di Montanarini e Scialoja, i portabandiera di Cascella e la ‘Sfera’ di Arnaldo Pomodoro. Su indicazioni di un comitato presieduto da Maurizio Calvesi, ad artisti, eredi, galleristi e collezionisti è stato chiesto di offrire in comodato le opere in loro possesso per poterle esporre a rotazione e portarle all’estero in un programma di mostre itineranti, che si conta dì intensificare negli anni a venire.
La raccolta ha ormai all’attivo cifre di tutto rispetto: 236 opere, oltre 150 artisti rappresentati. Non tutto, ma di tutto. A partire da Boccioni e Balla per arrivare alla Transavanguardia, all’arte povera di Cerali e Kounellis, alla scultura in legno di una new entry come Roberto Almagno, passando per De Chirico, Martini, Savinio, Afro, Mirko, Leoncillo, Dorazio e così via. Impossibile garantirlo, ma i più fortunati potrebbero essere ammessi anche nello studiolo del ministro D’Alema uno spettacolo fuori copione: alle pareti oltre a un fascinoso Morandi un Guercino doc e un paesaggio di Vanvitelli.
Autore: Danilo Maestosi
Fonte:Messaggero