Londra antica in un archivio

Il Museum of London
Il progenitore dell’attuale Museum of London è il Guildhall Museum, che venne fondato nel 1826. Da allora, grazie al costante incremento delle collezioni, l’istituzione è cresciuta fino alle dimensioni attuali, che ne fanno uno dei più grandi musei di storia umana del mondo. Il museo si articola in otto sezioni, rispettivamente dedicate alla preistoria, all’età romana, all’epoca sassone, alla Londra medievale, all’epoca dei Tudor e degli Stuart, al XVIII secolo, al XIX secolo e alla Londra del XX secolo.

Informazioni
Il London Archaeological Archive and Research Centre ha sede nella Mortimer Wheeler House del Museum of London, 46 Eagle Wharf Road, Hackney. Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al museo stesso, al numero 00442078145777. L’uso del LAARC è gratuito e si svolge su appuntamento.
E-mail: llarc@museumoflondon.org.uk

Per molto tempo l’archeologia inglese ha avuto la tendenza a sottovalutare gli archivi, per essi intendendo l’insieme dei materiali ritrovati durante lo scavo, delle schede che li descrivono e la documentazione grafica e fotografica.
Le risorse economiche disponibili non sono state indirizzate anche alla tutela di questo tipo di documentazione, secondo criteri di sostenibilità dell’impresa e di accessibilità delle conoscenze, e il valore di questo patrimonio ai fini della ricerca è stato sottostimato. Una nuova iniziativa avviata dal Museum of London intende ora rimediare a queste lacune e punta a evidenziare il rapporto che deve intercorrere tra queste due componenti dell’attività di indagine. Gli archivi debbono essere curati e gestiti affinchè possano essere accessibili. Se resi accessibili, essi possono divenire oggetto di ricerca e il loro valore può essere sfruttato al massimo livello: adottando una simile strategia, la loro cura diviene un’operazione capace di centrare l’obiettivo di un rapporto equilibrato tra costi e benefici.Sin dalla sua fondazione, che ha avuto luogo nel 1976, il Museum of London ha ricoperto il ruolo di “casa” dell’archeologia per la capitale inglese. Le sue unità di scavo hanno condotto la maggior parte delle indagini avviate nella Greatere London (la contea metropolitana che comprende la City e i distretti suburbani, per un totale di quasi 1600 Kmq., n.d.r.), e hanno legato il nome dell’istituzione a scoperte di grande rilievo, come quelle dei teatri shakespeariani “Rose” e “Globe” sul Bankside, dell’anfietatro romano localizzato al di sotto di Guildhall Yard o dell’insediamento sassone di Ludenwic, che si estendeva nell’area in cui sorge oggi il Covent Garden.
Le gallerie più importanti del museo raccontano la storia di Londra dalla preistoria al XX secolo, e danno ampio risalto al patrimonio archeologico cittadino, una scelta che ha avuto eco anche nell’organizzazione di alcune delle più importanti esposizioni temporanee allestite negli ultimi anni.E’ stato il caso di London Bodies, una mostra dedicata alla popolazione londinese nel corso dei secoli, per la quale ci si è serviti di numerosi scheletri rinvenuti in contesti archeologici; o anche di High Street Londinum, esposizione con la quale si è voluto dimostrare quanta importanza abbiano avuto le indagini archeologiche condotte nel corso degli ultimi anni per la ricostruzione della città in età romana. Di recente, molti gli sforzi dello staff del museo si sono inoltre concentrati sulla immediata divulgazione delle scoperte. Ne è un esempio il sarcofago ritrovato nell’area di Spitalfields nel 1999, ai margini del quartiere della City.

Scavare e far conoscere
Anche “dietro le quinte” del museo si è fatto molto per garantire una corretta archiviazione e documentazione dei materiali provenienti dagli scavi condotti a Londra. Da tempo, infatti, era maturata la convinzione che la creazione di un archivio efficiente sarebbe stata un’impresa certamente impegnativa, ma che, al tempo stesso, avrebbe potuto permettere la realizzazione di uno strumento di ricerca preziosissimo. Con la creazione del LAARC (London Archaeological Archive and Research Centre) ci sentiamo ora di poter dire che il Museum of London ha vinto questa ambiziosa scommessa.
I problemi legati alla cura degli archivi archeologici non riguardano soltanto il caso londinese: uno studio analitico del problema ha messo in luce il ricorrere di carenze e lacune a livello nazionale. Le unità di scavo si sono dimostrate, di solito, piuttosto lente nel trasferire i propri dati d’archivio ai musei, e questi ultimi, dal canto loro, hanno faticato non poco per reperire spazi e risorse adeguate. Al tempo stesso tutti concordano sul fatto che gli archivi rappresentano il corpus di dati più importante di quel che sopravvive a un’indagine condotta sul campo. Essi, infatti, sono una testimonianza insostituibile del lavoro svolto, poiché dei siti, data la natura distruttiva dell’intervento di scavo, non si conserva quasi nulla.
Tuttavia, non ci si può accontentare della scelta di conservare adeguatamente gli archivi soltanto perché esi sono la traccia di uno scavo. Gli archivi devono essere creati anche al fine di poter essere utilizzati,. Il LAARC è stato creato proprio con l’intenzione di ottenere questo duplice risultato. Gli archivi devono essere conservati in maniera adeguata e, se così è, essi possono essere impiegati come strumento per la ricerca e come basi di partenza per l’avvio di nuove attività archeologiche: esposizione, formazione, gestione. Scegliere di curare un archivio ha senso soltanto se si sceglie di renderlo disponibile per soddisfare queste esigenze.

Strutture d’avanguardia
Per il LAARC è stata scelta come sede la Casa di Mortimer Wheeler (il grande archeologo fu uno dei conservatori del museo dal quale ha avuto origine l’attuale Museum of London, accanto agli uffici del MOLAS (Museum of London Archaelogy Service) e del MoLSS (Museum of London Special ist Services). L’edificio ospita anche una parte consistente delle collezioni di storia sociale e del lavoro del museo, nonché la biblioteca della London Society. I lavori di allestimento sono stati finanziati grazie a fondi messi a disposizione dall’Heritage Lottery Fund /un fondo destinato ai beni culturali ricavato dagli introiti delle lotterie, con criterio analogo a quanto avviene in Italia con il gioco del Lotto), dal governo centrale britannico , dal Getty Grant Program e da molte altre organizzazioni, associazioni archeologiche e singoli donatori. Sono state ricavate due spaziose aree adibite a deposito, un centro per i visitatori e due laboratori. Sono state installate le più moderne strutture per l’archiviazione, realizzando anche un indice informatizzato e un sistema di accesso alla banca dati (quest’ultimo accessibile anche via Internet).
L’archivio londinese è di gran lunga il più grande del Paese: a oggi esso consta di circa 140.000 cassette di materiali, sistemate su 10.000 m. di scaffalature. Vi sono custoditi i reperti e le documentazioni di circa 5200 scavi. Tali cifre sono naturalmente destinate a crescere di anno in anno ed è per questo che il progetto della struttura è stato impostato in maniera tale da far sì che essa possa assorbire, almeno, i materiali che saranno recuperati nei prossimi 20 anni. Un simile obiettivo passa attraverso la ripianificazione dell’impiego degli spazi disponibili e la più razionale sistemazione delle collezioni esistenti.
Le attività di ricerca saranno coordinate attraverso la pubblicazione di un piano sistematico delle indagini archeologiche londinesi e una serie di collaborazioni con archeologi della capitale. Di vitale importanza è la collaborazione con l’Istituto di Archeologia della University of London, che oggi offre ai suoi studenti la possibilità di ottenere un diploma di livello specialistico in archeologia della città di Londra, attraverso attività di formazione presso il LAARC e la realizzazione di tesi su materiali ivi custoditi. Un’analoga partnership è stata avviata con il Birkbeck College, che organizza corsi di archeologia per adulti a Londra.

Consapevolezza del passato
Un’altra componente essenziale della comunità archeologica londinese è l’insieme delle associazioni locali e, anche in questo caso, il museo lavora insieme con queste strutture per incoraggiare la ricerca e l’uso del LAARC e hanno anche contribuito finanziariamente alla sua realizzazione. Fra di esse meritano d’essere segnalate la London and Middlesex Archaeology Society e la City of London Archaeology Society, che sono riuscite a raccogliere una somma di 200.000 sterline, versate al LAARC sotto forma di donazione. E’ auspicabile che progetti di società che conducono ricerche sul passato della città di Londra o collaborano alla gestione delle collezioni del LAARC riescano a trasmettere ai membri delle società locali la sensazione d’essere coinvolti in prima persona nelle problematiche dell’archeologia londinese: un obiettivo che, nel corso dell’ultimo decennio, si è fatto sempre più difficile, poiché l’attività di indagine è stata sempre più spesso, e in misura sempre crescente, finanziata dai soggetti che hanno realizzato i progetti di sviluppo infrastrutturale.

Il coinvolgimento del pubblico
Il LAARC non intende costituire un’alternativa alle gallerie del museo e vi è la più totale consapevolezza del fatto che gli archivi possono non essere il miglior modo per introdurre all’archeologia il pubblico dei non addetti ai lavori. Tra le attività dell’istituzione vi saranno dei week-end nel corso dei quali saranno organizzati eventi aperti al pubblico presso il LAARC, ma resta la convinzione che la valenza principale della neonata struttura è quella di una fondazione destinata ad altre attività. La mostra London Bodies non avrebbe potuto essere realizzata senza attingere all’archivio dei resti umani del museo e altri progetti di questo tipo verranno portati avanti. L’ordinamento e la razionalizzazione dei materiali che compongono l’archivio ha altresì reso possibile la creazione delle cosiddette “Scatole Romane”, contenitori che vengono messi a disposizione delle scuole e che raccolgono insiemi di materiali non stratificati, trasformati in collezioni didattiche; e, nella scorsa estate, le famiglie sono state invitate a partecipare a The Dig (”lo scavo”), uno scavo simulato con reperti originali.
La filosofia che ha guidato la creazione del LAARC è semplice, ma non intende imporre alla comunità archeologica una riconsiderazione delle proprie priorità. Per trent’anni abbamo acquisito esperienza nello scavo e nella documentazione dei materiali archeologici, confrontandoci con i rischi impliciti nella realizzazione delle grandi opere di ristrutturazione della città.
Al tempo stesso,tuttavia, non abbiamo sapito servirci dei risultati dei mnostri scavi per incrementare la conoscenza e l’apprezzamento del passato da parte del pubblico. Poco a poco sono state accumulate risorse enormi, ma sterili. Attraverso la loro adeguata gestione siamo adesso in condizioni di sfruttasrle per un’ampia gamma di usi, primo fra tutti quello della ricerca.
La nostra esperienza è che il LAARC si sviluppi come una fondazione importante per l’attività archeologica nella città di Londra e possa servire d’esempio per la realizzazione di imprese analoghe anche altrove.

Autore: Hedley Swain

Fonte:Archeo luglio 2002