Il 14 novembre scorso si è conclusa la prima fase dei restauri della Cappella degli Scrovegni a Padova. I lavori, iniziati il 3 luglio 2001, sono stati finanziati dal Ministero per un ammontare di 3,5 miliardi di lire e affidati all’Istituto centrale per il restauro sotto la direzione di Giuseppe Basile.Con la conclusione di questa prima fase sono stati restaurati 26 riquadri e gran parte della controfacciata e della volta stellata, considerate le aree a massimo rischio, pari cioè al 40% della superficie dipinta. La conclusione dei lavori e la riapertura al pubblico della Cappella è prevista per il marzo 2002. Ma fin da ora è possibile visitaree seguire da vicino l’opera di intervento eseguita per riportare alla luce uno dei capolavori più importanti del mondo.Fino al 17 febbraio 2002 sono, infatti, possibili visite organizzate per vedere i dipinti da vicino salendo anche sui ponteggi e assistere in tempo reale al loro restauro. L’ingresso è limitato a un massimo di venti persone per volta ed è pertanto necessario prenotate (per informazioni e prenotazioni: Alata, tel. 041 5459709).Il pubblico potrà così ammirare la forza e la qualità cromatica originaria della pittura di Giotto ma anche la tecnica dello stucco lucido utilizzata per realizzare i finti marmi dipinti che costituiscono la struttura architettonica che sorregge la volta stellata e i riquadri in cui sono inserite le storie della Vergine e di Cristo.All’inizio dei lavori la Cappella presentava già gravi segni di degrado e abbandono secolari e sono stati necessari oltre 20 anni di scrupolosi lavori preparatori, eseguiti sempre dall’Icr, per definire il tipo di interventi necessari.L’edificio fu costruito nel 1300 nell’anno del primo Giubileo per volontà di Enrico Scrovegni, ricco banchiere e uomo d’affari padovano, destinato ad accogliere le tombe sua e dei suoi discendenti. Furono chiamati a decorare l’edificio due dei più importanti artisti del tempo: Giovanni Pisano, che eseguì tre statue d’altare e Giotto, per la decorazione murale. Ma poco si conosce delle sorti dell’edificio in seguito e bisogna arrivare fino all”800 quando, a causa del disinteresse dei nuovi proprietari, i Foscari Gradenigo, rischiò di scomparire. L’edificio fu salvato da perdita sicura grazie al Comune di Padova che lo acquistò nel 1881, ma gli affreschi erano fortemente compromessi. Solo verso gli anni ’60 si procedette a un primo intervento radicale sia alla struttura che alle decorazioni murarie interne per far fronte ad anni di abbandono e degrado ma anche a un nuovo fenomeno, l’inquinamento atmosferico, che risultò essere una delle cause della polverizzazione del colore. Gli effetti degli interventi non durarono a lungo e, solo dopo dieci anni, l’Istituto centrale per il restauro fu incaricato di avviare uno studio per individuare, da un lato, le cause del rapido degrado e, dall’altra, i possibili rimedi.
Autore: Francesca Pace
Fonte:Il Sole-24 Ore