Paul Bucherer, 59 anni, ha un sogno: ricostruire in grandezza originale le due imponenti statue del buddha distrutte dai talebani nel marzo 2001, nella valle di Bamian in Afghanistan. Non si tratta dell’idea di un visionario, bensì del progetto curato da un grande esperto di cultura afghana: Bucherer, direttore del museo svizzero di arti afghane a Bubendorf (Basilea) e architetto, è stato incaricato dall’Unesco di fornire una ricostruzione virtuale delle statue attraverso una simulazione tridimensionale al computer. Il primo passo nella difficile missione archeologica per restituire al mondo il patrimonio culturale, costituito dalle statue. I colossi furono scolpiti tra il II e il VI secolo d.C., quando nella valle c’era uno dei principali centri buddisti, e cancellati a colpi di dinamite dal regime dei talebani. Motivo: le statue, in origine dipinte una in blu e l’altra in rosso, con volto e mani dorate, avrebbero infranto le regole islamiche che vietano riproduzioni visive della figura umana.Per ricreare al computer l’esatto rilievo delle due sculture, alte rispettivamente 36 e 53 metri, Bucherer partirà dalle riproduzioni fotografiche estremamente precise scattate da un geometra austriaco nel 1970. Le immagini verranno scannerizzate e rielaborate al computer fino alla messa a punto di un modello in tre dimensioni: quest’ultimo servirà da base per la costruzione di due piccoli buddha in scala 1:6. Secondo il progetto, saranno probabilmente ultimati in Svizzera entro maggio.Nello stesso mese Bucherer presenterà, durante un congresso internazionale dì geometri e archeologi a Kabul, i risultati della sua ricostruzione in miniatura. I giganteschi monumenti saranno infine ricollocati nelle due insenature ricavate nelle pareti rocciose della valle afghana.«Sono ottimista: riusciremo a ripristinare completamente le statue rendendo possibile anche una visita al loro interno» sostiene Bucherer. Millecinquecento anni fa infatti i monaci buddisti potevano entrare nelle «viscere» dei buddha tramite un complesso sistema di corridoi e caverne. I loro canti religiosi venivano amplificati all’esterno tramite le cavità delle narici delle statue. Ed erano sentiti in tutta la valle.Mentre la riproduzione virtuale e quella in miniatura delle statue non rappresentano problemi tecnici, per la ricostruzione vera e propria occorre superare alcuni ostacoli. Non è certo, per esempio, che si possano utilizzare i frammenti delle statue originali, rimasti sul posto. Più realistica appare una ricostruzione totale, con due possibilità: si potrebbe usare polistirolo ricoperto in pietra, oppure roccia presente sul luogo; in quest’ultimo caso gli esperti dovrebbero tagliare con il laser enormi blocchi di pietra che poi verrebbero assemblati. Quasi un’operazione chirurgica, con sfide tecniche e logistiche inconsuete: anche perché in Afghanistan mancano del tutto non solo apparecchiature meccaniche e supporti informatici, ma anche personale specializzato in grado di portare a termine questa complessa operazioneLa ricostruzione dei buddha potrebbe costare fino a 40-50 milioni di dollari (45-56 milioni di euro), un investimento che supera di gran lunga le possibilità finanziarie dell’Unesco. Bucherer ha dunque dato vita, insieme al suo connazionale Bernard Weber, alla fondazione New 7 Wonders (le nuove sette meraviglie) per la salvaguardia del patrimonio culturale universale. Sul sito Internet della fondazione ( Maggio 2023 (4)