A otto anni dal tragico terremoto, del settembre 1997, si sono conclusi ieri i lavori di restauro all’interno della Basilica Superiore di San Francesco di Assisi con la solenne inaugurazione alla presenza del ministro dei Beni e le Attività culturali, Rocco Buttiglione.
Decine di restauratori, impiegati per 160.000 ore, con un costo che supera i 6 milioni di euro per restituire al mondo un patrimonio artistico inestimabile.
All’indomani del crollo, il cordoglio per le vite perse, la necessità di impiegare tutte le risorse disponibili per fronteggiare le esigenze delle centinaia di persone rimaste senza casa non permettevano neanche di immaginare di poter recuperare i capolavori di Giotto e Cimabue che il terremoto aveva ridotto in detriti, eppure oggi siamo di fronte a una “Utopia che diventa realtà”, come recita il titolo dei convegni svolti sul restauro.
La ricollocazione della vela di S.Matteo, della vela stellata e del costolone trasversale rappresentano l’ultimo atto del processo di restauro iniziato con i lavori di consolidamento successivi al crollo.
Interventi di pronta urgenza immediatamente dopo il sisma coinvolsero sia la basilica inferiore che quella superiore. Anche laddove le superfici non erano crollate si procedette tempestivamente a tamponare i gravi danni inferti alla struttura e alle opere pittoriche, con interventi di riadesione dell’intonaco e delle pellicole pittoriche e con il consolidamento delle volte dal basso. Nella Basilica superiore le cui pareti ospitano la “Storia di San Francesco” si rese necessario un imponente e minuzioso lavoro di pulitura, le opere erano ricoperte da uno strato spesso di polvere tenacissima in conseguenza del crollo della volta. Per quanto riguarda le decorazione murarie delle volte, furono rapidamente messi in atto i processi di reintegrazione in corrispondenza delle fratture e delle lacune mentre iniziava il lavoro di recupero dei frammenti delle volte che inesorabilmente erano crollate. I frammenti recuperati, grazie al tenace lavoro di Vigili del Fuoco, restauratori, storici dell’arte e volontari, sono oltre 300.000.
Terminati gli interventi delle decorazioni in situ delle 2 basiliche e grazie agli interventi strutturali condotti sull’edificio è stata possibile la riapertura al pubblico dell’edificio di culto già nel 2000.
Dal 2001 ad oggi si è compiuta l’ultima e più delicata fase del restauro quella degli interventi sui frammenti.
Distrutti e in larga parte polverizzati i frammenti dei dipinti sembravano inservibili persino agli occhi degli addetti ai lavori, la cui dedizione e amore per l’arte ha consentito, tuttavia, di giungere ai risultati che possiamo ammirare oggi. Un miracolo sembra aver salvato quelli che le direttrice dell’Istituto centrale per il Restauro, Caterina Bon Valsassina, definisce testi figurativi fondamentali della cultura artistica dell’Occidente.
Nel settembre del 2002 era stata inaugurata la vela di San Gerolamo, quello fu il primo miracolo, ma un lavoro ben più arduo quello dei restauratori per la ricollocazione della vela di San Matteo di Cimabue inaugurata ieri. Ostacoli insormontabili quali la quantità dei frammenti e la loro significatività dal punto di vista dell’immagine hanno reso necessario scegliere una direzione chiara nella gestione del restauro. La direzione privilegiata è stata quella di difendere in maniera intransigente i valori di autenticità. Purtroppo, nonostante siano state adottate le stesse metodologie utilizzate per il restauro di San Gerolamo, solo il 25% della superficie originale della vela di San Matteo è stata recuperata.
Il ministro Rocco Buttiglione ricordando lo scenario di desolazione che si prospettò all’indomani del crollo e le quattro vite perse in quella tragica occasione, ha sottolineato la straordinarietà dei risultati ottenuti, definendoli un vero e proprio miracolo.
Autore: Marta Francescangeli
Fonte:CulturalWeb