Lo si temeva rubato, confiscato o distrutto. Ottimismo anche per centinaia di opere del Museo di Kabul che si pensavano distrutte dai talebani.
Il tesoro, scoperto nel 1978 dall’archeologo russo Victor Sarianidi a Tillia Tepe nel nord dell’Afghanistan all’interno di quella che era l’antica Battriana conquistata da Alessandro Magno, è scampato al furore dei talebani ed è stato recuperato recentemente nel complesso presidenziale di Kabul, quando funzionari di Governo hanno ordinato l’apertura di un locale sotterraneo che si credeva contenesse lingotti di proprietà della Banca Centrale.
Il caveau in cemento, sito sotto un edificio dell’erario, era stato sigillato nel 1989, quando il Governo afghano era ancora spalleggiato dall’ex Unione Sovietica.
I regimi successivi, talebano incluso, hanno tentato in tutti i modi di trovare una via d’accesso ai preziosi oggetti, fallendo però nel tentativo di aprire la robusta porta in acciaio, divelta il 28 agosto scorso da un fabbro specializzato tedesco.
Il tesoro che si temeva fosse stato trasportato a Mosca, confiscato dai funzionari governativi, rubato dai ladri, distrutto dai talebani o addirittura fuso per poi essere rivenduto, comprende oltre 20mila oggetti d’oro di influenze diverse (greche, scitiche, partiche e indiane), tra cui gioielli incastonati con pietre semipreziose e monete: tra i pezzi di maggior valore, si segnalano una corona, un diadema cerimoniale, un fermaglio per abiti con due cupidi, un pendente raffigurante Afrodite, un’elaborata cintura e un pugnale tempestato di gemme.
All’indomani del suo rinvenimento all’interno di sei tombe risalenti a 2000 anni fa (I secolo a.C. – I secolo d.C.) appartenenti presumibilmente a membri del gruppo dei Kushana, il tesoro era stato subito inviato nella capitale, ma nel giro di pochi mesi il Paese era in guerra e veniva occupato dalle truppe sovietiche.
I reperti furono allora messi in salvo, anche se negli ultimi 25 anni l’unico a vederli fu proprio lo scopritore, Sarianidi, nel 1982, e un piccolo gruppo di ambasciatori stranieri a Kabul alla fine degli anni Ottanta.
Nel sotterraneo del palazzo presidenziale insieme agli ori di Tillia Tepe vi sarebbero poi diverse centinaia di oggetti del Museo di Kabul tra cui molti reperti della zona di Bamiyan, la stessa in cui si trovavano le statue dei Buddha distrutte dai talebani nel marzo 2001.
A rivelarlo è stata una fonte informata dei fatti che ha dichiarato che, nel 1989, di fronte all’escalation di furti e saccheggi perpetrati ai danni del Museo, il presidente di allora, Najibullah, ordinò di mettere al sicuro i reperti più importanti in bauli successivamente accatastati nel sotterraneo del palazzo presidenziale.
Autore: Martin Bailey
Fonte:Il Giornale dell’Arte