Biennale Croff bocciato al senato

Nel giorno in cui l’ex presidente della Biennale Franco Bernabé, in una lettera, assicura il personale della fondazione che «la nomina di Davide Croff avviene nella linea della continuità, garantendo a tutti che possono proseguire la propria attività nelle medesime condizioni in cui si è svolta sinora», la commissione cultura del senato alza la voce e boccia clamorosamente la nuova presidenza.

Il parere sulla proposta del governo è solo consultivo ma la stroncatura del nome di Croff rimane un fatto. Un fatto che brucia a destra e a sinistra e denuncia una spaccatura nella maggioranza governativa. Dal ministero si affrettano a puntualizzare che quello dato dal voto è niente più che un parere, assolutamente «non vincolante».

Anzi, insistono, se anche la camera dovesse pronunciarsi contraria, Urbani procederà dritto per la sua strada. A difesa di Croff scendono in campo sia il presidente della regione Veneto Galan che il sindaco di Venezia Costa: il voto espresso non ha nulla a che vedere con la persona ma sarebbe il frutto di uno scontro in seno alla maggioranza, ormai dedita alla rissa furibonda qualunque sia il tema all’ordine del giorno. Ma la Biennale, aggiungono, non può perdere altro tempo e va messa nelle condizioni di poter lavorare in vista delle prossime scadenze (cinema e architettura). Per Giulietti dell’associazione Articolo 21, la fondazione rischia il fallimento.

«La Biennale così è stritolata e persone di indubbio valore come Bernabé e Croff finiscono in un indecente tritacarne. Soprattutto, si travolgono le speranze e gli interessi di tanti autori e produttori». L’esito finale del voto è stato il frutto di una spaccatura della maggioranza. Il risultato della consultazione è stato il seguente: 6 i voti favorevoli, 5 i contrari, 4 astenuti e un voto non espresso.

I componenti Ds della Commissione, Maria Chiara Acciarini e Fulvio Tessitore, hanno commentano così: «Abbiamo votato contro la proposta dell’esecutivo in aperto dissenso con le anomale procedure utilizzate, con la normativa di `riordino’ di una delle più importanti istituzioni culturali del nostro paese. Del resto i titoli del candidato presidente rispecchiavano in pieno l’idea aziendalistica e mercantile che ispira l’azione `riformatrice’ della destra, visto che si trattava di un soggetto con titoli validi ma senza riferimento agli enti culturali».Durante le dichiarazioni di voto Gian Pietro Favaro di Forza Italia si è espresso a favore della nomina. Nettamente contrario è stato invece il vicepresidente della Commissione Francesco Bevilacqua (An). «Ho registrato – ha spiegato – quanto è negli atti e nei fascicoli che accompagnano la nomina. Sapevo di una sua esperienza nel campo economico-finanziario e mi sembra curioso, strano, che una persona con queste peculiarità vada a dirigere la Biennale. Non ho fatto nient’altro che esprimere queste perplessità anche se la Biennale è stata trasformata in fondazione. Inoltre credo che sia buon costume che il ministero segua le nomine spiegando in commissione quali sono le ragioni che hanno motivato questa indicazione».La bocciatura di Croff è stata commentata anche dalla Margherita. «Evidentemente – hanno sostenuto Albertina Soliani e Giampaolo D’Andrea – la verifica nella maggioranza non procede affatto bene». La proposta era stata avanzata dal ministro per i beni e le attività culturali Giuliano Urbani. «La Biennale di Venezia è da sempre un evento importantissimo per la tradizione culturale e artistica italiana e per questo la sua presidenza è ambita e prestigiosa». E quel no al presidente Davide Croff è un evidente indice della débâcle del governo. «O una sobria modalità di qualcuno – aggiungono – per tirare la giacca al premier ed ottenere qualcosa in più dalla verifica in corso…».

Fonte:Il Manifesto