TORINO. Nasce a San Filippo Neri una cittadella della cultura.

Cambia sede l´Ordine degli Architetti di Torino e da via Giolitti si sposta nel complesso juvarriano di San Filippo Neri. Per dare vita con il Miaao, il Museo internazionale di arti applicate che già lì è collocato, creatura di Enzo Biffi Gentili, a una cittadella culturale nel cuore della città.
In vista degli eventi del 2008, dal Congresso mondiale degli Architetti, che si svolgerà tra giugno e luglio, a Torino Capitale del design, alle celebrazioni nel 2011 per i 150 anni dell´Unità d´Italia.
Lunedì scorso la firma del protocollo d´intesa da parte dei due enti e dei padri filippini della Congregazione dell´Oratorio, i ‘padroni di casa’. E con essa l´accordo per il completamento del recupero e del riuso del complesso e per la realizzazione di progetti congiunti e complementari tra architettura, arti applicate e design.
L´Ordine degli Architetti e la Fondazione ad esso collegata avranno a disposizione per gli uffici il secondo piano, mille metri quadrati in tutto, gli stessi occupati dal Miaao: ma i due enti usufruiranno anche di spazi in comune.
Tra i progetti, la trasformazione dell´attuale Oratorio in un auditorium da 120 posti per manifestazioni artistiche e musicali (ma ci sarà spazio anche per una libreria specializzata) e del Refettorio in un ristorante (con speciali convenzioni per gli architetti), mentre il sottotetto di San Filippo diventerà una foresteria a beneficio di ospiti e turisti.
Cade invece l´idea ipotizzata tempo fa di ricavare nel complesso – costruito sull´area che Carlo Emanuele II aveva donato alla Congregazione dell´Oratorio San Filippo Neri, iniziato dall´architetto Antonio Bettino e passato poi, dopo il crollo della cupola durante l´Assedio di Torino nel 1705, nelle mani di Filippo Juvarra – un vero e proprio hotel de charme.
Tra gli intenti, anche la creazione di strutture di supporto all´organizzazione di esposizioni intorno al Congresso degli Architetti: tra queste, tre mostre dal titolo «Afterville», tra architettura e fantascienza, da allestire al Miaao a novembre 2007 e a giugno e novembre 2008.
«Da tempo avevamo in programma di trasferirci: con i nostri oltre seimila iscritti in via Giolitti non ci stavamo più. Poi ho incontrato Biffi Gentili che mi ha proposto di dividere con il Museo di arti applicate gli spazi di San Filippo. Ne abbiamo parlato con il responsabile del Convento, padre Giuseppe Goi, e la cosa è andata avanti – dice il presidente dell´Ordine degli Architetti Riccardo Bedrone – Ci è sembrata un´ottima occasione per trasformare la nostra sede in una vera e propria casa degli architetti, dove si va per trovare una pratica ma anche per comprare un libro, incontrare altri architetti, vedere mostre.
L´Ordine, insomma, non solo organo burocratico, ma circolo».
Bedrone spiega che si stanno attivando per un prestito («Con gli interessi arriveremo a pagare più o meno come l´affitto attuale»), ma confidano anche nei contributi della Regione, già previsti per gli spazi del Miaao, e delle Fondazioni ex bancarie. Il recupero non dovrebbe costare nell´insieme più di 5 milioni di euro, la tabella di marcia prevede l´inizio lavori a fine 2007 e l´ingresso nella nuova sede nel 2009. «Sarà questa l´eredità del Congresso degli Architetti, un segno tangibile da lasciare alla città» conclude Bedrone.
«Si parla molto del fatto che gli eventi del 2008, tra architettura e design, devono lasciare tracce concrete sul territorio: ne sono convinto anch´io, dal momento che si tratta di occasioni veramente internazionali – dice il direttore del Miaao Enzo Biffi Gentili. – L´ideale è proprio creare strutture integrate fornite di varie funzioni, come è successo a Barcellona per esempio con il Collegio degli Architetti di Catalogna, posto in un edificio moderno sulla piazza della Cattedrale. Ma San Filippo come complesso è certo più affascinante.
All´estero si intende la sede dell´Ordine degli Architetti come la casa della cultura del progetto. Lo faremo anche noi, con un progetto europeo di grande prestigio che lasci una struttura piena e non vuota, un segno vivente e non effimero».

Autore: Marina Paglieri

Fonte:La Repubblica