Un modello vincente, che ha contribuito a fare di Torino la capitale dell’arte contemporanea.
“Ar-tissima” giunge quest’anno alla dodicesima edizione e si presenta ai blocchi di partenza con rinnovate ambizioni. Ambizioni come quelle che il suo creatore, Roberto Casiraghi aveva nel 1994 quando per la prima volta Artissima faceva capolino nella scaletta delle rassegne torinesi. Dopo dodici anni tante cose sono cambiate. Il marchio è divenuto proprietà degli Enti locali e la fiera è ormai internazionale: a non cambiare è l’entusiasmo di Casiraghi che continua a ricoprire l’incarico di direttore della fiera.
Qual è stata la parabola di “Altissima” dal 1994 fino ad oggi?
“All’inizio si trattava di una fiera di arte moderna e contemporanea italiana. Negli anni si è invece orientata sul contemporaneo e la percentuale di gallerie straniere, un tempo assenti, ora sfiora il 60 per cento. Artissima, dopo il salone dell’automobile, è stata la prima fiera ad aggiudicarsi la qualifica di internazionale, concessa dal Ministero attività produttive e oggi, insieme al Salone del libro e a quello del Gusto, rappresenta un autentico fiore all’occhiello. Tale è stato il successo che Regione, Provincia e Comune di Torino, nel 2004, hanno deciso di rilevare il marchio riconoscendolo come patrimonio del territorio. Poi gli Enti locali hanno affidato la fiera alla Fondazione Torino Musei che ha poi chiesto all’associazione “Altissima” di continuare a occuparsi dell’organizzazione”.
Ora state già occupandovi a pieno regime dell’edizione 2005?
”La fiera è una macchina talmente complessa che richiede un impegno di 365 giorni all’anno da parte di una struttura dedicata appositamente a questo. Tra sabato e lunedì saranno a Torino tutti i comitati della fiera, ovvero una ventina di galleristi, collezionisti e direttori di museo tra i più importanti al mondo. Un fatto molto importante per la città in quanto questi personaggi rappresentano dei formidabili megafoni di promozione di Torino nel mondo”.
Che ruolo avranno per “Altissima” questi esperti di fama mondiale?
”Verranno a selezionare le gallerie che faranno parte di Artissima 12. Un compito difficile perché quest’anno abbiamo avuto moltissime richieste di partecipazione. Inoltre gli esperti selezioneranno le opere che parteciperanno alle sezioni speciali della fiera e definiranno gli aspetti culturali legati ai convegni e alle discussioni”.
Quali le novità dell’edizione 2005?
“Per quanto riguarda le gallerie una maggiore apertura al mercato americano sia della costa est che ovest. Espositori di prim’ordine, che danno la misura dell’importanza della fiera oltre oceano e che offriranno ai collezionisti e ai visitatori un punto di vista dettagliato del panorama artistico statunitense”.
Avete previsto uno spazio adeguato anche per i giovani artisti emergenti?
”La vocazione della fiera è legata ai giovani artisti. Per questo abbiamo sempre cercato di privilegiare la ricerca sui materiali e sulle nuove forme di espressione. Negli anni “Altissima” si è avvicinata ai giovani privilegiando il contemporaneo a discapito dei grandi maestri e delle opere più storicizzate”.
La fiera nasce con due vocazioni: culturale e commerciale. Crede che con la crisi che sta vivendo l’economia mondiale l’investimento nell’arte contemporanea possa rappresentare una valida opportunità?
”Certamente e la prova sta nel fatto che tutti i più importanti gruppi bancari si sono attrezzati per aprire una divisione legata agli investimenti in arte, cosa che all’estero si fa da decenni. Un esempio: l’associazione “Altissima” negli anni ha fatto donazioni alla Gam e al Castello di Rivoli di opere per 700mila euro. Nel 2003 abbiamo chiesto ai galleristi a quale prezzo sarebbero stati disposti a ricomprare le stesse opere e siamo arrivati a 2 milioni e lOOmila euro. Inverstire in arte può essere molto conveniente, basta farlo con attenzione e senza avventurarsi in pericolose strade alternative al mercato ufficiale”.
Autore: Marco Traverso
Fonte:Il Giornale