‘I dottori commercialisti sono a disposizione dei gestori e responsabili dei beni per suggerire e orientare le politiche amministrative e gestionali in maniera razionale e produttiva, oltre che secondo la normativa fiscale vigente”.
Con queste parole viene presentato il numero di agosto-settembre del Giornale dei dottori commercialisti (Gdc) ampiamente dedicato al rapporto tra la professione e la cultura, anche alla luce delle nuove competenze che la recente legge sull’Albo unico ha assegnato ai dottori commercialisti.
“La gestione dei beni culturali”, scrive nel suo editoriale il presidente del Consiglio nazionale, Antonio Tamborrino, ‘non può prescindere dal sapere economico. L’arte non si esaurisce nel momento creativo ma dispiega i suoi effetti nel tempo e nello spazio… da qui la nostra disponibilità’.
Tamborrino ricorda l’attività di un’apposita commissione di studio del Cndc, alla quale è delegato il consigliere Francesco Serao, che ha messo a punto “un modello ad hoc di gestione dei musei e più in generale dei beni culturali, prospettando soluzioni per conciliare le peculiarità del bene oggetto d’indagine con strumenti tradizionali e innovativi del mondo economico, così da segnalare, in ambito tecnico, proprietà, percorsi e processi di due settori strettamente connessi: da una parte le linee guida di un sistema gestionale volto a dotare gli addetti sia di strumenti idonei alla misurazione dei risultati sia di modalità operative per individuare e descrivere l’impresa culturale nell’esistente e nelle sue prospettive; dall’altra parte l’inquadramento della norma fiscale a presidio dei beni stessi e l’incidenza della variabile fiscale in termini di appeal per l’imprenditore e il cittadino in una prospettiva di riordino alla luce delle disposizioni legislative più recenti. L’Italia è il paese delle cento città, dei comuni, del museo diffuso ed è quanto mai opportuno”, conclude Tamborrino, “che due saperi apparentemente distanti, economia e cultura, possano conoscersi nella differenza e nel confronto di contenuti e finalità per promuovere progetti e metodologie concorrenti al perseguimento dell’interesse pubblico”.
Lo stesso consigliere Serao, nell’evocare l’attività della sua commissione economia dell’arte, mette in rilievo la nuova consapevolezza che si è fatta strada, anche a livello legislativo, per la valorizzazione economica del patrimonio culturale (a partire da quello museale); sicché l’interesse e l’apporto di saperi dell’esperto, del professionista dell’economia, appaiono non solo una novità ma un’indispensabile necessità.
“La cultura come scienza: sapere, dottrina, conoscenza”, così il consigliere nazionale Giovanni Stella in un suo articolo che mette in evidenza soprattutto l’impegno del professionista nell’accrescere in continuazione le proprie potenzialità conoscitive proprio per soddisfare un’esigenza quasi innata di creatività.
Un rapporto con la cultura, dunque, che è qualcosa di più dell’adempimento del proprio dovere. Ricercare soluzioni o interpretazioni di un “caso”, diventa quasi “un creare nella professione che molto prende dal creare dell’artista”.
Interessante, poi, l’intervista concessa da Elena Corradini, direttore reggente dei beni archeologici del ministero per i beni culturali, sulle nuove potenzialità imprenditoriali per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale.
Vi è una significative possibilità di cooperazione con i soggetti privati per favorire il loro concorso nell’acquisizione di maggiori risorse, come anche per consentire e promuovere la loro partecipazione nella gestione dei beni, in particolare in riferimento, per esempio, alla possibilità di detrazioni fiscali nel caso di erogazioni a favore della cultura, argomento che meriterebbe opportuni approfondimenti e una più diffusa informazione con il contributo di professionisti esperti del settore quali i dottori commercialisti.
L’intervistata, ricordando le recenti norme del codice dei beni culturali e del paesaggio, osserva che esse richiederebbero l’attuazione di modalità di collaborazioni più dirette con il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, per esempio per quanto riguarda un ambito di grande interesse, ma non molto conosciuto, come quello dell’erogazione dei contributi ministeriali per gli interventi di restauro di immobili sottoposti a vincolo.
Una altrettanto interessante carrellata sull’industria cinematografica, anche in relazione alle nuove normative, non più assistenziali ma di sostegno delle produzioni, è svolta da Gaetano Blandirli, direttore generale per il cinema del ministero dei beni culturali.
”Siamo aperti a qualsiasi suggerimento che provenga dai dottori commercialisti”, afferma tra l’altro, “per quanto riguarda le modalità di gestione e monitoraggio delle risorse finanziarie, alla luce anche delle nuove competenze affidate ai dottori commercialisti dalla legge sull’albo unico (revisione, attestazioni, asseverazione delle rendicontazioni ecc), per analizzare i punti deboli del sistema, senza penalizzarne l’aspetto culturale”, alla ricerca del giusto “punto d’equilibrio fra cultura, arte e impresa”.
All’esposizione di Blandini sembra fare da corollario un’intervista con il regista Pupi Avati, che evoca le DroDiie esperienze di autore e nel contempo di utilizzatore di crediti. Osserva: “La mia immaginazione e la mia creatività si relazionano con le finanze di cui dispongo”.
Da qui un excursus storico, sul ruolo svolto da settantanni dalla Bnl nell’assicurare il credito all’industria cinematografica italiana, in uno sodalizio che ha consentito il successo mondiale di tante nostre pellicole.
Gianni Borgna, assessore alla cultura del comune di Roma, sintetizza la politica amministrativa in questo settore, mettendo in evidenza i significativi risultati conseguiti e i programmi, tesi soprattutto a consolidare il “richiamo” internazionale della capitale.
Riferendosi alle disponibilità di collaborazione offerta dai dottori commercialisti, l’assessore, che è anche uno storico della musica, conclude: “Una delle nostre priorità è cercare di creare il più alto numero di sinergie tra le forze che hanno a cuore la valorizzazione della cultura”.
La forte ricaduta economica delle iniziative della Fondazione Arena di Verona, che muovono dallo straordinario successo della stagione lirica, sono oggetto di un documentato servizio che indica, tra l’altro, come la prospettiva di sviluppo del “marchio” sia ora decisamente orientata a un target mondiale, non più solo europeo. La fondazione punta “a non vivere di rendita”, ma a una totale valorizzazione del suo patrimonio di “beni immateriali”.
Il Gdc, che è in corso di distribuzione, pubblica, in un inserto, il testo del decreto legislativo (n. 139/2005, uscito sulla Gazzetta Ufficiale, supplemento ordinario, del 19/7/2005) che da attuazione alla legge (n. 34/2/2005) per l’istituzione della nuova professione di dottore commercialista e di esperto contabile.
Contiene infine le consuete rubriche sull’attività degli ordini, della cassa di previdenza e delle associazioni sindacali, oltre allo «Scaffale» dei libri ricevuti.
Fonte:Italia Oggi