Stanziamenti crescenti degli enti di origine bancaria a favore dei beni architettonici e archeologici. Le Fondazioni bancarie sono uno dei soggetti più dinamici nel sostenere interventi di tutela e valorizzazione delle risorse culturali.
L’elaborazione dei risultati presentati annualmente nei rapporti
dell’Acri e in altre fonti significative, nonché le esperienze testimoniate da un ampio campione di Fondazioni, sono state ordinate in un volume dei quaderni di Civita dal titolo ‘Fondazioni Bancarie e cultura: un impegno di valore’, edito da Sperling & Kupfer. Il volume è stato presentato a Roma, nel Palazzo dei Conservatori del Campidoglio, dal presidente di Civita, Antonio Maccanico, attorniato da un qualificato panel di economisti.
«Il contributo delle Fondazioni è fondamentale», ha spiegato Gianfranco Imperatori, che di Civita è il segretario generale. «E’ un contributo decisivo verso la valorizzazione di quella che è una risorse economiche più importanti, ancorché spesso sottostimata, dell’intero sistema Italia».
Ha aggiunto Marcello Messori, docente di economia a Roma-Tor Vergata: «Tutto questo è lodevole, purché però venga completato l’assetto istituzionale delle Fondazioni, inserendo norme più esatte di governance e rendendo possibile un più chiaro confronto fra valore delle erogazioni e dei risultati conseguiti».
Ha risposto Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri: «E’ stato un
cammino tortuoso, costellato di momenti di impressionante vuoto normativo, durato fin troppi anni, ma ora con le recenti sentenze della Corte Costituzionale che hanno chiarito la natura privatistica degli enti siamo incamminati su una via di sviluppo. Certo, non bisogna aspettarsi qualità salvifiche del nostro intervento, così come accadde per esempio con le Regioni, ma un contributo importante certamente sì».
Mario Causi, assessore al Bilancio del Comune di Roma e in passato consigliere economico di Veltroni quando era ai Beni Culturali, non ha mancato di rimarcare il fatto che con il nuovo governo Prodi «si è ricreato un ministro forte alla Cultura, che vista l’importanza del patrimonio italiano è il minimo che si possa fare».
Nate all’inizio degli anni ’90, le Fondazioni devolvono annualmente al settore culturale un’importante quota delle loro erogazioni. Hanno sviluppato nuove strategie e politiche culturali che, oltre a soddisfare l’efficacia di gestione del singolo intervento, rispondono sempre di più alle reali esigenze del territorio, in termini di sviluppo economico e di benessere sociale. Dai dati emerge che l’impegno delle 88 Fondazioni nel settore dell’arte e della cultura è progressivamente cresciuto, sia pure più al Nord che al Mezzogiorno: per ovviare agli squilibri l’ACRI ha promosso fin dal 2003 il Progetto sviluppo sud, al quale hanno aderito 43 Fondazioni che hanno messo a disposizione 25 milioni di euro per
realizzare progetti di creazione di distretti culturali nelle regioni
meridionali. Dato il successo ottenuto è stata avviata ora la seconda edizione. «Il merito delle Fondazioni – ha detto Imperatori – è aver colto la valenza strategica dei beni culturali e aver convogliato consistenti risorse verso progetti che aprono spazi di cooperazione tra enti locali, autorità ‘ e imprese».
Nel 2004 le Fondazioni hanno distribuito donazioni complessive per 1.275 milioni di euro (+12% sul 2003): il 32,2% destinato ad arte, attività e beni culturali; il 13,2 a volontariato, filantropia e beneficenza; 1′ 11,8% a educazione e formazione; 1′ 11,5% a favore della salute pubblica; il 10,7% a programmi di assistenza sociale; il 10,3% alla Ricerca; il 6,2% per lo sviluppo locale. Dei 338 milioni erogati dalle Fondazioni per la cultura ben 131,8 pari al 39% del totale, sono stati destinati alla conservazione dei beni architettonici e archeologici. Seguono fondi per creazioni e interpre-tazioni artistiche e letterarie, attività dei musei, arti visive, mezzi di comunicazione, biblioteche, archivi.
Autore: Renata Fontabelli
Fonte:La Repubblica