Considerata dalla critica una delle opere più problematiche di Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598-Roma 1680) il Busto di Medusa fu probabilmente realizzata nei primi anni di pontificato di papa Innocenzo X Pamphilj, tra il 1644 e il 1648. Furono gli anni più difficili per l’artista, la cui fama venne oscurata a seguito della morte di Maffeo Barberini che, eletto papa nel 1623 col nome di Urbano VIII, gli aveva sino a quel momento garantito la sua protezione, considerandolo l’artista ideale per realizzare i suoi progetti urbanistici e architettonici e per dare forma ed espressione alla volontà della Chiesa di rappresentarsi come forza trionfante, attraverso delle opere spettacolari, con uno spiccato carattere comunicativo, persuasivo e celebrativo.
Proprio a questo periodo (1646) risale, infatti, l’amara vicenda dell’abbattimento del campanile della Basilica di San Pietro. Il busto di Medusa fu donato dal marchese Francesco Bichi, Conservatore del primo trimestre dell’anno 1731, ed è documentato per la prima volta negli Inventari del 1734 del Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini di Roma, Sala delle Oche.
Ora l’opera è soggetta ad un restauro che, durato complessivamente quattro mesi, terminerà a fine novembre. I lavori, diretti da Elena Bianca Di Gioia ed eseguiti dai restauratori Tuccio Sante Guido e Giuseppe Mantella, sono stati ideati come cantiere aperto allestito nella Sala di Annibale, dove il busto è stato spostato, permettendo così ai visitatori di osservare direttamente il procedere degli interventi conservativi in ogni loro fase: dalle preliminari indagini diagnostiche non invasive al restauro vero e proprio, fino all’analisi delle tecniche di esecuzione e di finitura delle superfici marmoree.
Il restauro è realizzato grazie al sostegno della Federazione Italiana Tabaccai e di Logista Italia nell’ambito del progetto “FIT per l’Arte e la Cultura”.
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Fonte:CivitaInforma