ROMA: Il Fisco in soccorso dell’Arte Contemporanea.

La Commissione Finanza della Camera sta esaminando un progetto di legge dell’opposizione per sostenere il mercato dell’arte contemporanea e gli artisti attraverso strumenti fiscali. E riapre il dibattito sulla riforma della Legge del 2%.

È stata ripresa alla Camera, presso la Commissione Finanze, l’esame di una proposta di legge in materia di “misure a sostegno del mercato dell’arte contemporanea” (Atto Camera 4663, primo firmatario il deputato Enzo Carra della Margherita), che prevede agevolazioni fiscali per gli artisti, e per le cessioni, gli acquisti e le donazioni di opere d’arte .

È una proposta sottoscritta da numerosi parlamentari dell’”opposizione” (e da un deputato della maggioranza), appartenenti a gruppi diversi del centro-sinistra. È, dunque una proposta debole e, peraltro, comporta oneri per il bilancio pubblico; ma, a prescindere dalle specifiche soluzioni proposte, con il merito di riproporre la questione di una politica pubblica per la promozione dell’attività artistica, e non solo per la sua conservazione e fruizione . A questo aggiunge anche la possibilità di utilizzare lo strumento fiscale a questo fine. L’iniziativa potrebbe dunque riaprire la discussione su come aggiornare e integrare gli strumenti e le risorse specificamente dedicati all’arte contemporanea attualmente in campo in Italia: dall’istituzione di una Direzione generale del Ministero per i Beni e le Attività culturali dedicata all’architettura e all’arte contemporanee (Darc); al recente “Piano per l’arte contemporanea”, la cui elaborazione è affidata dalla legge 29/2001 al Ministro per i Beni culturali, con una dotazione annua di circa 5.200 euro, al fine di incrementare il patrimonio pubblico di arte contemporanea.

Al Piano è legato anche il “Patto per l’arte contemporanea”, accordo tra il Ministro e le Regioni, le Province autonome, le Province, i Comuni e le Comunità montane per un approccio integrato a una politica dell’arte contemporanea. L’elemento chiave resta comunque ancora il vecchio meccanismo previsto dalla legge 717 del 1949, che prevede uno stanziamento non inferiore al 2% del costo totale della costruzione o ristrutturazione degli edifici pubblici “per l’abbellimento degli stessi con opere d’arte”.

Ha una lunga storia il dibattito sulla sua riforma: il problema fondamentale è la sua disapplicazione, o molto parziale applicazione, dovuta anche all’assenza di sanzioni e di meccanismi di recupero di fronte agli amministratori inadempienti, e incentivata dalle frequenti difficoltà finanziarie poste da ritardi nei lavori pubblici .

Le modifiche che ad essa sono state apportate nel 1997, in particolare semplificando le procedure concorsuali, hanno compiuto un primo utile passo ma non hanno potuto rilanciarne l’attuazione, che continua comunque a essere generalmente considerata di cruciale importanza (quando non l’unica) per una efficace politica di promozione dell’attività artistica. Sono al momento depositate presso le Camere alcune proposte di legge volte a rafforzare e integrare i meccanismi previsti dalla legge : in particolare la Commissione Cultura del Senato ha iniziato l’esame di un progetto di legge (Atto Senato 1695, abbinato al disegno di legge dell’ex ministro Urbani sulla qualità architettonica , n. 2867), sospeso dallo scorso 3 novembre. Dopo le recenti, anche aspre polemiche sul peso dell’arte italiana nelle sedi internazionali, le iniziative legislative in corso di esame in Parlamento potrebbero contribuire ad attivare il confronto sulla politica per l’arte contemporanea.

Autore: Marta Romana

Fonte:Il Giornale dell’Arte on line