ROMA: Beni culturali e burocrazia.

Non c’è più molto da fare. Si può sintetizzare così la lunga intervista dell’ex ministro Urbani a ‘Il Giornale dell’Arte’, per spiegare le ragioni dell’abbandono. E per completare il quadro fa presente che ha riferito al noo ministro Buttiglione questa sua valutazone. C’è sicuramente un fondo di verità in quanto afferma Urbani. Molti sono i provvedimenti adottati durante il suo dicastero, anche se non sempre limpidamente coerenti. Ma sembra eccessivo sostenere che si è fatto tutto ciò di cui c’era necessità. Vediamo perché.Vorrei raccontare brevemente una piccola storia, senza citare i protagonisti. Nel dicembre del 2004 una Direzione regionale del Ministero per i beni e le attività culturali indice una ‘gara informale’ e invita alcune società e associazioni specializzati; a presentare una propria proposta per progettare la realizzazione del Sistema Museale di quella regione. I soggetti invitati accettano e presentano, nei tempi previsti (metà dicembre), i propri elaborati.

La Direzione affida l’incarico ad uno dei tre concorrenti a fine dicembre, quindi con grande celerità. Si tenga presente che, nel consegnare le proprie proposte, ciascuno dei concorrenti ha presentato i documenti richiesti e fatto ricorso alla cosiddetta autocertificazione (strumento introdotto per responsabilizzare i cittadini e alleggerire il ricorso alla produzione e moltiplicazione di documenti burocratici).

A febbraio, 2005 la Direzione regionale comunica all’aggiudicatario ‘provvisorio” che farà richiesta, agli enti preposti, della documentazione che confermi quanto e stato dichiarato con l’autocertificazione (che quindi non si capisce a cosa serve). Con posta ordinaria ad una serie di uffici (INPS, camera di commercio, tribunale, Inail ecc.) di fornire informazioni sull’aggiudicatario provvisorio. A metà giugno 2005 la Direzione generale conferma ai concorrenti che il ‘provvisorio’ è diventato definitivo. Ora dovranno passare alla stesura e sottoscrizione del contratto fra le due parti. Mesi trascorsi: sette (senza contare quelli impiegati dalla Direzione Regionale per imbastire la decisione di realizzare il Sistema Museale regionale e predisporre le procedure).

Questa vicenda, una delle tante che caratterizzano l’attività burocratica delle amministrazioni pubbliche, non si è sviluppata così per la ‘miopia’ di qualche funzionario. E, al contrario, la modalità che presiede la pubblica amministrazione. E’ alla base dei continui richiami della Corte dei Conti sull’accumulo dei cosiddetti residui passivi del ministero per i beni e le attività culturali.

Ora guardiamo il risvolto economico di una tale procedura. Chi ha ‘perso’, per 7 mesi non ha saputo l’esito finale. Chi, alla fine, ha ‘vinto’, ha sopportato oneri in vista di un lavoro da fare, senza sapere a partire da quando.

Ma c’è un altro aspetto. Promuovere e realizzare un Sistema Museale è operazione complessa ma straordinariamente utile. Consente, infatti, a più soggetti (pubblici, privati, ecclesiastici, ecc) di riconoscersi in un’unica strategia di tutela e valorizzazione del proprio patrimonio, avvia una politica di marketing per la promozione e la fruizione dei musei, concorre a dare slancio allo sviluppo del turismo culturale di un’area vasta, favorisce nuovi investimenti. Quanto ha pesato, sul piano economico, il tempo perso nell’applicazione di un così tormentato iter burocratico? Quante occasioni sono state perdute? Ai lettori la risposta.

Al Ministro Buttiglione un invito: ci sono riforme, come quelle che riguardano le procedure burocratiche, che non costano niente ma possono dare un contributo allo sviluppo del Paese. Non è solo un ritornello caro al Presidente di Confindustria, è una verità inconfutabile. E nel caso in questione potrebbe essere un impegno per ‘smentire’ Urbani. Semplificare e snellire aiuterebbe tante Direzioni regionali e Sovrintendenze a fare di più e meglio, in tempi più rapidi. Magari aiutandoli a promuovere sistemi museali capaci di aiutare i territori a competere meglio sul piano nazionale e internazionale. Se la situazione del Paese è così difficile, tocca a ciascuno, secondo il ruolo e il grado di responsabilità, fare la propria parte. Anche con ‘piccole’ riforme.

Autore: Ledo Prato

Fonte:L’Arena