Intervista a Roberto Sanchez, Direttore Artistico del “Museo Minimo Arte Contemporanea”.
I musei, nell’immaginario collettivo, vengono identificati quasi spontaneamente come luoghi finalizzati esclusivamente alla divulgazione statica, a volte fredda, della storia antica, dell’arte contemporanea, delle scienze, etc… Oggi in molti paesi, compresa l’Italia, i musei si stanno sempre più trasformando in spazi multifunzionali e multimediali: per migliorare l’immagine delle opere, si esaltano le potenzialità della comunicazione, si intensificano i momenti creativi con scuole d’arte e di restauro, si ospitano conferenze e dibattiti per stimolare le conoscenze, si creano circuiti virtuosi di business con la vendita di gadget artistici, si intrattengono i visitatori con punti di ristoro.Il luogo dell’arte sta cambiando. Anche locali notturno e normalissimi bar si trasformano in spazi d’arte.
Ma quando sono studi professionali a divenire momenti di esposizione?
Ne discutiamo con Roberto Sanchez, artista napoletano. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dopo pochi anni di insegnamento Sanchez si è dedicato esclusivamente all’attività di pittore ed illustratore e, più recentemente, a curatore di mostre per altri artisti. Da alcuni anni dirige le performance artistiche del Museo Minimo, un’esperienza che condivide con la moglie Rosalba Esposito. Medico ma amante dell’arte contemporanea.
GenomART – “Museo Minimo” sta per…?”
SANCHEZ – Nel nome è racchiuso un concetto: la possibilità di diffondere cultura anche con spazi e mezzi limitati. Ad ogni mostra corrisponde una documentazione cartacea e sul nostro sito web per dare visibilità anche ad artisti che in molti casi, pur validissimi, operano nell’ombra. Come diceva Lea Vergine: “Napoli è un lazzaretto di ingegni”, ma è un problema sostanzialmente italico. Quindi il pretenzioso termine ”museo” è ironicamente mitigato dall’impostazione minimalista ma efficace (si veda la nutrita rassegna stampa).
G – “Museo Minimo” si propone come punto di incontro e di scambi culturali in un quartiere come Fuorigrotta fuori, per così dire, dal circuito napoletano che “conta”. Perché questa scelta? vantaggi e svantaggi.
Sanchez – A dire il vero il Museo Minimo, in un primo momento, doveva limitarsi a “studio aperto” ad uso prevalentemente personale. Poi, a furor di popolo, è diventata una palestra di confronto non solo per gli artisti flegrei e campani tra loro e col pubblico, ma anche con artisti di altre regioni italiane e stranieri.
Una situazione locale-globale grazie allo stretto contatto con Giancarlo Da Lio, critico veneziano attivo anche all’estero. Poi la scelta del luogo è stata dettata dalla voglia di vivere il quartiere che, se guardiamo alla sua storia, ha una forte vocazione di apertura all’esterno (polo espositivo, del tempo libero e potenziamenti infrastrutturali in corso).
G – Riscontri dal “salotto buono” napoletano dell’arte? Indifferenza, critiche, sostegno…
S – Non ho contatti diretti con questi “salotti”, tale frequentazione richiede del tempo che ora non ho.
Mi mancano notizie in merito: sostegno ne ho ricevuto soprattutto dalla stampa, da giovani critici e da portali web. Tra i critici-pubblicisti napoletani vorrei segnalare Marco di Mauro, Mario Franco, Daniele Ricci e Marco Grimaldi sempre molto attenti alle nostre proposte.
G – …e dal quartiere?
S – Siamo collegati con un’associazione culturale,” Napoli Futura” che opera nel quartiere e si collega alla Circoscrizione. Naturalmente, come in altre zone, gli interessati all’arte contemporanea sono una minoranza, ma il Museo Minimo ha una particolarità: funziona anche da sala di attesa di un affollato studio professionale, garantisce quindi un contatto ed una sensibilizzazione anche ad un pubblico indifferenziato.
Stiamo in questi giorni proponendo progetti che coinvolgano altri spazi qualificati e gli sponsor sono determinanti.
G – A Napoli si stanno aprendo nuovi spazi pubblici dedicati all’arte contemporanea (MADRE, PAN…). Uno stimolo o un ostacolo per realtà private come la vostra?
S – Il problema è l’assenza, mai la presenza che comunque è ricchezza. Ma tra tante presenze nel pubblico si nota bene l’assenza di un luogo dove gli operatori che risiedono nel nostro territorio possano presentarsi e confrontarsi. L’unica struttura museale che ospita alcuni di questi è la pinacoteca dell’Accademia di Belle Arti ma è riservata agli ex docenti. Se si moltiplicassero i “Musei Minimi” e si consorziassero forse si alleggerirebbe tale assenza.
G – Quanto conta per un artista il contenitore d’arte? Vale di meno o di più del curatore?
S – Un giudizio generico rischia l’imprecisione: credo però che oggi il curatore può essere capace di trasformare il contenitore, più difficile il contrario. Il curatore impiega la sua creatività dinamizzando un contesto, se quest’ultimo ha dei valori propri meglio, l’effetto è esponenziale.
Info: Museo Minimo Arte Contemporanea – Via detta San Vincenzo, 3 – Angolo via Leopardi, 47- Fuorigrotta – Napoli
Tel/fax 081-621170
Link: http://www.museominimo.it
Email: museominimo@virgilio.it
Fonte:GenomART