LONDRA: Per il Patrimonio italiano una ricetta c’è: è inglese e collaudata da 40 anni.

Il Landmark Trust acquista, restaura, arreda e poi affitta a usi abitativi dimore antiche, templi neogotici, castelli e mulini. Sono 200 in tutta la Gran Bretagna e già 4 (tra cui una villa di Palladio) in Italia.

Quando si parla di tutela di beni storico-artistici in Italia, vengono alla mente il “museo diffuso” e la tutela del paesaggio, plasmato nei secoli dalla sapiente mano dell’uomo. Diciamo che di questa tutela si sono fatti sostanzialmente carico lo Stato e la Chiesa. Come, lo si può vedere.

In Gran Bretagna la tutela nasce nel 1217.

La Gran Bretagna, a differenza dell’Italia, ha seguito un percorso affatto diverso. Il primo atto di tutela, seppur lontanissimo, è riconducibile al 1217, con la promulgazione della poco nota “Charta Foresta”, un’estensione che segue di due anni la “Magna Charta”. Una serie di severe leggi e punizioni contro la costruzione di edifici e recinti per pascoli nelle foreste reali e contro il furto di legnami. Le foreste erano mantenute per usi militari: querce e faggi hanno alimentato nei secoli una miriade di cantieri navali per la costruzione di fregate e navi da guerra.

Un salto di 500 anni ci porta alla rivoluzione industriale e ai commerci con l’Asia dominati dalle Compagnie delle Indie (olandese e inglese), enormi monopoli di Stato smantellati nella seconda metà dell’Ottocento con l’avvento delle idee liberiste (sopra tutti J.S. Mill, economista eclettico, lavorò per la Compagnia delle Indie fino al suo scioglimento nel 1858, fu membro del Parlamento e si adoperò per la formazione della CPS, Commons Preservation Society, gruppo di pressione politico che lottava per mantenere pubblico l’accesso alla campagna e che contribuì poi a formare il National Trust).

Le enormi rendite prodotte da quasi 200 anni di commerci e dalla rivoluzione industriale vengono investite in Inghilterra per far fronte alla forte crescita demografica e ai fenomeni di inarrestabile inurbamento . Una dopo l’altra le antiche foreste che circondavano Londra (Essex, Epping, Wimbledon) subiscono l’espansione della città. Lontano da Londra, in regioni remote come il Lake District, la tentacolare presenza della ferrovia (che cerca di raggiungere le miniere sparse su tutto il territorio) è paragonabile alla invadenza delle automobili e delle autostrade nella seconda metà del 1900.

L’avidità dei privati.

Dalla oppressione della vita cittadina, dalle penose condizioni del proletariato, dallo sfruttamento intensivo delle risorse naturali dell’industria (è del 1848 il primo “Public Health Act” in difesa dei lavoratori, del 1867 la prima descrizione scientifica delle piogge acide), dalla crisi dell’agricoltura (che, a causa delle importazioni dal Nord America, trasforma l’uso del suolo da agricolo a pastorale) e dalla necessità di resistere alle speculazioni immobiliari nasce un dinamico gruppo di militanti (appunto la CPS, costituita nel 1865, poi divenuta Open Spaces Society nel 1879) che promette di fare pressione sul governo in modo da “resistere all’avidità dei privati chiamata impresa” e non permettere di abusare di un bene pubblico come il territorio, “salotto all’aperto dei poveri”. Tra i principali animatori della CPS troviamo sin dal principio i tre fondatori del National Trust: Robert Hunter, Octavia Hill e Hardie Rawnsley . Nei primi anni di attività la Cps porterà alla promulgazione di una serie di leggi in difesa del libero accesso alle aree verdi (“Conservation Act” del 1884 ), della conservazione degli edifici storici (“Ancient Monument Act” del 1882 ), fino al primo “Metropolitan Open Spaces Act” del 1877, che dà al Board della Corporation of London il potere di acquisire (anche espropriando, ma pagando il giusto prezzo di mercato) terreni da convertire in parchi pubblici . Da notare che nello stesso anno William Morris (formatosi sui testi di John Ruskin, intimo amico di Octavia Hill e Augustus Pugin) fonda la SPAB, Society for Protection of Ancient Buildings, che si prometteva di divenire promotrice delle giuste tecniche di restauro e manutenzione degli edifici di importanza storica (molti dei temi che si trovano nel movimento dell’ Arts and Crafts ).

Il National Trust .

Negli anni Ottanta ai tre futuri fondatori del National Trust vengono offerte in alcune occasioni donazioni di edifici che i proprietari, sul finire della loro vita, erano felici di affidare alle cure della Cps perché venissero aperti al pubblico godimento. Non potendo le autorità locali utilizzare fondi pubblici per la manutenzione di questi edifici, i tre giungono alla inevitabile conclusione di dover costituire una fondazione (prima dell’atto di costituzione detta “The Commons and Garden Trust”): nasce così nel 1894 il “National Trust for Historic Sites and National Scenery”. La riunione inaugurale, una volta che il Duca di Westminster accettata di divenirne il primo presidente, si svolge il 16 luglio del 1894.

Di qui in avanti le tappe si seguono in rapida successione: nel 1900 il primo appello al pubblico (per finanziare l’acquisto di una proprietà nel Lake District; molti dei donatori saranno semplici operai), nel 1902 si costituisce il primo comitato nazionale di raccolta fondi . Nei primi 25 anni di vita del NT saranno acquisite ben 80 proprietà (60 di tipo naturalistico, 6 lungo la costa).

Nel 1907 viene promulgato dal parlamento il primo National Trust Act, che conferisce all’ente privato il potere di dichiarare le proprietà inalienabili (e dunque per sempre sottratte a possibili speculazioni).

Precoce « devolution » .

C’è in questa legge un caso molto concreto della oggi tanto invocata “devolution”, cioè la decisione (e relativi costi da finanziare) se tutelare o meno un’area da speculazioni di privati è demandata ad altri privati. Nel 1937 il Parlamento approva un nuovo “NT Act”, nel quale si prevede la possibilità di acquisire terreni e investimenti per generare il reddito necessario alla manutenzione di dimore storiche . Infine nel 1965 viene lanciato il “Progetto Nettuno” , una campagna di raccolta fondi per la tutela delle coste tuttora in corso: in 40 anni, il NT è riuscito ad acquisire circa metà delle coste dell’intera isola! Sono impeccabili e l’accesso è rigorosamente gratuito.

3,5 milioni di soci.

Oggi il NT è un ente di tutela che conta su 3,5 milioni di sostenitori (membri che pagano una somma annuale per sostanzialmente avere gratuito accesso in oltre 350 proprietà aperte al pubblico: sono circa 80 milioni di euro di entrate per il NT), dà lavoro a circa 5.000 persone, controlla una società commerciale (National Trust Enterprises) che impiega altre 800 persone e produce un contributo netto per il NT di oltre 20 milioni di euro.

Dal 1965 c’è anche il Landmark Trust .

Oltre al più noto NT, esiste e opera dal 1965 una seconda, più piccola organizzazione di tutela del patrimonio storico-artistico in Gran Bretagna: il Landmark Trust. Fondato da un cittadino privato, Sir John Smith , il LT è una charity (ente morale senza fini di lucro) che si propone di salvare quel “patrimonio minore” di edifici storico-artistici di cui la Gran Bretagna è ricchissima. Edifici che, non essendo né troppo noti né di dimensioni importanti, erano finiti in abbandono.

Si tratta di un patrimonio di quasi 200 dimore, spesso eccentriche, alcuni forti lungo la costa, edifici neogotici, castelli di varie epoche, mulini, fattorie, ex prigioni, un tempio gotico, un appartamento all’interno di Hampton Court, stazioni di trasmissione radio, torri per l’acqua, vecchie scuole o stazioni ferroviarie, casini di caccia, una ex biblioteca, la Capanna di Robin Hood, un antico ospedale a pianta circolare, una sala da musica, antichi cottage o bungalow lungo la costa… tutti riadattati nel modo meno intrusivo possibile per consentire un uso abitativo . E ancora case nel centro di Londra, un’intera isola, Lundy Island (che il LT gestisce in concessione per il NT), con il relativo servizio di trasporto per nave ed elicottero. Inoltre, il LT gestisce 4 proprietà in Italia (villa Saraceno, progettata da Andrea Palladio presso Vicenza, il monastero di Sant’Antonio a Tivoli e due appartamenti a Firenze e Roma) e, attraverso una fondazione indipendente (LT Usa), 4 proprietà negli Stati Uniti .

Acquisto, restauro e autosufficienza.

Il modello secondo cui funziona il LT prevede una spesa iniziale per l’acquisto e il restauro degli edifici, che poi vengono “messi a reddito”, cioè affittati come case di vacanza, riuscendo in questo modo a raggiungere la piena autosufficienza. Il progetto di restauro si completa con l’arredamento degli edifici, con intervento di arredatori del LT che curano uno stile che sia adatto alla storia di ogni singolo edificio ma anche coerente con lo «chic» tipico di ogni dimora gestita dal LT .

Una volta raggiunta la somma per effettuare ed effettuati i restauri (il LT riceve aiuto dal Manifold Trust, a partire dal 1994 dall’Heritage Lottery Fund e attraverso lasciti e appelli pubblici), gli edifici stessi provvedono a finanziare la propria manutenzione nel tempo. L’affitto comporta per il LT ridotte spese di gestione, dal momento che provvede alla pulizia ma non fornisce altri servizi (si tratta di “self-catering holidays”). Gli affitti vanno da 202 sterline a 3.460 per settimana (per edifici capaci di ospitare 2/16 persone).

La buona educazione.

Allo scopo primario, che è la conservazione del patrimonio, il LT affianca uno scopo educativo: il soggiorno in edifici di particolare pregio architettonico, storico e artistico contribuisce a sensibilizzare al bello, al valore della storia che questi edifici (e gli immediati dintorni, anch’essi tutelati) trasmettono a chi li abita. Educazione con la “e” minuscola, ovvero un piacere che viene più dal frequentare, dal vivere nei bei posti piuttosto che da un’attività di apprendimento imposta. A differenza del National Trust, il Landmark Trust non ha aderenti, e destina i propri edifici principalmente a uso abitativo. Tuttavia ci sono alcuni giorni di apertura in cui è possibile visitare quasi tutti gli edifici del LT. Nel complesso, le quasi duecento proprietà del LT sono occupate per l’80% del tempo e generano un reddito di oltre 12 milioni di euro. Tra restauratori, operai, addetti alla manutenzione, ufficio centrale e custodi delle proprietà, il LT impiega circa 500 persone, producendo annualmente anche un utile che viene reinvestito in nuove proprietà (circa 4-5 ogni anno). Per festeggiare il proprio quarantesimo anniversario, il LT conta di concludere quest’anno il più oneroso e importante progetto di restauro mai effettuato, avendo acquisito nel 1997 sul mercato (grazie a un finanziamento dell’Heritage Lottery Fund) “The Grange” a Ramsgate, un edificio costruito per la propria famiglia dal celebre architetto Augustus Pugin intorno al 1840.
Presidente onorario è il Principe Carlo , e direttore ne è Peter Pearce, che prima di entrare al LT nel 1995 ha lavorato per 13 anni al NT .

Autore: Martin Angioni

Fonte:Il Giornale dell’Arte on line