Il tema delle reti di musei è oggi particolarmente critico in Italia. Molte amministrazioni locali hanno infatti già dato vita a sistemi museali e altre sono ora impegnate nella loro costituzione: si apre dunque la possibilità di analizzare casi già sviluppati, nel nostro Paese e all’estero, e di riflettere sulle forme più opportune per la progettazione dei network culturali, sia rispetto alla forma organizzativa che rispetto a quella gestionale.
Due recenti ricerche svolte dal Crora-Università Bocconi per conto della Regione Lombardia ed altre precedenti hanno consentito di formulare queste analisi e riflessioni grazie allo studio di numerosi casi di network museali e forme innovative di governance. I casi studiati nelle diverse ricerche comprendono: il sistema museale provinciale di Ravenna, il sistema museale carnico, il circuito dei musei del centro di Milano, i musei della Provincia di Modena, il sistema dei musei senesi, il sistema dei musei di Bologna, il sistema dei musei trentini, il sistema museale Umbro, il sistema ‘Museu de la ciencia i de la tecnica de Catalunya’, l’azienda speciale Fiesole musei, il progetto Stiffe Spa e itrust della città di Sheffield.
Attraverso lo studio di casi si è cercato di comprendere quali sono ivantaggi dei network. Quelli riscontrati più frequentemente dalla ricerca empirica nel settore culturale sono l’opportunità di dar vita a progetti più qualificati, accedere a maggiori finanziamenti o ridurre l’incertezza sull’assegnazione degli stessi, scambiarsi informazioni, creare occasioni di confronto, migliorare l’immagine e il prestigio, legittimarsi nei confronti delle istituzioni e, non ultimo, ottenere una maggior efficienza sfruttando le economie di scala. I casi indagati confermano la possibilità di ottenere i vantaggi citati ed in particolare si osserva che in molte delle reti studiate si è riusciti ad innalzare lo standard di qualità delle singole istituzioni e a migliorare l’offerta di servizi e la visibilità di sistema.
Le ricerche hanno inoltre consentito di indagare quali sono le forme di reti più diffuse, le attività più frequentemente messe in comune, le ragioni che spingono alla nascita e i promotori della cooperazione. Ciò che è emerso è che per lo più oggi in Italia ci troviamo in una fase embrionale della cooperazione, stimolata dall’ente locale (la Provincia in particolare) e facilitata da leggi regionali che coordinano l’azione di Province e Comuni.
Questo spiega il prevalere di reti stimolate dagli amministratori, disomogenee, che raccolgono un numero elevato di musei di piccole e medie dimensioni, con obiettivi inizialmente di natura strutturale (restauro, allestimento e riapertura sedi) e successivamente di promozione e comunicazione. Già molto avanzata invece la rete della Catalogna, che raccoglie 14 musei della civiltà industriale e interessanti le forme di ‘governance’ utilizzate nelle città di Sheffield e Fiesole.
In generale osserviamo che, al di là di ciò che è concretamente avvenuto nel nostro territorio, un progetto di rete di potenziale successo deve partire da una chiara definizione degli obiettivi da raggiungere e delle attività da svolgere in comune oltre che dall’esame della consistenza del patrimonio culturale e delle infrastrutture e realtà produttive e di servizi presenti sullo specifico territorio. Sulla base di questi elementi sarà possibile definire il tipo di rete da costituire, stabilendone l’estensione geografica,’la numerosità delle istituzioni da coinvolgere, l’omogeneità o disomogeneità delle collezioni, i meccanismi di coordinamento e l’assetto istituzionale. Inoltre, la valorizzazione di un territorio attraverso i suoi " giacimenti culturali" messi in rete può dare i suoi frutti migliori solo se esiste un progetto di rilancio più complessivo che porti alla costituzione di un distretto culturale, ovvero alla sinergia fra differenti istituzioni (culturali, di servizio, turistiche e industriali).
Autore: Silvia Bagdadli
Fonte:Il Sole-24 Ore