Il 16 settembre, in occasione della “Notte bianca”, nella Galleria nazionale dell’Umbria di Perugia è stato presentato al pubblico il Bambino Gesù delle Mani, opera del Pinturicchio.
Si tratta di un dipinto dalla storia molto singolare. Era conosciuto dagli storici dell’arte perché ne parlò Vasari nelle Vite del 1568 ma, non essendo mai stato rintracciato per cinque secoli, lo si credeva perso per sempre o frutto di un errore di Vasari. Finchè nel novembre 2004 Franco Ivan Nucciarelli, professore di iconologia dell’Università di Perugia, lo ha intercettato sul mercato antiquario e ha convinto all’acquisto (cifra riservata) il gruppo industriale perugino Margaritelli; il dipinto è stato affidato, per le analisi e il restauro, alla Fondazione Guglielmo Giordano e poi è stato presentato alla stampa a Roma.
Le ragioni di fondo della lunga scomparsa risiedono nel soggetto del dipinto che creò scandalo in passato. Vi è raffigurato il Bambino nudo, seduto su un cuscino con in mano il globo sormontato da una piccola Croce, che sta benedicendo un personaggio fuori del quadro. La mano (maschile) di quest’ultimo accarezza il piedino destro del Bambino (un gesto “consentito” solo al più anziano dei Re Magi e a Santa Caterina nelle Nozze Mistiche), il quale è sostenuto nella sua posizione da altre due mani (femminili) di un personaggio altrettanto assente. Tante mani che hanno dato al dipinto il nome Bambino delle Mani. Le mani appartenevano a papa Alessandro VI Borgia, committente del dipinto, e alla sua giovane amante Giulia Farnese ritratta nelle vesti della Vergine. Il luogo originario del dipinto erano le stanze private dell’appartamento del papa in Vaticano. L’opera era fin troppo blasfema per quella collocazione e, morto papa Borgia nel 1503, fu nascosto sotto una stoffa inchiodata sulla quale fu sistemata una più rassicurante Madonna del Popolo.
Dal 1693 due parti del dipinto, Gesù Bambino e la Madonna, sono documentate nelle collezioni della famiglia Chigi. Come ci erano finite? Il ventitreesimo papa dopo Alessandro VI è un papa Chigi (1665-1667). Probabilmente fu lui che, volendo cancellare il ricordo scandaloso dell’infausto Borgia, ordinò il distacco del dipinto dal muro e la distruzione della figura del papa. Ma la stessa sorte non toccò alle altre due figure che furono però separate. Nulla si sa della Madonna – Giulia Farnese, presumibilmente ancora in possesso dei Chigi.
Tutti i dettagli del ritrovamento saranno esposti nel libro che Nucciarelli pubblicherà per la “Quattroemme”, Pinturicchio. Il Bambino Gesù delle Mani.
Per circa un mese il dipinto resterà nella Galleria Nazionale dell’Umbria, poi partirà per un giro di mostre itineranti in Italia e all’estero di uno – due anni, infine avrà dimora definitiva a Villa Spinola, alle porte di Perugia, sede della Fondazione Guglielmo Giordano.
Autore: Giuseppe Albert Montalto