CIRIE’ (To): Radici quadrate.

Il Palazzo Municipale di Ciriè ospita fino al 5 marzo 2006, la mostra di Giovanni Carlo Rocca dal titolo “Radici Quadrate”, una personale interpretazione di ritratti e figure tratte dalla quadreria e dalle decorazioni del Palazzo.

Giovanni Carlo Rocca è entrato nel Palazzo Municipale di Ciriè come restauratore. A lui si deve, infatti, il restauro di tutta la quadreria dei D’Oria – i famosi signori che tra il 1635 e il 1645 ristrutturarono, ed in parte costruirono, il palazzo -, del Salone consiliare, delle sette grandi tele, degli stucchi e degli affreschi della camera da letto e del budoir di Carlo Emanuele II.

Lavorando in questo suggestivo ambiente, l’esigenza di dipingere – Rocca si è diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ma poi si è subito indirizzato al restauro – è diventata impellente. Nasce così il progetto di “Radici quadrate”: “radici” perché sente il forte richiamo dell’antico, che ripropone non solo nei soggetti, ma anche nel modo di dipingere, che mutua dal restauro, e “quadrate”, per contrastare – al contrario – fortemente l’antico, in quanto tale formato è presente solo a partire dall’arte moderna. Riprende, dunque, alcuni dei soggetti che ha restaurato, estrapola la figura che gli interessa e la ripropone giocando con la forma quadrata – che oltre ad essere il formato della tela, viene anche suggerita all’interno della stessa composizione – e con i colori: con tinte molto accese realizza gli sfondi e con il nero “sottolinea” le figure.

L’esposizione comprende 32 quadri di cui 22 dedicati ai D’Oria e al Palazzo, più una grandissima opera di 36 mq composta da venti tele affiancate di differenti misure, La deposizione (che l’artista ha realizzato nel 2004) e un omaggio alla città di Ciriè, che ospita la sua prima importante mostra.

Ogni quadro è affiancato dal dipinto o dalla foto da cui Rocca ha preso ispirazione: un ulteriore omaggio all’arte di cui si è nutrito fino a questo momento.

L’allestimento, curato dalla scenografa Gianpiera Aghemosegue nelle sei sale un percorso ben definito: la prima sala ospita la grande Deposizione dalla seconda alla sesta si susseguono “Suggestioni varie”, “I D’Oria”, “Dal salone consiliare”, “Personaggi di corte” e “Protagonisti a Palazzo”. Una musica di sottofondo, che rivisita accordi antichi in chiave moderna selezionata anch’essa per l’occasione da Vincenzo Depalma e Salvatore Didio , accompagna inoltre il visitatore in questa girandola di ritratti e di personaggi in cui realtà e fantasia, moderno e antico si strizzano l’occhio e regalano momenti di viva emozione.

Info: Palazzo Municipale di Ciriè (To), fino al 5 marzo 2006,
Orario: da martedì a domenica ore 10-19, ingresso gratuito
Marilina Di Cataldo, tel. 347/7365180
Catalogo: Alinea, Firenze

‘’L’Abbandono’’ – cm. 180 x 185 – 2005

Il dipinto è una personale interpretazione del “Cristo Morto” di Andrea Mantenga (1480-1490).

La riflessione sull’arte classica è elemento distintivo dell’attuale produzione artistica di G.C. Rocca, artista diplomatosi all’Accademia di Torino, ma presto orientatosi al campo del restauro in cui opera con successo da oltre 20 anni con il suo laboratorio di Balangero (To), accreditato presso le competenti Soprintendenze.

Recentemente è stato selezionato tra i restauratori della Venaria Reale.

Attraverso l’attività di restauratore, ha maturato una profonda esperienza di analisi specifica e attenta delle antiche tecniche pittoriche, delle geometrie compositive, degli equilibri cromatici. Tale patrimonio culturale gli consente ora di stabilire un dialogo speciale con l’arte.

Un dialogo animato dal profondo rispetto per i maestri del passato; animato anche dalla complicità che nasce dall’intima conoscenza dell’arte e degli strumenti espressivi di chi l’ha prodotta.

Sottrattosi a lungo ed intenzionalmente dal confronto con i colleghi contemporanei, Rocca ha trovato negli artisti del passato straordinarie occasioni di ispirazione: egli dichiara insistentemente questo desiderio di continuità tra passato e contemporaneità attraverso un’imitazione intesa come selezione (attraverso il filtro della personale sensibilità) ed accentuazione degli elementi della pittura antica.

È un atteggiamento profondamente diverso da quello scanzonato e beffardo che fu di certa cultura postmoderna che spesso stravolse, ridicolizzandola, l’arte del passato per mero scopo ludico di vacua retorica provocatoria.

Osservando le opere di Rocca, non si ha la fastidiosa sensazione di assistere ad atti di trasgressione irriverente: si ha invece la rasserenante convinzione che sia possibile un riscatto al contemporaneo dei temi del passato.

Le opere del passato sono per Rocca “pretesto” per comunicare vicende esistenziali affatto personali ed intimamente vissute. La riflessione sul Cristo del Mantegna si trasfigura, nell’opera di Rocca, in riflessione sull’abbandono di un corpo d’uomo esausto, non ancora esanime: il volto sembra respirare; l’espressione, distesa sulle labbra ma corrugata sulla fronte, è drammaticamente consapevole.

L’attenzione è concentrata solo sulla figura: il contesto scompare e il Cristo fluttua nello spazio grigio del fondo da cui è separato col forte segno del profilo nero. Una sorta di profonda incisione riscontrabile in tutte le opere dell’artista.

L’abbandono” si inserisce in un progetto artistico che conta 33 opere, di cui 32 saranno esposte alla mostra “Radici Quadrate” che si terrà a Palazzo D’Oria di Cirié fino al 5 marzo 2006.

Camilla Torre

Link: http://www.giovannicarlorocca.it

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