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CORTONA (Ar) si riappropria dell’opera di Luca Signorelli con una grande mostra.

Nel cinquecentenario della morte Cortona si riappropria del “suo” Signorelli, quel Luca da Cortona che ora è protagonista di una mostra monografica allestita in due sale densamente “popolate” di Palazzo Casali, sede del Museo dell’Accademia Etrusca e della città di Cortona.
Una carrellata di grandi tondi introduce la carriera di un pittore la cui fama fu oscurata dai grandi artisti rinascimentali che vennero subito dopo di lui e che, come nel caso di Michelangelo, gli furono per certi aspetti debitori. Queste opere, che si datano tutte ai primi anni Novanta del Quattrocento, rivelano non solo l’abilità del loro autore, ma anche la capacità di invenzione iconografica, come si nota nell’opera parigina in cui un uomo anziano ha un orecchio bizzarramente piegato e una carnagione cinerea che ha fatto ipotizzare la sua identificazione con un committente ormai deceduto.
La seconda sala accoglie alcune pale d’altare di grandi dimensioni: straordinarie l’Annunciazione da Volterra e la Maddalena da Orvieto, mentre altre opere di datazione più tarda manifestano l’intervento della bottega di Signorelli, con risultati talvolta lontani dalla qualità delle produzioni giovanili. Grande merito del team curatoriale è la serie di proposte di ricomposizioni di opere frammentate nel tempo: particolarmente convincente è l’accostamento di sei parti, alcune malamente ritagliate come la porzione con la testa di Cristo, dall’originale pala di Matelica. Un’impresa di grande valore: Signorelli chiese un compenso di 105 fiorini per l’opera, una parte dei quali fu riconosciuto mediante due case e il resto in contanti. Terminata la visita alla mostra, vale la pena prolungare la permanenza all’interno del museo, non notissimo ma che nasconde collezioni straordinarie. Capolavoro assoluto di tutti i tempi il lampadario etrusco in bronzo, databile alla metà del IV sec. a.C., perfettamente conservato e rinvenuto nel 1840.
Ma la “Signorelli experience” non finisce qui. A pochi metri dalla sede della mostra c’è infatti il Museo Diocesano che, in una sala recentemente restaurata, presenta una decina di opere del pittore cortonese, tra cui il capolavoro con il Compianto su Cristo.
E poi una passeggiata a piedi (occhio alle pendenze, par di essere sul Pordoi…) porta alla chiesa di San Niccolò, dove si narra che il pittore fu sepolto, anche se della tomba non è rimasta traccia. L’interno riserva una sorpresa: lo stendardo su tavola posto sull’altare è dipinto su entrambi i lati e un meccanismo permette di ruotarlo in modo da osservare il fronte e il retro.
Serve invece un mezzo motorizzato per raggiungere altre tappe: curioso è l’affresco con il Battesimo di Cristo conservato nella cappella del “Palazzaccio”. Si racconta che Signorelli morì proprio lì, cadendo dal ponteggio mentre lavorava o sovrintendeva gli aiuti. La qualità del dipinto non è il massimo, ma si tratta dell’ultima opera di un artista che lavorò senza risparmiarsi, fino ai suoi ultimi giorni.
Un altro affresco attribuito a Signorelli si trova nella chiesa di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio: il grande edificio è stato progettato da Francesco di Giorgio Martini e vale la pena raggiungerlo sia per motivi artistici sia paesaggistici.
Gli itinerari sulle orme di Signorelli non finiscono qui: una guida propone tante mete in Toscana, in Umbria e nelle Marche.

Autore: Marta Santacatterina

Fonte: www.artribune.com, 22 ago 2023

PARIGI. Storia di un pittore e del suo mercante. La mostra di Amedeo Modigliani.

Il giovane gallerista e collezionista Paul Guillaume avrebbe scoperto Amedeo Modigliani nel 1914 grazie al poeta Max Jacob, diventando così il suo mercante. Almeno da quanto si legge dalla corrispondenza con il poeta e critico Guillaume Apollinaire. Un incontro importante in un periodo particolarmente significativo per l’artista italiano, il quale interrompe la produzione scultorea iniziata con la conoscenza di Brancusi per dedicarsi nuovamente alla pittura, incoraggiato dallo stesso collezionista. In quegli anni il pittore ritrae il suo gallerista in una serie di dipinti e disegni rimasti famosi, tra cui spicca Novo Pilota, quadro conservato al Museo dell’Orangerie di Parigi e dal prossimo 20 settembre parte integrante della mostra Amedeo Modigliani. Un pittore e il suo mercante.
Oltre ai dipinti conservati al Museo dell’Orangerie, il corpus di opere che maneggiò Paul Guillaume comprende un centinaio di tele, una cinquantina di disegni e una decina di sculture. Un cospicuo numero di lavori che evidenzia non solo il coinvolgimento del gallerista nella promozione dell’artista, ma anche il suo apprezzamento per le opere che arredavano i suoi diversi appartamenti.
Spiccano i ritratti degli intellettuali che animavano la Ville Lumière dell’epoca, come il poeta Max Jacob, André Rouveyre, Jean Cocteau, Moise Kisling, ma anche modelli sconosciuti e una serie di ritratti di donne che hanno condiviso la vita con il pittore, tra cui la scrittrice Béatrice Hastings e la giovane pittrice Jeanne Hébuterne, che fu la sua ultima compagna e madre della sua unica figlia.
La mostra curata da Cécile Girardeau e Simonetta Fraquelli seguirà le tracce di questa liaison attraverso una scelta di opere emblematiche, esplorando i legami del pittore e del suo mercante nel contesto artistico e letterario parigino nei primi anni del Novecento, nonché il ruolo di Paul Guillaume nella diffusione delle opere di Modigliani sul mercato dell’arte sia in Francia sia negli Stati Uniti.

Info:
Parigi // dal 20 settembre 2023 al 15 gennaio 2024
Amedeo Modigliani. Un pittore e il suo mercante
Museo dell’Orangerie
Jardin des Tuileries
Place de la Concorde
https://www.musee-orangerie.fr/it

Autore: Valentina Muzi

Fonte: www.artribune.com, 22 ago 2023

RIVA DEL GARDA (Tn). Il MAG ospita le opere meno conosciute del Novecento provenienti dal Mart.

Il MAG, Museo Alto Garda, ha in programma fino al 29 ottobre la mostra Dal futurismo all’Informale. Capolavori nascosti nelle collezioni del Mart. Frutto della decennale collaborazione con il Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, l’esposizione vuole mostrare al grande pubblico una prestigiosa selezione dei capolavori presenti nelle collezioni del Mart appartenenti ad alcune tra le maggiori correnti artistiche del Novecento, come il Futurismo, il Realismo del Secondo Dopoguerra, l’Astrattismo e l’Informale.
Nata da un’idea di Vittorio Sgarbi, presidente del MAG e del Mart, e curata da Alessandra Tiddia, storica dell’arte e curatrice del Mart, la mostra è concepita come un viaggio nell’arte italiana del Novecento. Si tratta di un percorso espositivo che esplora e racconta l’ideazione e la sperimentazione di nuovi linguaggi ed espressività: i trentasei capolavori presenti in mostra rappresentano straordinarie testimonianze delle più importanti correnti artistiche del Novecento italiano.
La sezione iniziale è un omaggio al Futurismo: nella prima sala, infatti, troviamo importanti opere di celebri artisti appartenenti a questa avanguardia, come Rissa rustica (1936), Gallo (1937-1938 ca) e Il legnaiolo (1926-1931) di Fortunato Depero in dialogo con i Pappagalli (1929) di Giacomo Balla e i lavori di Gino Severini. Questa prima parte riporta alla mente l’urgenza di questi artisti nel concepire un’estetica quotidiana altra, ripensando linee, forme, contenuti così da rivoluzionare l’ideale estetico del tempo e mettere in atto una ricostruzione futurista dell’universo. A fianco di queste opere si trovano quelle di Tullio Crali e Mino Delle Site, esponenti futuristi della cosiddetta “Aeropittura” che intendevano trasmettere le sensazioni e le emozioni provate durante il volo così da sperimentare una visione vertiginosa del paesaggio.
Si prosegue con Massimo Campigli, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico e Giorgio Morandi, artisti che operano a cavallo delle due guerre mondiali e che si distinguono sia per un bisogno di recupero di riferimenti stabili, di porti sicuri dove rifugiarsi a seguito dei disastri provocati dai conflitti, sia per uno riuso della tradizione classica grazie a uno sguardo rivolto all’antico. In questo senso sono emblematici i lavori di Carrà come Natura morta con pesci (1954) e Venezia e la Salute (La Dogana) (1938) che si caratterizzano per forme semplificate e figure sintetiche, oltre a Trovatore (1950), Piazza d’Italia-Pomeriggio d’Arianna (1972) e Figura di Giovane con oggetti metafisici (1969) di de Chirico che reinterpretano la classicità contemplando la rovina e conferendole un senso metafisico ed enigmatico.
L’Idolo (Cariatide) (1961) di Campigli ci riconduce a un corpo femminile regale e maestoso, dai tratti stilizzati e geometrici, come sospeso in un tempo molto lontano, la cui eternità è cadenzata dal ritmo di poche forme elementari.
Addentrandoci nell’esposizione si scoprono i lavori di Renato Guttuso come Donna alla finestra (1942), Boogie-woogie (Boogie-woogie a Roma) (1953) e di Emilio Vedova quali Ciclo 62.B.B.9 (1962) e Uomo e macchina (1949): entrambi gli artisti, antifascisti e iscritti al Partito Comunista Italiano, sperimentano nuovi linguaggi ed espressività, l’uno più popolare, l’altro più gestuale. Il viaggio prosegue con esponenti dell’Astrattismo quali Carlo Belli, Fausto Melotti e Mario Radice: Vaso (1955) di Melotti, artista poliedrico, con la sua ceramica smaltata policroma, dialoga con i toni rosati delle opere di Radice e Belli.
Si passa poi all’incontro con esponenti artistici che hanno dedicato le loro produzioni alla riflessione sul segno, il simbolo, la referenzialità di significati e significanti: si tratta di Giuseppe Capogrossi, Gastone Novelli e Carla Accardi. Di quest’ultima, non solo artista ma anche esponente del neo-femminismo italiano, si trovano in mostra Lago artificiale n.2 (Lago artificiale in Sicilia) (1962) e Integrazione (1957): nella prima opera si riscontra un accostamento del colore che provoca una luce più intensa mentre nella seconda si avverte una vibrazione di piccoli segmenti realizzati in bianco su fondo nero che sembrano rappresentare un’enigmatica grafia, un linguaggio sconosciuto.
Chiudono la mostra tre nomi straordinari: Alberto Burri, Antoni Tàpies e Lucio Fontana. Figura. Paisaje en gris (1956) di Tàpies, Sacco combustione (1952-1958) e Bianco Plastica BL1 (1964) di Burri delegano alla materia il significato intrinseco dell’arte, incontrano il materiale inesplorato e considerato povero rispetto al tradizionale, come sabbia, sassi e cocci utilizzati nei loro lavori, e sperimentano una gestualità più istintuale.
Ancora più sovversiva appare l’azione di Fontana, il fondatore dello Spazialismo, una delle neo-avanguardie del secondo Novecento. Attraverso buchi e tagli, concentrati e meditati, le sue opere sembrano oltrepassare i confini e proiettarsi verso l’infinito.
Questi sono alcuni dei protagonisti di questo percorso espositivo che vuole richiamare sia il pubblico turistico italiano e straniero che visita il lago di Garda nel periodo estivo, sia gli appassionati e i cultori della materia che hanno la possibilità di ammirare nel Museo di Riva del Garda gli importanti capolavori del Mart, frutto di una mirata strategia di acquisizione, che vanno a costituire una delle più estese e significative collezioni di arte moderna e contemporanea di tutt’Europa.
Per tutte le informazioni, potete visitare il sito ufficiale del MAG.
Nell’immagine: Giacomo Balla, Pappagalli (1929), olio su tela di arazzo, 125 x 125 cm, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto Deposito a lungo termine

Info:
Dal futurismo all’Informale. Capolavori nascosti nelle collezioni del Mart
Dal 15/07/2023 al 29/10/2023
Artisti Giacomo Balla, Carlo Carrà, Lucio Fontana, Giorgio de Chirico, Alberto Burri, Renato Guttuso, Felice Casorati, Massimo Campigli, Emilio Vedova, Carla Accardi, Gino Severini, Giorgio Morandi, Giuseppe Capogrossi, Fausto Melotti, Gastone Novelli, Antoni Tàpies, Tullio Crali, Mario Radice, Fortunato Depero, Mino Delle Site, Carlo Belli

Fonte: www.finestresullarte.info, 11 ago 2023

FIRENZE. Palazzo Medici Riccardi dedica una mostra a Fortunato Depero.

Dal 28 settembre 2023 Palazzo Medici Riccardi a Firenze accoglierà la mostra Fortunato Depero. Cavalcata fantastica, attraverso la quale si intende gettare nuova luce sull’opera dell’artista. A cura di Sergio Risaliti ed Eva Francioli e l’organizzazione di Mus.e. e promossa da Città Metropolitana di Firenze su progetto del Museo Novecento, l’esposizione ripercorre alcuni dei temi che hanno caratterizzato la produzione di Depero per mettere in evidenza il legame della sua figura e del suo lavoro con il territorio fiorentino. Grande rilievo verrà riservato alla pratica del disegno e alle sue declinazioni, oltre che al complesso rapporto che lega da sempre la città di Firenze alle arti, nonché a quella dei lavori su tessuto, come gli splendidi arazzi di cui verranno presentati in mostra alcuni esemplari di grandi dimensioni come Cavalcata Fantastica e Due Maschere Tropicali.
La mostra presenterà per la prima volta a Firenze l’opera di Depero, che ha saputo coniugare l’elemento popolare a una fervida immaginazione figurativa, la grafica da fumetto a quella dei cartoni animati, temi della contemporaneità a motivi tradizionali come quello del cavallo.
Il progetto prende il via dalla presenza, nelle collezioni del Museo Novecento, di Nitrito in velocità (1932), capolavoro dell’artista parte delle collezioni civiche. Il dipinto fu donato dall’ingegnere navale Alberto Della Ragione al Comune di Firenze all’indomani delì’ alluvione del 1966, insieme a oltre 240 opere della sua celebre collezione. L’opera, rivelatrice di un’apertura di Della Ragione alle sperimentazioni delle avanguardie circoscritta alle esperienze del cosiddetto Secondo Futurismo, si offre come occasione per una più ampia riflessione sul collezionismo e sui legami che si possono creare tra collezionista e artista.

Immagine: Fortunato Depero, Nitrito in velocità (1932 circa, olio su tela; Firenze, Museo Novecento)

Info:
Fortunato Depero. Cavalcata fantastica
Firenze – Palazzo Medici Riccardi
Date Dal 28/09/2023 al 30/11/2023

Fonte: www.finestresullarte.info, 12 ago 2023

MONTEPULCIANO (Si). Giacomo Balla e l’idea futurista, un “Ritorno” a “Montepulciano”.

Nel maggio del 1912 Giacomo Balla fu ospite a Montepulciano della famiglia di una sua giovane allieva, Jole Nerazzini che compare in una foto mentre passeggia con il suo cane, un bassotto nero. Quello famoso del dipinto “Dinamismo di un cane al guinzaglio “ firmato lo stesso anno e andato a finire negli Stati Uniti, nella Albright-Knox Art Gallery di Buffalo. Elica Balla ricorda che il padre era andato a Montepulciano ospite in Palazzo Carletti della famiglia di Jole anche per dipingere le famose rose del terrazzo e invece … “Quale fu la sorpresa e anche la delusione quando, svolgendo l’unica tela riportata da Montepulciano si vide un curioso sventagliare di zampe di cagnolino e nell’alto della tela un susseguirsi di piedi”, ricorda Elica. Un quadro che Balla dedicò alla sua giovane allieva e al suo bassotto, protagonista assoluto del dipinto.
La contessina che aveva molte passioni, fu pittrice, come spesso si definiva, ma si occupò anche di politica, seguendo con partecipazione la causa fiumana e dalmata ed ebbe un grande amore per i viaggi e l’automobilismo. Fu una delle poche donne ad avere la patente di guida, primeggiando nelle competizioni sportive con auto straordinarie di sua proprietà. Un amore ereditato dal padre Cesare che ricoprì prestigiosi incarichi all’estero, come console nel 1903 a Shanghai e ministro plenipotenziario nel 1908 a Tangeri.
Nata a Montepulciano nel 1894 dove compì i primi studi, Jole si formò a Roma dove poté coltivare i suoi molteplici interessi fra cui la pittura, la sua prima passione. Nel 1910 frequentava casa Balla che dava su Villa Borghese, cui facevano capo, insieme agli allievi, pittori e artisti affermati. Un incontro fatale che avrebbe lasciato il segno nel suo futuro impegno artistico, anche se per lei non si trasformò mai in una vera e propria professione.
Parte da questo brano di storia privata (ricostruita su documenti e carteggi da Azelia Batazzi), della nobildonna Egle Nerazzini, figlia di un diplomatico e di una contessa, ma soprattutto allieva di un maestro come Balla, la mostra “Futuristi avanguardia italiana. Giacomo Balla e l’idea futurista, un ritorno a Montepulciano” aperta fino al 30 settembre nel Museo Civico Pinacoteca Crociani.
Il Futurismo un movimento di rottura in Italia agli albori del Novecento, proteso verso il futuro e la modernità con solide radici nel credo letterario di Filippo Tommaso Marinetti che nel 1909 a Parigi pubblicava sulle pagine de “Le Figaro” il primo “Manifesto del Futurismo”, seguito nel ’12 dalla mostra “Les peintres Futuristes Italiens” alla Galérie Bernheim – Jeune.
Giacomo Balla, nato a Torino nel 1871, è l’artista della luce e del movimento, della magia caleidoscopica dei colori, un protagonista indiscusso del Novecento. Dal divisionismo all’interesse per i temi sociali, dalla ritrattistica degli anni Venti al Futurismo, ai manifesti, la Ricostruzione futurista dell’universo, il Manifesto del Vestito Antineutrale, il Manifesto del Colore.
Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile” è scritto nella “Ricostruzione futurista dell’universo”,
il manifesto firmato nel 1915 da Balla e Depero. La progettazione artistica futurista riguarda ogni aspetto della realtà, dall’arredo all’oggettistica, alla moda, all’editoria, alla fotografia, al cinema, alla pubblicità. Poi il superamento del Futurismo e il ritorno alla pittura figurativa. Un artista poliedrico Balla, totale.
“Ho sempre dipinto, sto dipingendo, dipingerò fino all’ultimo istante. E’ l’opera d’arte che deve far parlare di sé. E’ dell’opera d’arte che si deve parlare. E’ l’opera d’arte che fa conoscere l’artista. Tutto il resto è mediocrità”, scriveva Balla nel 1930.
Organizzata dal Comune di Montepulciano e dal Museo Civico in collaborazione con Leogalleries di Monza, curata da Roberto Longi, la mostra presenta 32 opere di pittori futuristi.
Oltre a Balla ci sono i i maggiori protagonisti di quel movimento che avrebbe cambiato le coordinate del mondo dell’arte del Novecento. Come Umberto Boccioni presente con un delicato “Ritratto della signora Maffi” del 1910, matita blu, acquerello su carta e due studi del 1912, 13 che esaltano il movimento: del corpo umano e di un’automobile. Ben cinque, due oli e tre tempere di Balla. Opere di piccolo formato ma di grandissima qualità. Come i due sottobicchieri, oggetti preziosi per abbellire la casa, in cui colori primari s’intersecano con forme geometriche riprese nei bordi. E poi “Balfiore viola”, “Linee andamentali”, un gioco di leggerezza di forme e di colori che sfiorano l’astrazione. “Motivo per mattonella”, anni ’20, è una tempera su carta, un’esplosione di colore.
Di Fortunato Depero ben cinque opere fra cui si segnala del’23 “Il motociclista” o “Solido in velocità”, un disegno che rientra a pieno nel Manifesto dell’Arte Meccanica Futurista, lanciato nel ’22 da Pannaggi e Paladini a cui si aggiunse Prampolini. Di tutt’altro tenore “Vassoio siciliano” che illumina sull’attività del pittore in Sicilia nel 1926, ospite di Guglielmo Jannelli, futurista, amico e mecenate. Di Ardengo Soffici “Case a Poggio a Caiano”, di Pippo Rizzo “Paesaggio siciliano”, di Gerardo Dottori “Paesaggio con lago e fiumi” del’32, olio su tavola, che rappresenta un tipico paesaggio aeropittorico con colline, un fiume, un lago e lo scorcio di un paesetto dai tetti rossi. Ci sono poi i voli d’aeroplano di Tato, il Turbine di Alessandro Bruschetti, le vedute a volo d’uccello dei nuovi condomini che stavano nascendo alla periferia di Torino negli anni trenta di Marisa Mori, gli Aerei tricolori di Tullio Crali. E la “Venere cosmica” di Giulio D’Anna che affianca alla tecnologia degli Aerei Caproni il dinamismo della natura, del mare e dell’Etna della sua Sicilia.
Le opere in mostra sono distribuite lungo le sale del trecentesco palazzo Neri Orselli di fronte a quadrerie d’epoca, preziosi corali e pale d’altare. Un discorso a parte merita la sala dedicata alle terracotte robbiane. Definita da Vasari “un’arte nuova, utile e bellissima”, la scultura invetriata fu inventata da Luca Della Robbia sulla scia della rinascita della terracotta degli inizi del Quattrocento, promossa probabilmente da Donatello e poi diffusa nelle principali botteghe fiorentine. Imponenti, teatrali, bellissime quelle in mostra di Andrea della Robbia. Che si possono ammirare da vicino, nei particolari.

Info:
Futuristi. Avanguardia italiana. Giacomo Balla e l’idea futurista
Museo Civico Pinacoteca Crociani Via Ricci 10 Montepulciano (Siena) Tel. 0578-717300
Orario: da lunedì a domenica dalle 10.00 alle 19.00, chiuso il martedì e il pomeriggio del 27 agosto. Fino al 30 settembre 2023.

Autore: Laura Gigliotti

Fonte: www.quotidianoarte.com, 2 ago 2023