Nel maggio del 1912 Giacomo Balla fu ospite a Montepulciano della famiglia di una sua giovane allieva, Jole Nerazzini che compare in una foto mentre passeggia con il suo cane, un bassotto nero. Quello famoso del dipinto “Dinamismo di un cane al guinzaglio “ firmato lo stesso anno e andato a finire negli Stati Uniti, nella Albright-Knox Art Gallery di Buffalo. Elica Balla ricorda che il padre era andato a Montepulciano ospite in Palazzo Carletti della famiglia di Jole anche per dipingere le famose rose del terrazzo e invece … “Quale fu la sorpresa e anche la delusione quando, svolgendo l’unica tela riportata da Montepulciano si vide un curioso sventagliare di zampe di cagnolino e nell’alto della tela un susseguirsi di piedi”, ricorda Elica. Un quadro che Balla dedicò alla sua giovane allieva e al suo bassotto, protagonista assoluto del dipinto.
La contessina che aveva molte passioni, fu pittrice, come spesso si definiva, ma si occupò anche di politica, seguendo con partecipazione la causa fiumana e dalmata ed ebbe un grande amore per i viaggi e l’automobilismo. Fu una delle poche donne ad avere la patente di guida, primeggiando nelle competizioni sportive con auto straordinarie di sua proprietà. Un amore ereditato dal padre Cesare che ricoprì prestigiosi incarichi all’estero, come console nel 1903 a Shanghai e ministro plenipotenziario nel 1908 a Tangeri.
Nata a Montepulciano nel 1894 dove compì i primi studi, Jole si formò a Roma dove poté coltivare i suoi molteplici interessi fra cui la pittura, la sua prima passione. Nel 1910 frequentava casa Balla che dava su Villa Borghese, cui facevano capo, insieme agli allievi, pittori e artisti affermati. Un incontro fatale che avrebbe lasciato il segno nel suo futuro impegno artistico, anche se per lei non si trasformò mai in una vera e propria professione.
Parte da questo brano di storia privata (ricostruita su documenti e carteggi da Azelia Batazzi), della nobildonna Egle Nerazzini, figlia di un diplomatico e di una contessa, ma soprattutto allieva di un maestro come Balla, la mostra “Futuristi avanguardia italiana. Giacomo Balla e l’idea futurista, un ritorno a Montepulciano” aperta fino al 30 settembre nel Museo Civico Pinacoteca Crociani.
Il Futurismo un movimento di rottura in Italia agli albori del Novecento, proteso verso il futuro e la modernità con solide radici nel credo letterario di Filippo Tommaso Marinetti che nel 1909 a Parigi pubblicava sulle pagine de “Le Figaro” il primo “Manifesto del Futurismo”, seguito nel ’12 dalla mostra “Les peintres Futuristes Italiens” alla Galérie Bernheim – Jeune.
Giacomo Balla, nato a Torino nel 1871, è l’artista della luce e del movimento, della magia caleidoscopica dei colori, un protagonista indiscusso del Novecento. Dal divisionismo all’interesse per i temi sociali, dalla ritrattistica degli anni Venti al Futurismo, ai manifesti, la Ricostruzione futurista dell’universo, il Manifesto del Vestito Antineutrale, il Manifesto del Colore.
“Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile” è scritto nella “Ricostruzione futurista dell’universo”,
il manifesto firmato nel 1915 da Balla e Depero. La progettazione artistica futurista riguarda ogni aspetto della realtà, dall’arredo all’oggettistica, alla moda, all’editoria, alla fotografia, al cinema, alla pubblicità. Poi il superamento del Futurismo e il ritorno alla pittura figurativa. Un artista poliedrico Balla, totale.
“Ho sempre dipinto, sto dipingendo, dipingerò fino all’ultimo istante. E’ l’opera d’arte che deve far parlare di sé. E’ dell’opera d’arte che si deve parlare. E’ l’opera d’arte che fa conoscere l’artista. Tutto il resto è mediocrità”, scriveva Balla nel 1930.
Organizzata dal Comune di Montepulciano e dal Museo Civico in collaborazione con Leogalleries di Monza, curata da Roberto Longi, la mostra presenta 32 opere di pittori futuristi.
Oltre a Balla ci sono i i maggiori protagonisti di quel movimento che avrebbe cambiato le coordinate del mondo dell’arte del Novecento. Come Umberto Boccioni presente con un delicato “Ritratto della signora Maffi” del 1910, matita blu, acquerello su carta e due studi del 1912, 13 che esaltano il movimento: del corpo umano e di un’automobile. Ben cinque, due oli e tre tempere di Balla. Opere di piccolo formato ma di grandissima qualità. Come i due sottobicchieri, oggetti preziosi per abbellire la casa, in cui colori primari s’intersecano con forme geometriche riprese nei bordi. E poi “Balfiore viola”, “Linee andamentali”, un gioco di leggerezza di forme e di colori che sfiorano l’astrazione. “Motivo per mattonella”, anni ’20, è una tempera su carta, un’esplosione di colore.
Di Fortunato Depero ben cinque opere fra cui si segnala del’23 “Il motociclista” o “Solido in velocità”, un disegno che rientra a pieno nel Manifesto dell’Arte Meccanica Futurista, lanciato nel ’22 da Pannaggi e Paladini a cui si aggiunse Prampolini. Di tutt’altro tenore “Vassoio siciliano” che illumina sull’attività del pittore in Sicilia nel 1926, ospite di Guglielmo Jannelli, futurista, amico e mecenate. Di Ardengo Soffici “Case a Poggio a Caiano”, di Pippo Rizzo “Paesaggio siciliano”, di Gerardo Dottori “Paesaggio con lago e fiumi” del’32, olio su tavola, che rappresenta un tipico paesaggio aeropittorico con colline, un fiume, un lago e lo scorcio di un paesetto dai tetti rossi. Ci sono poi i voli d’aeroplano di Tato, il Turbine di Alessandro Bruschetti, le vedute a volo d’uccello dei nuovi condomini che stavano nascendo alla periferia di Torino negli anni trenta di Marisa Mori, gli Aerei tricolori di Tullio Crali. E la “Venere cosmica” di Giulio D’Anna che affianca alla tecnologia degli Aerei Caproni il dinamismo della natura, del mare e dell’Etna della sua Sicilia.
Le opere in mostra sono distribuite lungo le sale del trecentesco palazzo Neri Orselli di fronte a quadrerie d’epoca, preziosi corali e pale d’altare. Un discorso a parte merita la sala dedicata alle terracotte robbiane. Definita da Vasari “un’arte nuova, utile e bellissima”, la scultura invetriata fu inventata da Luca Della Robbia sulla scia della rinascita della terracotta degli inizi del Quattrocento, promossa probabilmente da Donatello e poi diffusa nelle principali botteghe fiorentine. Imponenti, teatrali, bellissime quelle in mostra di Andrea della Robbia. Che si possono ammirare da vicino, nei particolari.
Info:
“Futuristi. Avanguardia italiana. Giacomo Balla e l’idea futurista”
Museo Civico Pinacoteca Crociani Via Ricci 10 Montepulciano (Siena) Tel. 0578-717300
Orario: da lunedì a domenica dalle 10.00 alle 19.00, chiuso il martedì e il pomeriggio del 27 agosto. Fino al 30 settembre 2023.
Autore: Laura Gigliotti
Fonte: www.quotidianoarte.com, 2 ago 2023