BERGAMO. L’Università prosegue nel recupero dell’ex Monastero di Sant’Agostino.

Complesso conventuale tra i più illustri della città di Bergamo, fondato nel XIV secolo dagli Eremitani di Sant’Agostino, poi passato nel XV secolo agli Osservanti di Lombardia che ne promossero un profondo rinnovamento, nell’800 il grandioso Monastero di Sant’Agostino, soppressi gli Ordini monastici, divenne caserma e deposito d’armi, per soffrire poi di un lungo degrado da cui l’ha salvato l’Università di Bergamo, che nel 2015, all’interno di una campagna di restauro sull’intero complesso, ha fatto della chiesa la propria Aula Magna.
Gli ultimi lavori (del costo di 6,5 milioni), avviati dall’Ateneo nel maggio del 2020 in sinergia con il Comune, hanno interessato il Chiostro Minore, il più antico, che dallo scorso 16 settembre ha reso disponibile un nuovo spazio (1.630 mq coperti, oltre al cortile e al loggiato a piano terra, coperto ma non chiuso) in cui, tra l’altro, trovano posto locali di ristoro e spazi per l’ampliamento della Biblioteca Umanistica. E, come sempre accade, i restauri hanno offerto l’occasione per studiare queste mura così stratificate, che si sono rivelate molto generose di informazioni e di nuove scoperte.
La Soprintendenza, guidata da Luca Rinaldi, ha voluto infatti che i lavori si svolgessero secondo i principi del restauro conservativo, mantenendo tutte le fasi storiche che hanno lasciato un segno sulle strutture, così come si era fatto nella ex chiesa. Lo conferma Massimo Locatelli, responsabile Settore edifici e monumenti del Comune e direttore dei lavori, «l’intervento architettonico è stato rigorosamente di tipo conservativo, pur con l’inserimento di quelle dotazioni indispensabili al riuso. Abbiamo così cercato di ricostruire una sintesi interpretativa della stratigrafia architettonica, integrando le fonti documentali con le rilevanze dei disvelamenti emersi dai lavori ma grazie al descialbo delle sovrapposizioni dell’800 e ’900, nel corso dell’uso militare, l’intervento ha rivelato anche un’inaspettata e preziosa componente decorativa».
Si tratta di lacerti di affreschi e decorazioni, attualmente allo studio, che testimoniano le varie fasi costruttive del Chiostro Minore. Come ci illustra Silvia Massari, Soprintendenza di Bergamo e Brescia, «il Chiostro Minore fu il primo a essere costruito, a partire dalla prima metà del ’300. Subì poi distruzioni, ricostruzioni, rifacimenti, e i lacerti ritrovati documentano la sovrapposizione di tutte le fasi. La stessa decorazione delle arcate del chiostro al piano terreno è diversa sui quattro i lati: a conci policromi bianchi e neri nell’ala sud (probabilmente la più antica, della fine del ’400), a finti lacunari con decorazione floreale sugli altri tre lati, ma di diversa fattura. Frammenti di decorazione più antica, probabilmente del XIV secolo, sono stati ritrovati in una saletta al pianterreno del chiostro, dove è presente anche una bella “Crocefissione”, forse della prima metà del ’400, purtroppo mutila nella parte alta.
I ritrovamenti più interessanti sono però quelli al primo piano dell’ala nord, dove è stato riscoperto, in una grande sala, un interessante fregio allegorico cinque-seicentesco che, insieme a Sonia Maffei, docente dell’Università di Pisa, abbiamo studiato dal punto di vista della consistenza materiale, delle fonti documentali e dell’interpretazione dell’iconografia: lo studio verrà pubblicato a breve su “Fontes, rivista di Iconografia e Storia della Critica d’Arte”». Ma non basta: «attigua a questa sala è stata anche riscoperta, sotto numerosi stati di scialbo, la galleria con i ritratti di Padri Agostiniani, dipinta tra il 1728 e il 1730 dai fratelli Adolfi su commissione del priore Gian Michele Cavalieri, come narra Antonio Tiraboschi nel suo manoscritto. Purtroppo lo stato di conservazione dei dipinti della galleria non è buono, ma è una scoperta molto importante dal punto di vista documentale».
Al restauro dell’ex Monastero di Sant’Agostino sta per aggiungersi un importante tassello grazie alla donazione, da parte della Fondazione Maria Zanetti Onlus, di 100mila euro, che saranno destinati al recupero dell’antica sagrestia. Del locale, di 65 metri quadri, poco si sa, se non attraverso una nota del 1486 in cui si legge che «si dà compimento alla Sagrestia molto prima incominciata». Dell’antica decorazione oggi restano gli affreschi sulla volta e nelle nicchie, ancora in buono stato di conservazione, che saranno restaurati, come l’intero ambiente, in vista della destinazione della sagrestia a sala per seminari, club house, faculty room e sala di rappresentanza dell’Università degli Studi di Bergamo.
Lo spazio sarà intitolato alla memoria di Maria Zanetti (Bergamo, 1965-2003), figura che, all’impegno professionale in Italia e all’estero, aggiungeva una forte militanza nel volontariato, specie presso gli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Autore: Ada Masoero

Fonte: www.ilgiornaledellarte.com 27 feb 2024