Da palazzo Piloni è venuta ieri mattina una spinta non priva di interesse verso la valorizzazione e l’utilizzazione a scopi culturali ma anche economici degli scavi archeologici, porzione non infima delle potenzialità di sviluppo pluridirezionale del Bellunese.
Nella saletta degli affreschi di Cesare Vecellio il presidente Oscar De Bona e l’assessore Flavia Colle hanno proposto, presenti il soprintendente archeologico del Veneto Maurizia De Min (bellunese di Lamosano) e l’ispettore della Soprintendenza stessa per il Bellunese, Giovanna Gangemi, nonché una trentina di rappresentanti di Comunità montane e di Comuni interessati per territorio agli scavi archeologici ma soprattutto di dirigenti delle associazioni culturali bellunesi, cadorine ed agordine impegnate nella ricerca archeologica, la creazione di un tavolo permanente a supporto delle attività di ricerca, scavo e valorizzazione multilaterale degli scavi archeologici.
In un ambito in cui le certezze riguardano solo l’esistente, vale a dire i tesori già scavati ed esposti in modo razionale ed organico in importanti istituzioni museali, dalla splendida raccolta di reperti provenienti dalla stipe votiva di Lagole aperta da poco nel museo della Magnifica Comunità di Cadore a Pieve al più importante museo archeologico della provincia, quello di Belluno, passando per le istituzioni museali del pari interessanti di Selva, Feltre e di altre località, mentre restano ovviamente tutte da scoprire le ricchezze di scavi in corso, durante la riunione si è persa un po’ la coscienza del valore delle associazioni di settore che con le loro scoperte hanno dato lustro e motivi di vanto alla stessa Soprintendenza, mentre sono stati portati come prioritari elementi di principio (leggi l’uso dei metal detector, senza i quali i bellunesi non saprebbero nulla dei loro progenitori del Bus del Buson o di una trentina di presidi militari romani a difesa delle grandi direttrici viarie) oppure posizioni di superata rigidità circa la datata legislazione sui reperti e sulla proprietà degli stessi.
Alla fine è stato deciso, dopo due ore di interventi, di affidare ad un gruppo di lavoro ristretto la bozza di una convenzione che legherà Regione, Provincia, Comuni, Comunità montane, gruppi culturali archeologici, col supporto tecnico scientifico della Soprintendenza patavina, nel tentativo di dare allo scavo archeologico di un certo valore maggiore dignità culturale ed una possibilità di utilizzazione in panorami non solo economici, ma soprattutto ambientali, naturalistici e storici. La bozza sarà quindi proposta, dopo una riunione dei cinque del comitato ristretto ai primi di maggio, all’approvazione delle componenti istituzionali e culturali del progetto.
Autore: Redazione
Fonte:Il Gazzettino on line