ARTICOLO 38: E’ TROPPO DIFFICILE ESSERE LIBERALI””

Ammontano a circa 17 milioni di euro le erogazioni a sostegno dell’arte e dello spettacolo effettuate dai 308 imprenditori-mecenati che nel 2001 si sono avvalsi degli incentivi fiscali previsti dall’art. 38 della legge 342/2000, in base al quale sono pienamente deducibili dal reddito di impresa tutte le erogazioni liberali concesse in favore di istituzioni culturali pubbliche e private. Pochi, 17 milioni di euro, se si considera che la norma prevedeva per il 2001 un tetto complessivo di 139,5 milioni di euro, all’interno del quale la liberalità era completamente detassata sia per le imprese mecenati che per i beneficiari (infatti, mentre le imprese possono dedurre dal reddito le somme versate senza alcun limite, i beneficiari, superata tale soglia complessiva, sono tenuti a versare allo Stato il 37 % delle quote eccedenti).Molti, se si pensa invece alla novità della norma, divenuta di fatto operativa solo negli ultimi mesi del 2001, e al suo complicato meccanismo di attuazione. E’ lo stesso ministro Urbani a riconoscerlo: “Innanzitutto la norma è ancora poco conosciuta perché è entrata in vigore a fine giugno”, ha dichiarato al Giornale dell’Arte. “Ci siamo attivati subito predisponendo un ufficio e un servizio informazioni anche sul sito internet per spiegare il suo funzionamento e nell’ultimo mese a disposizione per la presentazione delle domande abbiamo dato ampio risalto alle opportunità insite in questa norma attraverso i giornali ed inserzioni pubblicitarie. Quando però i cittadini non utilizzano una norma vi sono anche della ragioni più profonde: molti sono stati scoraggiati dalla macchinosità della norma che impone ai beneficiari di versare imposte su una parte dei contributi ricevuti nel caso si superasse il tetto di deduzioni previste. E’ chiaro che questo può generare incertezza nei bilanci di molte istituzioni culturali, che quindi hanno rinunciato ad utilizzarlo”.

Invece secondo l’ex ministro Giovanna Melandri, che della norma era stata la promotrice, “nè Urbani né Sgarbi hanno fatto niente per far conoscere l’articolo 38. Abbiamo dovuto persino sollecitare il Governo con un’interrogazione parlamentare affinché si attivasse perlomeno predisponendo la documentazione necessaria per poter usufruire della norma.”

Per il futuro Urbani assicura che “stiamo pensando di trasformare il regolamento di attuazione dell’art. 38 in una vera e propria Tremonti per la cultura. Partiremo dalle utili indicazioni che tutto il mondo dell’associazionismo e della società civile (penso in particolare alle proposte di Confindustria) avevano già formulato in occasione della stesura del precedente regolamento e che forse per poca fiducia nel privato non si è avuto il coraggio di inserire. Definiremo queste modifiche nei prossimi tre mesi per rilanciare le erogazioni liberali per il 2002”.

Tornando all’art. 38, il 13 % dell’importo totale delle operazioni è stato incamerato dai Comuni mentre nulla è stato erogato alle Regioni. Tra i soggetti beneficiari anche associazioni e fondazioni. A sfruttare maggiormente il beneficio fiscale sono stati la Lombardia (dove i “mecenati” hanno versato oltre 6,25 milioni di euro e i beneficiari ne hanno incassati 6,08) e il Veneto (3,56 milioni di euro di erogazioni, 4,08 di incassi). Nessun intervento, invece, in Trentino, Sardegna, Molise, Calabria e Valle d’Aosta. Il mecenatismo si è rivolto soprattutto verso lo spettacolo, cui va il 62,6 % dei finanziamenti, contro il 37,4 % dei beni culturali. Tra i beneficiari, spiccano i grandi enti lirici del Teatro della Scala (2,58 milioni di euro) e de La Fenice (2,72). Tra i privati, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia per il recupero dell’isola di San Giorgio. Per lo Stato, hanno ricevuto finanziamenti la Soprintendenza per i bbaass dell’Umbria per la ricostruzione post sismica e l’Opificio delle pietre dure di Firenze per la sperimentazione e ricerca.

Autore: Beatrice Fabbretti

Fonte:Il Giornale dell’Arte