VENARIA REALE (To). LA FRAGILITÀ DELLA BELLEZZA . Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati.

Sale delle Arti, Reggia di Venaria – Torino, fino al 16 settembre 2018.
Sono 212 le opere, dall’antichità al contemporaneo, sottoposte a intervento di restauro ed esposte in mostra, tra esse dipinti di Tiziano, Van Dyck, Twombly .
La mostra copre un arco cronologico di quasi 40 secoli, spaziando dall’antichità al contemporaneo fornendo così un ampio panorama del patrimonio artistico italiano. Tra le opere esposte, gli affreschi della Tomba di Henib, dal Museo Egizio di Torino; la preziosa Testa di Basilea, dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo di Anton Van Dyck, da Palazzo Reale di Genova; San Girolamo penitente di Tiziano, dalla Pinacoteca di Brera; San Daniele nella fossa dei leoni di Pietro da Cortona, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, fino a opere di Morandi, Burri e Twombly.
maestro_di_staffolo_pala_doppiaNella grande varietà non mancano oggetti particolari come il Mantello Tupinambà, realizzato con penne e fibre di cotone, giunto tra XVI e XVII secolo in Italia dal Brasile, oggi conservato alla Pinacoteca Ambrosiana, o il seicentesco Clavicembalo dipinto, dal Museo Nazionale degli strumenti musicali di Roma. . .
Il percorso espositivo è organizzato secondo una logica cronologico/tematica che ha come focus la fragilità del nostro patrimonio e si conclude significativamente con una sala dedicata alle opere danneggiate dal terremoto.
La particolarità del titolo è stata spiegata dai due curatori:
Si può dire che non vi siano affreschi, tele, sculture e architetture che abbiano attraversato gli anni, a volte i secoli, senza bisogno di restauri. Vi sono restauri che fanno epoca perché rivelano le opere nella loro realtà al di là di una sequela di restauri che le avevano alterate, veri restauri di scoperta. Ma vi sono anche restauri dovuti alla necessità di contrastare l’azione del tempo, correggere errori, garantire la resistenza di un’opera al di là della sua intrinseca fragilità (dall’intervento di Carlo Bertelli).
Ma anche opere realizzate all’origine con le tecniche più solidamente accreditate presenteranno delle fragilità, derivanti, in questo caso, proprio dalla loro condizione di perfezione (dall’intervento di Giorgio Bonsanti).
Tra le opere varie segnalate al momento della presentazione, sono state evidenziate :
Il paliotto di San Filippo Neri è uno dei rari arredi realizzati dall’ebanista torinese Pietro Piffetti per un edificio ecclesiastico. Questo straordinario apparato composto da cinque elementi assemblati (una contromensa, due ali laterali, un controtabernacolo e un baldacchino con crocifisso) – fu concepito per l’altare maggiore della chiesa torinese dedicata al fondatore della Congregazione dell’Oratorio. L’esecuzione del paliotto, nel 1749, coincise con il primo centenario della presenza dei Filippini a Torino.