La Nuova Venezia 09/07/2006
Tra Venezia e Udine scoppia la guerra del Carpaccio. L’arbitro è il ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli. Dovrà dire quale tra le due città potrà tenersi uno dei più bei dipinti dell’artista rinascimentale, Cristo e gli strumenti della Passione, di proprietà delle Gallerie dell’Accademia — dove è ora per una pulitura — ma dal 1919 in deposito al Museo di Udine, concepito per la chiesa locale di San Pietro Martire. La Soprintendenza lo vuole tenere per le Grandi Gallerie, ma il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Riccardo Illy ha scritto a Rutelli per riaverlo.
La soprintendente del polo museale veneziano, Giovanna Nepi Scirè — anche se su tutta la vicenda ha mantenuto un profilo basso, cercandodi non irritare la parte friulana — non nasconde il desiderio di mantenere in laguna questo capolavoro del Carpaccio, che è contemporaneo al ciclo veneziano delle Storie di Sant’Orsola conservate alle Gallerie dell’Accademia e che rappresenta una delle più alte realizzazioni religiose dell’artista.
Per questo la tela — transitata a Venezia dopo una mostra a Bruxelles per alcuni interventi di restauro e pulitura compiuti nei laboratori delle Galleria — è ancora nel museo veneziano, nonostante il restauro si sia concluso già da tempo. L’obiettivo è mantenerla in pianta stabile, rivendicando il proprio diritto di primogenitura. Ma Udine e il Friuli Venezia Giulia non ci stanno. Prima a muoversi è stata la Lega Nord con un’interrogazione sulla vicenda presentata in Regione dal gruppo consiliare.
E così la questione, da artistica, è diventata anche politica, con il governatore triestino Riccardo Illy che ha preso carta e penna e ha scritto al ministro dei Beni culturali.
La lettera si apre con una cronistoria del possesso della tela.
«Dal 1919 — scrive Illy a Rurtelli — i Civici musei di Udine hanno conservato e a lungo esposto al pubblico, nelle collezioni della Pinacoteca, il dipinto di Carpaccio, uno dei più significativi del Rinascimento veneziano. L’opera, realizzata per la chiesa di San Pietro Martire a Udine, nel 1838 venne requisita e trasferita all’Hofmuseum di Vienna. Nel 1919 venne restituita allo Stato italiano, che la diede in consegna alle Gallerie dell’Accademia di Venezia».
Concessi a titolo di deposito al Museo di Udine, il dipinto vi è rimasto fino alla scorsa primavera, quando è stato prestato per le mostre di Liegi e Bruxelles sull’Eucarestia. Ed è qui che — secondo Illy — si è perpetrato il «sequestro».
«Dopo le mostre — scrive il presidente della Regione Illy al ministro dei Beni culturali — l’anno scorso l’opera è stata ripresa dalle Gallerie che, dopo alcuni restauri, si sono dichiarate disponibili alla sua restituzione a Udine, anticipando tuttavia l’intenzione di riprendere definitivamente il dipinto tra due/tre anni, ovvero quando saranno messi a disposizione i nuovi spazi delle Gallerie».
Una richiesta per Illy inaccettabile. «Attualmente — ricorda a Rutelli — l’opera non è stata ancora restituita ai Musei di Udine che giustamente la reclamano». Di qui la richiesta al ministro di «un suo personale interessamento affinchè quest’opera sia restituita definitivamente alla sua città».
Ma Venezia e la dottoressa Nepi Scirè non hanno intenzione di mollare tanto facilmente, reclamando i propri diritti sul Carpaccio conteso. Chi la spunterà?
Autore: Enrico Tantucci
Fonte:La Nuova Venezia