TURISMO CULTURALE: Un ticket per le città d’arte.

Il professor Tiezzi: una visita di poche ore crea solo danni ecologici.
«I turismo mordi e fuggì è solo un danno, fa benissimo il sindaco di San Gimignano a lamentarsene e sarebbe nel giusto se mettesse un ticket di accesso alla città». Stavolta non è provocazione intellettuale, ma l’opinione di Enzo Tiezzi, uno dei massimi scienziati italiani in materia di ecologia e ambiente. Il professore senese insegna Chimica fisica all’Università, ma è soprattutto celebre per le sue ricerche sull’impatto ambientale delle popolazioni sul territorio che gli hanno valso il premio «Prigogine», universalmente considerato il Nobel per l’ecologia. In questi giorni Tiezzi è impegnato, assieme ai massimi esperti mondiali della materia, al «Footprint Forum» di Siena, dove i temi della sostenibilità e del peso dei turisti sulle città d’arte è argomento di discussione.

Professore, è possibile calcolare quante risorse consuma un turista?
«Certamente. Noi lo facciamo da anni attraverso l’impronta ecologica».

Di che si tratta?
«E’un sistema inventato da due ricercatori, William Rees e Matis Wackernagel, con cui si mettono in correlazione da una parte i bisogni dei cittadini in termini di aria, acqua, cibo ed energia e dall’altra la capacità di un territorio di esaudirli. In pratica si arriva a capire quanto spazio servirebbe a una città per soddisfare le esigenze della sua popolazione. E, soprattutto, se il saldo tra questi valori è positivo o negativo».

E i risultati quali sono?
«Disastrosi se pensiamo a paesi come Stati Uniti o Giappone. Migliori se guardiamo all’Italia, a parte dell’Europa o a città notoriamente vivibili come Siena. New York, ad esempio, consuma un territorio cento volte superiore ai suoi confini geografici».

I turisti che peso hanno in questo calcolo?
«Anni fa, con la collaborazione di Trista Patterson, analizzammo il caso di Venezia. Servirono due anni di studio e calcoli molto complessi, alla fine dimostrammo come la laguna sopporti un peso enorme in termini di consumo del territorio per colpa dei turisti. Anzi, soprattutto per colpa del turismo mordi e fuggi».

Si finisce sempre per mettere sotto accusa quello…
«Non è un caso, è una questione scientifica. Troppe persone ormai frequentano le nostre città d’arte solo per alcune ore, consumando buona fetta della risorse senza lasciare in cambio neanche un soldo. Ecco perché l’idea del ticket non è poi così sbagliata».

Si spieghi meglio.
«Un turista che si ferma per alcuni giorni spende soldi in musei, negozi, ristoranti e, dunque, restituisce al territorio parte delle risorse che ha consumato sotto forma di corrispettivo economico. Chi arriva a San Gimignano, tanto per fare un esempio, e se ne va via dopo un paio d’ore non solo non restituisce l’acqua che ha consumato, ma non contribuisce in alcun modo a ‘pagare’ questa risorsa. Per questo il sindaco di quella meravigliosa città farebbe benissimo a mettere un ticket d’ingresso».

Dice sul serio?
«Eccome. Sarebbe anche un modo per rendere più consapevoli i forestieri del luogo dove si trovano. Pensi, una quarantina d’anni fa la moglie di un premio Nobel americano, di cui non voglio fare il nome, mi raccontò di essere stata in Italia dove, in tre giorni, aveva visitato Venezia, Firenze e Roma. Ebbene, per un cambio di programma invece che in laguna la portarono a Pisa e lei tornò a casa entusiasta per quant’era bella Venezia con quella Torre Pendente. Ecco perché i turisti mordi e fuggì sono più che un danno: neanche fanno buona pubblicità ai posti che visitano…».

 

Autore: Francesco Meucci

Fonte:Il Resto del Carlino