Ventotto anni, due restauri e un incendio dopo. Manca ormai un mese e la Cappella della Sindone di Torino, tra i più grandi capolavori dell’architettura barocca mondiale, opera tardo secentesca del modenese Guarino Guarini, aprirà nuovamente al pubblico dopo una lunga attesa durata quasi tre decenni. Ad annunciarlo, ieri, è stato il ministero per i Beni Culturali. La notizia, che aleggiava per Torino da settimane, è stata confermata da un comunicato stampa.
Nella mattina di giovedì 27 settembre, dunque, il ministro Alberto Bonisoli taglierà il nastro per inaugurare quello che da più parti è stato annunciato come «il restauro del secolo» per la sua complessità e per le tecniche innovative utilizzate per poter rendere nuovamente solida una struttura offesa dalle fiamme nella sua anima più preziosa.
All’indomani del celebre incendio dell’aprile 1997 – che fece in realtà più notizia per il salvataggio della Sindone da parte dei Vigili del Fuoco torinesi – in pochi avrebbero scommesso sulla possibilità di poter ammirare nuovamente un’opera architettonica così complessa e compromessa da un devastante incendio che quella notte di 21 anni fa la trasformò in una fiaccola nel cielo buio di Torino.
In pochi ricordano che quell’incendio intervenne al termine di un precedente e complesso restauro. La Cappella della Sindone, infatti, era chiusa al pubblico dal 4 maggio 1990. Quel giorno precipitò sul marmo del pavimento una piccola porzione di cornicione. Un piccolo danno, ma sufficiente per rendere la struttura inagibile. La Cappella nel 1997 era pronta con il suo nuovo maquillage per affrontare l’arrivo del nuovo millennio con una doppia Ostensione (nel 1998 e nel 2000).
Oggi abbiamo solo una data: 27 settembre. Ancora non si sa quali saranno le molteplici attività che verranno organizzate dai Musei Reali di Torino e dal ministero per celebrare l’evento. Di certo si sa che tra venerdì 28 e domenica 30 settembre la cappella sarà accessibile ai visitatori al prezzo speciale di 3 euro. Da martedì 2 ottobre, invece, l’accesso sarà compreso nel biglietto dei Musei Reali. A Torino, ma non solo in città, l’attesa è alta proprio perché più di una generazione non ha mai avuto l’opportunità di ammirare questo capolavoro nascosto.
Lo stesso accadde negli Anni 90, e poi nel 2007, quando fu riaperta al pubblico la Reggia di Venaria Reale, letteralmente restituita al patrimonio culturale mondiale.
La Cappella della Sindone riserva per il futuro un’importante novità. Forse inedita, ma non del tutto. Contrariamente a quello che si pensa, infatti, l’opera del Guarini non fa parte del cinquecentesco Duomo di Torino. La Cappella è incastonata al centro dell’ala occidentale di Palazzo Reale, la severa e sfarzosa struttura che i Savoia utilizzavano come propria residenza ufficiale. Il motivo è molto semplice. La Sindone non era solo una reliquia, era il loro tesoro più importante, superiore a qualsiasi corona o gioiello. La cappella progettata per deporla e conservarla, ma anche per proteggerla, si trovava all’interno del loro appartamento. Il re e la corte dell’assolutismo sabaudo, insomma, potevano recarsi a venerarla chiusa nel suo cofanetto in argento semplicemente aprendo una porta, o meglio un portale, del loro appartamento di rappresentanza. Sarà lo stesso portale che, finalmente spalancato dopo quasi trent’anni, permetterà ai primi visitatori di poter accedere a una struttura impressionante.
Fino al 1990, invece, la cappella guariniana era accessibile attraverso il Duomo. Guarini aveva progettato un doppio accesso: per il re e la corte, allo stesso piano del loro appartamento, e una doppia rampa di scale ai due lati dell’altare maggiore della cattedrale per il vescovo e il clero. Con una sostanziale differenza: questi ultimi dovevano salire le scale. Un modo come un altro per ribadire la reale proprietà della reliquia.
Questi due accessi, dal 27 settembre, non saranno agibili. La cappella diventerà parte integrante del percorso di visita, già ricco e straordinario, dei Musei Reali di Torino, un affascinante viaggio attraverso la storia della dinastia sabauda: con gli appartamenti politici; la Biblioteca Reale, l’Armeria Reale, la Galleria Sabauda e il Museo Archeologico. Più anime fuse in quello che viene definito un piccolo Hermitage italiano.
Autore: Andrea Parodi
Fonte: www.lastampa.it, 28 ago 2018
Info:
Ufficio stampa mr-to.ufficiostampa@beniculturali.it