La NeoartGallery di Roma in collaborazione con la Proloco di Teggiano presenta la seconda edizione della Rassegna d’arte contemporanea ”Vis à vis, corps à corps” (patrocinata dal Comune di Teggiano -SA).
Le opere di Luigi Cervone, Massimo Franchi, Pasquale ‘Nero’ Galante, Marco Mezzacappa raccontano, attraverso le immagini, il corpo ed il rapporto del soggetto con la propria esteriorità, alla quale (proprio per il legame di appartenenza) è difficile guardare con oggettività: “non si può –sosteneva il sociologo Compte- essere spettatori ed attori sulla medesima scena”.
L’intento è di osservare se stessi dall’esterno; dice il curatore Francesco Giulio Farachi: ” metterci di fronte ad uno specchio è distaccarci da noi stessi, guardarci come ci vedono gli altri”.
L’iniziativa mostra come il piccolo centro medievale del salernitano sia attento nella selezione delle proposte artistiche. La NeoartGallery di Roma, infatti, fin dai suoi esordi si è indirizzata verso una nuova figurazione, decisa e coraggiosa nel rappresentare una corporeità, non sempre accattivante, ma sicuramente vera. Una scelta all’insegna della qualità esecutiva, che trova riconoscimento da parte delle istituzioni comunali ed è confermata dalla Proloco di Teggiano con il progetto di una terza edizione di ”Vis à vis, corps à corps” nel 2007.
Info:
‘Vis à vis, corps à corps’
Seconda Rassegna d’Arte Contemporanea Città di Teggiano
Chiostro di San Francesco , Centro Storico, Teggiano (SA)
Durata: fino a Domenica 6 Agosto 2006
Orario 10.30 / 13.00 ; 17,30 / 22,00 – Ingresso gratuito
Organizzazione: Neoart Gallery Via Urbana 122, 00184 ROMA Tel +39 06 4740795, neoartgallery@neoartgallery.it; www.neoartgallery.it
Proloco di Teggiano – +39 0975 79.600 – info@prolocoteggiano.it; www.prolocoteggiano.it
TESTO CRITICO
‘ L’immagine fisica nostra, fuori di noi, tratteggiata e messa lì a raccontarci, a rinfacciarci piuttosto, la fragilità, la forza, il mistero delle nostre vite che scorrono via. […]guardare il corpo come guardare noi stessi. Metterci di fronte ad uno specchio è distaccarci da noi stessi, guardarci come ci vedono gli altri, scrutare fra le pieghe della pelle, negli interstizi dello sguardo, fra le increspature degli umori, trasferire su un’immagine riflessa il peso di un’oggettività che altrimenti non riuscirebbe a venir fuori, imprigionata com’è dalle veemenze dell’Io.
E pensare così, su questo riverbero, di avere il controllo del tempo, noi che come tanti, innumerevoli Dorian Gray, teniamo le immagini nelle soffitte della nostra razionalità, ci dilettiamo a vedere come esse pur rimanendo in pose fisse muovano lungo il tempo, deliniino gli eventi le stagioni le esperienze della vita.
E così ci illudiamo che ci permettano di rimanere uguali a noi stessi, noi a rimanere immutati e loro a dirci come le cose cambino.
È un dialogo, è un confronto, una contrapposizione.
L’immagine fisica nostra, fuori di noi, tratteggiata e messa lì a raccontarci, a rinfacciarci piuttosto, la fragilità, la forza, il mistero delle nostre vite che scorrono via.’
Francesco Giulio Farachi