Nella mostra veneziana di Palazzo Grassi del ’98, dedicata a Picasso e agli anni dal ’17 al ’24, curata da Jean Clair, il grandioso sipario di “Parade” era stato disposto da Gae Aulenti in alto per essere visto dallo scalone. Un allestimento spettacolare. Non diversamente da quello pensato per la mostra appena aperta a Roma. Non essendoci spazio alle Scuderie, il vicino Palazzo Barberini è sembrata la soluzione migliore. Conservato al Centre Pompidou di Parigi, è stato in mostra solo in rare occasioni. Oltre Venezia nell’84 al Brooklin Museum di New York, a Palazzo della Gran Guardia di Verona nel ’90, al Centre Pompidou di Metz nel ’12 – ’13 e ultimamente al Museo di Capodimonte di Napoli. Del resto le dimensioni della tela, 17 metri per 11, sono tali da rendere quanto mai complesso e lungo l’allestimento, precisa il vicedirettore del Museo di palazzo Barberini Michele di Monte.
Il sontuoso salone (oltre 500 mq) dominato dalla volta affrescata da Pietro da Cortona con il “Trionfo della Divina Provvidenza” ad esaltazione della gloria della famiglia papale, appare più piccolo coperto com’è per un’intera parete fino al soffitto dall’enorme sipario. Una tela a grana grossolana dipinta a tempera dal maestro e dai suoi collaboratori fra cui Carlo Socrate nello studio di Buttes Chaumon a Parigi, ma ideata tra Roma e Napoli nel 1917. Un’opera che qui si può vedere in prospettiva, ma anche da molto vicino e che pur apparendo con i colori opacizzati e sbiancati, mantiene intatto il suo fascino. A cui si aggiunge la suggestione del luogo, un salone di parata anch’esso, destinato ad introdurre gli ospiti dei Barberini. Inevitabile il confronto fra il tema dell’effimero e dell’illusione teatrale, dello spazio reale e di quello immaginato, sia del sipario che della volta. Fra Bernini, Pietro da Cortona e Picasso. Fra temi d’avanguardia e barocchi allo stesso tempo.
Il sipario dunque come preludio della mostra ”Picasso fra Cubismo e Classicismo: 1915 – 1925”, dieci anni cruciali per la sua arte, ospitata fino al 21 gennaio 2018 alle Scuderie del Quirinale. Prodotta da Ales spa in collaborazione con MondoMostre e le Gallerie Nazionali di Arte Antica, curata da Olivier Berggruen con Annunciata von Liechtestein, allestimento Annabelle Selldorf, raccoglie più di cento capolavori tra tele, disegni, gouache, oltre a fotografie, documenti, spartiti, lettere autografe. C’è anche il costume del “Prestigiatore cinese” di “Parade” in tessuto dipinto a mano con applicazioni del Victoria and Albert Museum.
La mostra che ribadisce la vocazione internazionale delle Scuderie “approfondisce il rapporto di Picasso con la danza e indaga la sua libertà stilistica fra classicismo e cubismo”, precisa Mario De Simoni presidente e ad di Ales. Ben 38 i prestatori europei, americani e giapponesi. Oltre ai collezionisti privati i grandi musei di Parigi, Londra, New York, Barcellona, Madrid, Berlino. La mostra è inserita nel progetto Picasso Méditerranée che unisce dieci paesi che si affacciano sul mediterraneo (catalogo Skira).
Giusto un secolo fa il lavoro per il balletto “Parade” su musica di Satie fu l’occasione dell’arrivo in Italia di Picasso. Quell’anno il Teatro Costanzi ospitava la compagnia dei “Ballets Russes” di Sergej Diaghilev. La serata inaugurale si tenne il 9 aprile con l’ “Oiseau de feu” diretto da Igor Stravinskij, seguito il 12 da “Feu d’artifice”, il cui scenario era stato disegnato da Giacomo Balla. Nel ridotto del Teatro fu allestita una mostra di opere della collezione di Massine, quadri di artisti d’avanguardia, molti dei quali erano nel foyer, di Bakst, Balla, Depero, Prampolni, Cocteau, Diaghilev e Picasso per la prima volta presente a Roma con un dipinto.
Pablo Picasso, che aveva allora 36 anni (1881-1973), era giunto a Roma con Jean Cocteau il 17 febbraio impegnato nella preparazione di “Parade” con il coreografo–ballerino Léonide Massine. Era stato Cocteau, che già collaborava con Diaghilev a Parigi, a coinvolgere nell’impresa i due talenti Picasso e Satie, ideando il libretto di “Parade” che s’ispirava al mondo del circo, la parata che annuncia l’arrivo dello spettacolo in città, la sfilata dei carri, della banda, delle attrazioni.
Picasso alloggiava al’Hotel de Russie, insieme a Cocteau, mentre la compagnia dei balletti di cui faceva parte Olga Chochlova di cui l’artista si innamorerà e sposerà poco dopo (testimoni Apollinaire e Cocteau), risiedeva all’Hotel Minerva e provava gli spettacoli al Ridotto Taglioni. “Parade”, il primo balletto cubista della storia, andò in scena al Teatro Chatelet di Parigi il 18 maggio. Ma nonostante fosse l’espressione dell’”esprit nouveau”, come aveva scritto nel programma di sala Apollinaire, in sala c’era anche Proust, fu un fiasco solenne.
Del soggiorno di Picasso a Roma sappiamo quasi tutto, anche grazie alle lettere di Cocteau alla madre. Picasso aveva un magnifico atelier negli studi Patrizi a via Margutta dietro Villa Medici dove si dedica ai bozzetti e agli studi per “Parade” e dove dipinge “L’Italiana” , “Arlecchino e donna con collana” e in tralice “Villa Medici” in mostra. E del suo viaggio a Napoli, Pompei ed Ercolano dove si reca due volte. Ma sarà l’incontro con la cultura tradizionale napoletana, il presepio, il teatro delle marionette e soprattutto la scoperta del Mediterraneo e il rapporto con l’antichità a cambiare la sua arte. Con “Parade” l’artista cubista tornava al mondo del circo rinnovandolo con la tradizione classica, secondo il “Rappel à l’ordre” di Cocteau
La mostra si snoda lungo le sale del primo piano iniziando dalle opere degli anni ’10, dal tardo cubismo quando Picasso smantella la tradizionale separazione fra le diverse tecniche artistiche, utilizzando anche il “pointillisme”. Si inizia con “Homme à la pipe” del ’14 del Museo Picasso di Parigi e “Uomo seduto al tavolo” del ’16 della Pinacoteca Agnelli di Torino per passare all’”Autoritratto” del ’17 di collezione privata, splendidi i molti ritratti dedicati a Olga, la futura moglie, “Ritratto di Olga in poltrona” dipinta come avrebbe fatto Ingres, e poi al primo figlio Pablo in veste di Pierrot e Arlecchino, i disegni di Villa Medici, gli acquerelli delle fioraie di Piazza di Spagna. Fra le opere più significative della sua reinvenzione del classico “Grande bagnante” del Museo dell’Orangerie. E poi “Tre donne alla fontana”, il piccolo ma strepitoso “La corsa”, due donne che corrono sulla spiaggia del ’22 , per giungere alla maniera monumentale (aveva visto i marmi della collezione Farnese all’Archeologico di Napoli), al classicismo “reinventato”, al Mediterraneo, fino al “Flauto di Pan” del ‘24, due giovani apparentemente sospesi fra l’universo di Apollo e quello di Dioniso”. Quadri del Museo Picasso di Parigi, dati dagli eredi in cambio delle tasse di successione. A chiudere “La danse” del ’25 (Tate di Londra), dalle forme convulse e frenetiche che indica il suo addio alla danza.
Al secondo piano documenti, lettere, foto di Picasso a Roma dove rimase più di due mesi, i viaggi a Napoli e tutto ciò che sta dietro le opere, anche i rapporti personali. I disegni, l’esplosione dell’interesse per il mondo dello spettacolo, gli studi, la scenografia, la preparazione dei balletti. Non solo i bozzetti preparatori per “Parade”, ma anche per “Pulcinella” che venne presentato a Parigi nel ‘20. L’idea originale del balletto si deve al direttore d’orchestra Ernest Ansermet, Diaghilev affidò a Massine il libretto e la coreografia, a Stravinskij la musica e a Picasso scene e costumi. Ma tutto era nato a Napoli vedendo gli spettacoli dei burattini.
Alle pareti autoritratti e i ritratti a matita e carboncino di Satie, Stravinskij, Massine, Olga, di coppie e gruppi di danzatori che rivelano l’importanza che il disegno ebbe per l’artista. E progetti di allestimenti, di costumi teatrali, modelli di scenografia. C’è anche la maschera di Pulcinella in legno, carta e tessuto dipinto e la foto di Picasso e i suoi assistenti seduti sul sipario del balletto “Parade”. E sulle bacheche una messe infinita di foto e documenti autografi di Satie, Cocteau. Cartoline, lettere, manoscritti, spartiti musicali con annotazioni autografe di Stravinskij, le lettere “illustrate” di Picasso ad Apollinaire e Cocteau C’è anche il programma dei Balletti Russi del 1920. In copertina il costume del cinese di “Parade” ad acquerello. E la lettera dell’aprile del ’17 di Enrico Prampolini che cita Carlo Socrate. A chiudere la prospettiva “Studi” del ’20 in cui l’artista esemplifica la fluidità del suo stile. “Picasso gioca con gli stili, quando giunge in Italia passa dal cubismo al classicismo e scopre la polivalenza stilistica”, spiega il curatore Olivier Berggruen.
Autore: Laura Gigliotti
Info:
Scuderie del Quirinale Via XXIV Maggio 16, Roma.
Il sipario “Parade” è visibile alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma – Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane 13.
Orario: dalla domenica al giovedì dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30. Fino al 21 gennaio 2018.
Tel. 06 – 81100256 – Urò: http://www.scuderiequirinale.it
Immagine: Pablo Picasso, sipario per il balletto “Parade”, 1917. Tempera su tela 1050 x 1640; Musèe National d’Art Moderne, Parigi.
Fonte: www.quotidianoarte.it, 27 sett 2017