ROMA: Ora il governo vuole l’arte povera.

La scelta del governo di tagliare la cultura dimostra non solo l’incapacità di ripartire equamente i sacrifici e di capire quali sono le vere risorse per il futuro del Paese, ma soprattutto il livello infimo del fabbisogno culturale della classe politica.

Anche la manovra finanziaria proposta dal governo Berlusconi per il 2006, ultimo anno della legislatura, e al momento oggetto di frenetiche contrattazioni in Parlamento e fuori, conferma la tendenza a diminuire le risorse dedicate alla cultura, che ha caratterizzato il quinquennio Berlusconi; pur nell’ambito di una riduzione generalizzata delle spese pubbliche, alla cultura viene riservata una netta penalizzazione. Questa tendenza può essere riscontrata, a titolo indicativo, nei dati relativi alla percentuale della dotazione finanziaria del Ministero per i Beni culturali sul totale delle spese finali dello Stato (spese correnti e spese in conto capitale), negli ultimi 5 anni:

2001 = 0,61%; 2002 = 0,54%; 2003 = 0,55%; 2004 = 0,50%; 2005 = 0,45%

Percentuali riferite a spese finali, previsioni definitive, comprendenti spese correnti e spese in conto capitale, e non spese per rimborso di prestiti.

Con il disegno di legge finanziaria per il 2006 le dotazioni del Ministero per i Beni e le Attività culturali (Mibac) vengono ulteriormente ridotte in vari modi. I tagli alla finanza regionale e locale comporteranno inoltre altre significative riduzioni, ora non quantificabili, dei finanziamenti pubblici ai beni e alle attività culturali. Una valutazione precisa anche solo del quadro delle spese statali potrà farsi solo alla fine del processo di definizione del bilancio 2006 e 2006-2008, sia per ragioni tecniche (il bilancio definitivo verrà predisposto solo dopo l’approvazione del disegno di legge finanziaria, che insieme ai provvedimenti collegati contiene la parte innovativa, la “manovra” annuale), sia soprattutto per ragioni politiche. Il ministro Buttiglione ha dichiarato una netta opposizione ai tagli nel suo settore, al punto di minacciare le dimissioni. Sono quindi possibili modifiche migliorative nel corso dell’esame parlamentare (augurandosi che non si tratti soltanto di meri aggiustamenti), e che riguardino anche i beni culturali oltre allo spettacolo, fortemente penalizzato dalla riduzione di circa un terzo del Fondo unico (Fus). Pur sostenendo ovviamente le richieste di Buttiglione, non si può non notare come sulla manovra finanziaria la contrapposizione tra il Ministro per i Beni e le Attività culturali e il Governo di cui fa parte appaia una assai singolare abitudine di questa fase politica: basti pensare al ministro Urbani l’anno scorso e non solo (cfr. n. 236, ott. ’04, p. 1). La debolezza dei Ministri dei Beni culturali nella formazione delle decisioni e delle proposte del Governo sta purtroppo relegando la cultura in un orizzonte meramente difensivo, con l’«obiettivo massimo» di contenere le perdite.

La manovra 2006: la proposta del Governo

Nei documenti proposti, in linea con il silenzio sui beni culturali del “Documento di programmazione economico finanziaria”, non sono previste innovazioni normative in materia, ma semplicemente riduzioni di risorse, in parte in base a misure generali di contenimento delle spese della pubblica amministrazione.

Autorizzazioni di spesa già previste
Per la materia dei beni culturali, le spese sono ridotte per ciascuno degli anni 2006-2008, in misura complessivamente pari a circa il 40%:
le autorizzazioni di spesa derivanti dalla devoluzione degli utili del Lotto (-30,9 milioni di euro). A partire dal 2004 tali finanziamenti erano stati distribuiti anche allo spettacolo, riducendo già per questa via di quasi il 60% quelli dedicati alla tutela del patrimonio culturale;
le autorizzazioni di spesa della legge relativa al «Piano per l’arte contemporanea» (-2 milioni di euro);
le autorizzazioni di spesa relative al «Fondo unico per gli investimenti del Mibac» (-92,2 milioni di euro).

Accantonamenti su qualità architettonica, siti Unesco e interventi vari
Altre voci significative dei tagli riguardano gli accantonamenti per i provvedimenti che si prevede di approvare nel corso del triennio, importanti perché dovrebbero rappresentare il programma legislativo della prossima legislatura (e quindi del futuro governo) e ne determinano le possibilità di realizzazione. Le somme per il Mibac (accantonamenti di parte corrente, 783mila euro) diminuiscono di circa il 29% sul 2005; gli accantonamenti in conto capitale, 7,9 milioni euro, di circa il 73%. Le finalizzazioni indicate dal Governo per tali accantonamenti sono riferite: q alla legge quadro sulla qualità architettonica, q all’esame del Senato, q alle misure speciali per la tutela delle città italiane inserite nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, in corso di esame alla Camera (presso il Ministero dell’Economia, che sarà quindi chiamato a gestirli, sono previsti ulteriori accantonamenti). Inoltre sono indicati, tra i provvedimenti per cui riservare le somme accantonate, non meglio precisati interventi in materia di beni culturali e di sport.

Contenimento spesa delle Amministrazioni
Gli interventi in Finanziaria per il contenimento della spesa di tutte le pubbliche amministrazioni, e quindi anche del Mibac, riguardano:
il contenimento delle spese dei Ministeri per «consumi intermedi» (ovvero acquisto di beni e servizi), che per il Mibac riduce una serie di stanziamenti specificati di circa il 19% (-17.676 euro);
la contrazione delle spese per studi e incarichi di consulenza per rappresentanza e per le autovetture, che non potranno essere superiori al 50% di quelle rispettivamente previste nel 2004;
la riduzione della spesa dei Ministeri per investimenti fissi lordi, che è indicata nel caso del Mibac in misura pari al 7,4% sul totale di quelli discrezionali (-1.254 euro);
l’istituzione presso ogni Ministero di un Fondo per i trasferimenti correnti alle imprese, in cui sono riportati con decurtazioni determinati stanziamenti; ciascun Ministro dovrà ogni anno riferire al Parlamento sull’utilizzo. Le somme interessate del Mibac (in materia di editoria) sono diminuite del 29,5% (-1.007 euro);
limiti al ricorso al personale a tempo determinato, per cui non si potrà superare il 60% di quanto speso nel 2003, nonché limiti alle risorse utilizzabili per la contrattazione integrativa e il lavoro straordinario, e riduzioni di altre spese per il personale.Assunzioni in deroga al Ministero;
Le questioni del personale costituiscono uno dei punti più critici per il Ministero per i Beni e le attività culturali, sotto diversi punti di vista. Insieme ad altre amministrazioni viene con la Finanziaria autorizzato a prorogare determinati contratti di lavoro a tempo determinato, e a procedere all’assunzione di circa 2mila persone a tempo indeterminato, al fine di stabilizzare l’attuale personale precario, come da tempo richiesto anche in sede parlamentare.

Iter parlamentare: “Sconcerto” in Commissione.
Con l’adesione di Buttiglione, che ha ringraziato i senatori per la posizione assunta, la Commissione cultura del Senato ha approvato (in parte all’unanimità) un parere favorevole ma «condizionato» su finanziaria e bilancio per quanto riguarda il Ministero dei beni culturali. «Preso atto con sconcerto dei pesanti tagli imposti al settore, che (sia pure in un’ottica di contenimento della spesa pubblica) appaiono sproporzionati anche rispetto alla media delle riduzioni di spesa relative agli altri Ministeri», la Commissione ritiene anzitutto indispensabile ripristinare per il Fondo unico per gli investimenti e per il Fondo unico per lo spettacolo almeno le previsioni della finanziaria 2005. Chiede inoltre di riorganizzare le principali istituzioni culturali per recuperare economicità ed efficienza, di incrementare i fondi destinati al funzionamento corrente del Ministero, di destinare effettivamente ad interventi sui beni culturali i fondi attribuiti alla società Arcus.

Autore: Marta Romana

Fonte:Il Giornale dell’Arte on line