Vittorio Emiliani
Terzoocchio 12/2007
Fatica il mondo della cultura e dell`arte nel nostro scombinato Paese, passato da un sistema fortemente centralizzato di governo ad un pasticciato sistema regionale che però poco ha innovato sul piano politico.
Anzi, a livello di Regioni, la dipendenza della cultura dalla politica è percepita come ancora più forte. Lo conferma la sollevazione unanime della gente di teatro allorché il MiBAC ha proposto di ‘regionalizzare’ i teatri stabili superstiti e i finanziamenti alle attività teatrali sin qui ripartiti all`interno del Fondo unico per lo Spettacolo. Ad un quarantennio dalla istituzione delle Regioni a statuto ordinario, il mondo dell`arte finisce per riconoscere soprattutto lo Stato, cioè il MiBAC, e i Comuni.
Questi ultimi, al Centro-Nord, sono stati protagonisti, fin dall`Unità d`Italia (oggi così stupidamente infangata), di una costellazione di raccolte civiche. Circa la metà degli oltre 3.500 Musei italiani di ogni epoca, tipo e proprietà. Ai primi del `900 risalgono gli interventi dei Comuni nell`ambito dell`Arte contemporanea. Decisiva fu, ad esempio, la pressione del Comune di Venezia per la istituzione, in quella autentica capitale dell`Arte antica, di una Biennale d`Arte contemporanea, rimasta la più significativa manifestazione nel nostro Paese. Eravamo in pieno periodo giolittiano e turatiano, quando il riformismo promanava anche dalla rete degli Enti locali.
Lo schema non è molto cambiato. li Fascismo accentrò quanto poté a Roma. La Repubblica ha stemperato quel centralismo, dando poi vita alle Regioni. Queste però stentano ad affermarsi come coprotagoniste.
Manca una strategia per la cultura, e per il turismo culturale, degna di un sistema-Paese, in grado di ottimizzare, quanto meno, i pochi denari stanziati e di finalizzare meglio quelli dei privati (per lo più, delle potenti Fondazioni bancarie). Ognuno fa da sé. Un bricolage. Un vuoto che si avverte in modo acuto, in Italia e fuori. Dove dovrebbero agire gli Istituti italiani di Cultura. E il rilievo critico mosso da alcuni direttori di importanti e attive istituzioni comunali (come Pier Giovanni Castagnoli della GAM di Torino): tocca allo Stato, ai Ministeri promuovere l`arte italiana all`estero, non alle singole istituzioni.
Tuttavia una crescita, sia pure a macchia di leopardo, di musei e laboratori locali, dedicati alla contemporaneità, è percepibile anche in questa Italia scombinata.
Con esiti qualitativi però marcatamente diversi. Ce ne stiamo occupando con una inchiesta che tocca, questa volta, Milano, dove la latitanza di un Museo di Arte contemporanea, all`altezza della città e della sua storia, si avverte come una ferita, e Nuoro, la Sardegna, interessate da venti di novità.
Ci occupiamo inoltre dell`istruzione artistica, delle un tempo gloriose Accademie di Belle Arti, il cui livello didattico sembra come precipitato. Parliamone con franchezza, anche con durezza. Ma parliamone.
L`attuale governo cerca di dare una raddrizzata alla scuola. Non trascuri l`istruzione artistica, di ogni livello.
Nell`ignoranza prosperano furbi e furbastri d`ogni risma.
Ps: la sciatteria è tale che, a Milano, nel catalogo di presentazione della mostra sul ‘Quarto Stato’ di Pellizza da Volpedo ilprefatore ha scritto de ‘I dieci giorni che sconvolsero il mondo’ come di un ‘film di John Reed’. Quest`ultimo, morto nel 1920, scrisse quel famoso libro, ma mai si sognò di girare un film. In realtà si trattava di ‘Reds’ di (e con) Warren Beatty, girato nel 1981. Prefatore, curatori della mostra, correttori di bozze: nessuno s`è accorto della topica.
Così va l`Italia nel 2007. 0 non va.
Autore: Vittorio Emiliani
Fonte:TerzoOcchio