E, poi, benefici fiscali a chi investe nella cultura e opere da adottare.
Sono alcune delle proposte del ministro per una «rivoluzione liberale» nel suo dicastero. Anche in tempi di crisi finanziaria.
Da governatore mi capitava di sognare una legge di notte e approvarla per davvero di giorno. Ecco, della Regione Veneto mi manca proprio la potestà decisionale. A Roma è una cosa insopportabile, non si decide mai niente». Soffre Giancarlo Galan. E soffre due volte per la politica economica di Giulio Tremonti, che ha «pubblicamente condannato in tempi non sospetti». E per lo stato della rivoluzione liberale «Il Pdl deve osare di più, ma ho fiducia che AngelinoAlfano lo farà».
Galan, lei è ministro della Cultura dal 23 marzo. A che punto è la sua rivoluzione?
Il passo d’inizio è stato ristabilire il primato della politica. Qui c’è una burocrazia di altissimo livello, che punta a dominare tutto, forte della sua competenza. Purtroppo, però, resiste pure una forma mentis assai conservatrice. E c’è pochissima coesione, non si fa squadra. lo lavoro per crearla, la squadra, a costo di scontrarmi con gli apparati.
Pesano pure i colletti bianchi delle sovrintendenze.
Si, ma a fronte di stipendi da fame hanno grandi motivazioni personali e una eccellente preparazione culturale. E però li vorrei più manager non sanno fare i bandi, non riescono a spendere i fondi e spesso dicono «no» a prescindere. Invece i sovrintendenti devono essere capaci di accompagnare i «si». Certo: anche tra loro ci sono i fuoridasse e quelli scarsi. Comunque al contrario di Vittorio Sgarbi, non li considero miei dipendenti. Anzi, li ringrazio.
Anche il sovrintendente di Pompei? L’Unesco ha criticato la gestione degli scavi.
Bah, io talvolta faccio appunti peggiori. A Pompei, per dirne una, c’è un solo ristoro in 60 ettari. La verità è che l’Unesco era venuta per togliere al sito l’etichetta di patrimonio dell’umanità. E non l’ha fatto.
Però la Finanziaria ha tagliato parte dei fondi per gli scavi.
Ma sono previsti comunque 80 milioni per la manutenzione straordinaria e l’assunzione di circa 30 persone. Lo rivendico: a Pompei ho fornito tutte le condizioni possibili pe rla rinascita.
Almeno c’è un ritorno in biglietti. Gli enti lirici, invece, sono un disastro.
Ma no, i bilanci sono più o meno in ordine. Ciononostante, un nuovo regolamento è più che mai opportuno. Una sinergia tra i vari teatri pure. Così come la fine di certi sindacalismi assurdi, quelli che garantiscono, per esempio, l’indennità di frac. Intanto abbiamo stabilizzato il Fondo unico per lo spettacolo: è già un buon risultato.
Arcus la Socierà per io sviluppo dell’arte, è spesso criticata. Lei cosa ne pensa?
Che è un’opportunità. A patto, però, di rivedere i contributi a pioggia. Arcus dovrebbe finanziare dieci interventi, non 380. È vero, le pressioni della politica sono pesantissime. Ma noi siamo stati votati proprio per fare la rivoluzione liberale. Anche nei Beni culturali.
A proposito, nel ministero si parla di Adotta un monumento. Che cos’è?
Per carità, devo prima consultarmi con un paio di colleghi ministri. Posso però anticipare che è un progetto pilota per scuole, centri per anziani e associazioni locali. Insomma, per tutti i gruppi sociali che vogliano occuparsi concretamente di un singolo sito culturale, piccolo o grande che sia.
Un buon modo per ovviare all’assenza di fondi. Un suo sottosegretario, Francesco Giro, dice che siete al verde.
Questa è soltanto una scusa per «non fare». Si sostiene che il ministero non ha soldi, però 600 milioni di stanziamenti residui non vengono spesi.
E la fiscalità di vantaggio?
È un concetto persino scontato, in Italia ancora di più: alle imprese che sostengono grandi progetti culturali bisogna concedere benefici fiscali. La nostra ricchezza culturale va intesa anche come business, lo confermano gli sponsor internazionali che ho alle porte. Certo, già otto ministri si sono spesi su un disegno di legge simile, lo sto facendo anch’io. Provarci almeno è un dovere.
Ci riuscisse, verrebbe realmente ricordato come un rivoluzionario.
Ma io ho già lasciato ai posteri il 5 per mille. Mi gioco la faccia, ma sono sicuro che gli italiani lo destineranno in massa ai beni culturali. Tuttavia, per indole guardo sempre avanti: vorrei che i musei italiani diventassero i più belli del mondo. In particolare gli Uffizi di Firenze, cui sto lavorando.
Ministro, tra i corridoi ho origliato di un progetto sui piccoli investitori privati.
Si, per ora è ancora presto. Ma un giorno, a fronte di una donazione per un restauro, si otterrà il diritto di una targhetta ricordo sul monumento. Pompei è perfetta per questo.
Gianni Alemanno accusa: non ci sono più i metal detector al Colosseo.
Sono stati disattivati due anni fa. Lunghe file congestionavano l’area, creando problemi di sicurezza. L’ordine pubblico, paradossalmente, peggiorava. Ma oggi siamo vicini a un importante bando per la riqualificazione del Colosseo, reso possibile dal mecenatismo di Diego Della Valle. Rendiamolo un’opportunità. Avviamo con il Comune di Roma un piano per la sicurezza che coinvolga anche l’area circostante, degradata e invasa da venditori ambulanti, guide abusive e finti centurioni. Tutte figure che certo non valorizzano l’anfiteatro.
Lei è un ottimista. Rassicura, per esempio, che Cinetittà non verrà smantellata. Ma Riccardo Muti sostiene che prima o poi i cinesi compreranno i nostri teatri.
Mi permetto di dissentire. L’Europa, non soltanto l’Italia, è in difficoltà. Ma al maestro replico che come la nobiltà non è stata distrutta dal Terzo stato, così l’Italia resisterà ancora per molto tempo all’avanzata dei paesi emergenti. In Cina ci sono 30 milioni di pianisti e 15 milioni di violinisti. Però Muti è sempre più bravo di tutti loro.
Ma il mondo cambia…
E con esso merci, costumi e abitudini. La certezza è che poche cose ci saranno anche tra 500 anni: il Colosseo, Pompei, le nostre arti, la musica, il cinema. L’Italia è una pianta con 3 mila strati di storia straordinaria. Le epoche passano, insomma, ma i nostri beni culturali restano. Per sempre.
Redattore: RENZO DE SIMONE
Autore: Carlo Puca
Fonte:MiBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali