Dal 21 giugno al 16 settembre 2007 al Museo Carlo Bilotti, mostra a cura di Maurizio Calvesi (62 dipinti, di cui 15 vedute di Villa Borghese).
Un pittore de operò tra ì secoli XIX e XX, rimasto fino ad oggi del tutto in ombra nonostante l’alto grado di professionalità. La mostra ‘Alessandro Poma (1874-1960). Pittore a Villa Borghese’, curata da Maurizio Calvesi e promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, sarà a Roma al Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese dal 21 giugno al 16 settembre 2007 per far conoscere al pubblico un artista ingiustamente, e troppo a lungo, dimenticato.
L’esposizione comprende 62 opere, scelte in modo da rappresentare tutte le fasi del percorso artistico dell’autore, centrando però l’attenzione su quelle ispirate a Villa Borghese, 15 in esposizione, per poter offrire ai visitatori una rara testimonianza storico artistica di luoghi cari a tutti i romani.
Maurizio Calvesi, nella sua presentazione, ha scritto ‘La pittura di Alessando Poma, misurata ma dinamica nei tagli compositivi, sensibile ed emotiva nel tratto, vibrante nell’uso ora sobrio ora ricco del colore, ha momenti di straordinaria intensità che fanno di Poma un qualificato rappresentante della pittura italiana prima dell’avventura futurista, pur in sintonia di ispirazione con il suo vicino di casa Giacomo Balla nella finezza della visione e nel suggestivo uso postimpressionista della luce”.
Nato a Biella nel 1874, Alessandro Poma completò gli studi classici e frequentò la Facoltà di Giurisprudenza a Torino. Diede poi corso alla sua vocazione di artista nell’ambiente piemontese dominato da figure di grande spicco, da Fontanesi a Delleani, da Avondo a Reycend, e ben presto si trasferì a Roma, nella privilegiata residenza della ‘Casina di Raffaello’ di Villa Borghese.
Dal 1901 fece parte dell’entourage di Giulio Aristide Sartorio ed ebbe frequenti contatti con “I XXV della Campagna Romana” (il gruppo di artisti nato nel 1904 con il proposito di rinnovare la tradizione pittorica nella raffigurazione “dal vero” dei luoghi nei dintorni di Roma e che proseguì la sua attività fino al 1930). Dipinse soprattutto paesaggi, in buona parte ispirati a Villa Borghese, ma trattò anche altri temi, dalla figura e dal ritratto alle scene di animali, particolarmente cigni, farfalle, o animali al pascolo.
Espose a Roma, Torino, Milano e Venezia, ma abbandonò l’ambiente delle mostre nel 1910 pur continuando a lavorare tutta la vita in solitudine, convinto che per poter meglio esprimere il proprio talento (del cui valore era profondamente consapevole) doveva uscire dai circuiti artistici dell’epoca.
Si chiuse in un isolamento quasi totale fino alla morte, avvenuta nel 1960 a Courmayeur.
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