Quei principi-base dietro una rivoluzione

Può darsi che sul piano finanziario la new economy non abbia finora mantenuto tutte le sue promesse, ma non c’è dubbio che sul piano reale, essa sia come un fiume impetuoso, che travolge strutture consolidate e ne crea quasi istantaneamente di nuove, magari effimere. Ma basta questo per concludere che i criteri consolidati di analisi economica, e in particolare di quella sua variante particolare che è l’analisi strategica, siano superati? No, non basta.
Prendiamo per esempio una delle manifestazioni più tipiche della nuova economia, il libro elettronico. Esso sta sconvolgendo con grande rapidità un assetto che dura da più di cinque secoli, da quando cioè nella quiete della sua Magonza Herr Gutenberg cominciò a stampare libri. Lo sconvolgimento non porterà – forse – alla scomparsa del libro stampato, ma a una drastica ridefinizione del suo ruolo certamente sì. Eppure, nonostante il carattere rivoluzionario del cambiamento, è già possibile tracciarne un primo bilancio, utilizzando uno degli strumenti più tradizionali e consolidati di analisi: quella dei punti di forza e di debolezza, accoppiata a quella delle opportunità e dei rischi.
Sul libro mastro di questa analisi possiamo anzitutto definire i parametri di riferimento. In prima approssimazione essi sono le persone, il lavoro, le infrastrutture economiche, la formazione, la cultura e l’ambiente (e certo se ne potrebbero aggiungere altri). Per cominciare dai punti di forza e dalle opportunità offerte, quanto alle persone il libro elettronico amplifica ed estende la portata degli occhi e delle orecchie, nonché elimina l’onere derivante dal dover trasportare pesanti libri stampati. Esso crea nuove attività per scrittori, artisti e altri che creano testi e immagini grafiche, consentendo perfino di pubblicare libri e opuscoli da sé (io stesso ne ho tratto vantaggio in una occasione).
Notevolissimi anche gli effetti sulle infrastrutture economiche: diminuiscono grandemente le possibilità di censura, soprattutto preventiva, e aumenta la possibilità di scambiarsi testi. Quest’ultimo fenomeno va però a danno degli editori: essi possono reagire con tecnologie che rendono difficile lo scambio, oppure possono optare per la creazione di club del libro elettronico, come alternativa più allettante di un fai-da-te magari legalmente rischioso.

Il libro elettronico è, almeno inizialmente, più difficile da maneggiare di quello tradizionale, per cui richiede una formazione specifica. Ma una volta che questa sia stata acquisita, i vantaggi in termini di apprendimento sono davvero notevoli: il libro elettronico abitua a leggere e a ritenere concetti in forma associativa oltre che sequenziale, nonché ad apprendere con altre persone oltre che individualmente. E, nonostante molti timori, il libro elettronico si sta rivelando un veicolo di diffusione della cultura almeno altrettanto potente di quello tradizionale, dato che offre una possibilità di gran lunga maggiore di intervento sul testo in tempo reale, mediante la navigazione sulla Rete e le possibilità di annotare concetti e idee connessi. Quanto all’ambiente, infine, il libro elettronico riduce il consumo di carta e quindi alberi (anche se non tutti sono d’accordo su questa conseguenza) e certamente riduce il fabbisogno di spazio nelle abitazioni e nelle biblioteche, con conseguente riduzione delle infrastrutture ad alta intensità di risorse richieste dai tradizionali libri stampati.
Ma c’è anche l’altro lato del bilancio, quello dei punti di debolezza e dei rischi. Seguendo gli stessi parametri utilizzati per i punti di forza e opportunità, si può notare anzitutto che lo sforzo fisico richiesto dai libri elettronici è maggiore di quello richiesto dai libri stampati, a cominciare dagli occhi e dalla muscolatura irrigidita a lungo nella stessa posizione. Gli e-book creano nuove occupazioni, ma ne mettono anche a rischio parecchie, come quelle di lavoratori e dirigenti dell’editoria tradizionale e delle librerie. Quanto alle infrastrutture economiche, il libro elettronico rende difficile la protezione del copyright e quindi la remunerazione degli autori, il che può scoraggiare le attività intellettuali. Nella formazione, almeno in ipotesi può accentuare la divisione fra colore che possono e coloro che non possono accedervi, data la relativa elevatezza dei costi di impianto. Dal punto di vista culturale, privilegia l’estensione in luogo della profondità e può portare a ritenere che l’ammasso di informazioni sia più importante della loro assimilazione (un po’ quello che già accade con Internet nelle scuole, dove gli studenti sembrano talvolta pensare che la ricerca su un determinato tema si esaurisca nel raccogliere le relative notizie, senza leggerle). E se l’ambiente viene risparmiato da un lato, può essere compromesso da un altro, con l’aumento di rifiuti tossici dai semiconduttori e dall’obsolescenza delle attrezzature, con il suo corteo di rottami elettronici.

Il bilancio, in realtà, resta positivo. E poi, è fra le leggi del progresso che esso non sia buono o cattivo in sé, ma solo nel modo in cui è impiegato. Resta comunque importante constatare che è pur sempre possibile esaminare elusivi i fenomeni in divenire come il libro elettronico con strumenti tradizionali come la vecchia analisi Swot. A conferma del fatto che il successo o l’insuccesso di una innovazione, una tecnologia o un’impresa sono interpretabili alla luce di alcuni principi base che si modificano solo molto gradualmente.

Autore: Antonio Martelli

Fonte:Il Sole – 24 Ore del 13 aprile 2001