Il Prof. Antonio Paolucci, ex Soprintendente al Polo Museale Fiorentino, Ex Ministro per i Beni Culturali e attuale Direttore dei Musei Vaticani, nella introduzione al libro “La Storia del Bargello – 100 Capolavori da riscoprire” a cura di Beatrice Paolozzi Strozzi, edito da Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (MI), 2004, riferendosi al Bargello scriveva: “io amo il Bargello più di qualsiasi atro museo fiorentino” e, riguardo al ritratto scultoreo di Costanza Bonarelli del Bernini diceva di amare tale ritratto perché: “la Costanza Bonarelli del Bernini che considero un po’ la mia fidanzata per via della camicia da notte stiracchiata come di chi si è appena alzato dal letto e del ricciolo rococò sulla nuca”.
Costanza Bonarelli non era una popolana, come appunto si legge nel libro-catalogo della nuova mostra aperta al Bargello il 3 aprile scorso “I MARMI VIVI – Bernini e la nascita del ritratto barocco” – Giunti Editore, Firenze, 2009”, ma era una discendente di quella nobile famiglia dei Piccolomini (ramo viterbese), dal quale ceppo discendeva forse anche Papa Pio Piccolomini, al quale è intitolata la monumentale biblioteca nella Cattedrale senese. Inoltre Costanza, era ricchissima, poiché nella sua vita, aveva commerciato moltissimo nella compra e vendita di opere e oggetti d’arte, ed era considerata quella che oggi noi diremmo una antiquaria ante-literam.
Costanza Piccolomini si era sposata con Matteo Bonarelli, scutore e pittore, uno dei tati aiuti che il Bernini impiegava nei suoi cantieri.
Gianlorenzo Bernini, il quale aveva nelle vene sangue toscano, anche se di fatto era stato, a causa della sua permanenza nella città, “romanizzato” un po’ come tutti i grandi artisti, sveva un acceso amore per la vita e, da buon “toscano”, un temperamento focoso, passionale.
Di fatto il Bernini se ne era innamorato follemente e a lei, a Costanza, aveva fatto uno dei più affascinanti ritratti: una scultura in marmo di Carrara che la ritraeva, in maniera informale, addirittura in posa familiare, con i capelli tirati su e raccolti in una crocchia, con un ricciolo all’altezza della nuca, definito dal Paolucci, “rococò”.
Ma non è tutto, Bernini l’aveva ritratta non in abiti ufficiali, ma del tutto familiari e confidenziali, e cioè abbigliata con una vestaglia da notte, appena alzata dal letto, “acqua e sapone”, come si dice, e, dalla vestaglia sporgevano in maniera davvero civettuola i seni dell’amante.
Quest’opera, che aveva trovato posto nella casa dell’artista, era “troppo avanzata, troppo moderna per essere recepita dalla scultura contemporanea”, di fatto essa anticipava i tempi di circa 150 anni.
Costanza, nella vita di tutti i giorni, doveva essere, quello che si dice, una donna di mondo, spregiudicata in amore e negli affari e doveva essere una donna tanto bella quanto calcolatrice. Forse per amore, forse per interesse era diventata anche l’amante del fratello di Gian Lorenzo, Piero, più giovane e forse più affascinante di lui.
Una volta scoperta la tresca di Costanza con il fratello Luigi, Giandomenico era andato su tutte le furie e in seguito a questo fatto aveva ideato loschi progetti, che presto furono messi in pratica. La bella Costanza fu sfregiata ad opera di uno dei servitori di Gianlorenzo e il fratello Luigi ebbe salva la vita, quasi per miracolo, dopo essersi rifugiato nella chiesa di Santa Maria Maggiore e dopo l’intervento difensivo della madre.
Il busto di Costanza Bonarelli è senz’altro l’opera più fresca, più vera, e, direi più “impressionista” di Gianlorenzo Bernini. E’ un ritratto in marmo bianco di Carrara, che ha delle sfumature rosee, proprio come l’incarnato che doveva avere la donna, caratteristica questa, che lo rende appunto un “marmo vivo”, come giustamente è stato osservato dalla direttrice del Museo del Nazionale del Bargello, Beatrice Paolozzi Strozzi, curatrice anche della Mostra e del Catalogo, la quale ha voluto dare alla mostra questo titolo.
Una esposizione questa di livello altissimo, tutta da vedere, poiché è una mostra completa sui capolavori di Gianlorenzo Bernini e aiuti, e, soprattutto è l’occasione per vedere, osservare dal vivo, posare i propri occhi su quelli incantati di Costanza, è l’occasione per “passare” idealmente una mano sui suoi capelli raccolti e incolti e l’occasione per scrutare e apprezzare le labbra belle e voluttuose dell’innamorata, amante del Bernini. Ma quello di Costanza Bonarelli è solo un “capitolo” di un affascinante libro, un libro da “vivere” nel percorso della mostra del bargello.
Invito tutti a visitare questa bellissima mostra al Museo Nazionale del Bargello di Firenze (Italy) che si è aperta il 3 aprile e chiuderà i battenti il 12 luglio p.v.
Tralascio ogni altra informazione che troverete dettagliata nel bellissimo e ricchissimo catalogo a cura della direttrice del Museo.
Autore: Paolo Campidori