NAPOLI. “i Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito” presentati da Vittorio Sgarbi.

“Non la chiamate mostra, questo è un vero museo. È un’esposizione per la gloria dell’Italia, per la felicità di Napoli” così l’ha definita Vittorio Sgarbi nel presentare ieri a Napoli “i Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemitofino al 28 maggio 2017, nella meravigliosa Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta a Napoli appena restaurata.
Oltre 150 i capolavori esposti, tra cui il dipinto di Michelangelo Merisi detto Caravaggio “La Maddalena addolorata”, provenienti da fondazioni bancarie, istituzioni e collezionisti. “Una mostra che in realtà è un museo – continua Sgarbi – l’arte non ha territori, né temi. Per questo abbiamo portato in questa chiesa, che di per sé è già un capolavoro, questa immensità di bellezza davanti alla quale vi sentirete storditi”.
La rassegna d’arte, è una prosecuzione della mostra “Il Tesoro d’Italia” svoltasi all’Expo di Milano nel 2015 che, considerato l’enorme successo si è in seguito trasferita nelle aree espositive del MuSa – Museo di Stato di Salò, proponendo il percorso “Da Giotto a de Chirico” ed arriva a Napoli accentuata dalla presenta di autori partenopei. La mostra, aperta tutti i giorni della settimana e festivi fino alle 23, si propone di dipingere un quadro della “geografia artistica” italiana, tenendo conto delle sue molteplici tinte e sfumature, ospitando, nella basilica, i capolavori provenienti da diverse scuole e regioni.
All’eterogeneità geografica si associa quella temporale: le opere attraversano un arco di tempo che va dal XIII secolo sino al Novecento, con l’obiettivo di mostrare l’evoluzione artistica di stili e correnti che si dipana tra una testa di maestro federiciano del 1250, sino a un autoritratto di Antonio Ligabue. Il titolo suggerisce il leitmotiv della mostra, ovvero l’intento di “portare alla luce” ciò che normalmente è “nascosto”: opere d’arte che non sono esposte nei musei pubblici ma appartengono a fondazioni bancarie, istituzioni e collezionisti privati – di conseguenza, difficilmente visibili al grande pubblico. Si tratta dunque di dare spazio al mistero del collezionismo, che secondo Vittorio Sgarbi è «l’interesse per ciò che non c’è».
“Questa mostra rappresenta il prototipo del modello che vorremmo seguire in modo da creare una filiera culturale in cui si intrecciano le energie e le potenzialità del pubblico e del privato. Una vera e propria fusione tra mecenatismo e imprenditoria della cultura per mettere in risalto il nostro immenso patrimonio .” ha commentato il Sottosegretario del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Antimo Cesaro. “Una possibilità per dare anche lavoro ai giovani – ha raccontato Gianni Filippini, produttore della mostra – solo con questa iniziativa è stato dato lavoro a venti famiglie. Grazie alla concessione della Arcidiocesi di Napoli abbiamo avuto per la prima volta una chiesa in comodato d’uso. Una bellissima basilica appena restaurata, illuminata grazie ad un progetto di illuminotecnica che sarà istallata tra un mese, per tutto il tempo della sua apertura.
Inclusa nel biglietto una App, che mette a disposizione i contenuti della mostra, illustrati da una audioguida d’eccezione: Vittorio Sgarbi.

Fonte: www.quotidianoarte.it, 5 dic 2016