MILANO/TORINO: E nasce la supergalleria d’arte Sanpaolo-Intesa. La collezione dei Caravaggio Picasso e Balla.

CULTURA E PATRIMONI.Non solo conti correnti, dalla fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo Imi nascerà anche uno dei più grandi patrimoni artistici italiani. Una collezione che va dai primitivi fino ai contemporanei che spazia in ogni secolo e movimento, che
ama la pittura ma non disdegna scultura, vetri, mobili, disegni. Quante le opere? Difficile dirlo. Ognuna delle due raccolte è il singolare risultato di diverse scelte collezionistiche, collegate alla storia e al mecenatismo delle diverse banche che la compongono. E alla naturale attività di recupero crediti.
Il Sanpaolo Imi porta in dote il patrimonio torinese legato alle vicende storiche della Confraternita Compagnia di Sanpaolo (nella Torino Sabauda del 1563), lo splendido e compatto nucleo del Banco di Napoli e poi tutte le opere venete nelle casseforti degli istituti del Nord-Est (dall’Ambroveneto alla Cassa di Risparmio dì Padova e Rovigo a quella di Venezia e del Friuli).
Tra i beni del Banco di Napoli anche il Pio Monte della Misericordia, la Confraternita voluta agli inizi del ‘600 da sette rampolli napoletani (tra gli aderenti anche Luigi Carafa-Colonna appartenente alla famiglia che protesse la fuga di Caravaggio da Roma). E nell’incredibile collezione di dipinti raccolti in quattrocento anni all’interno delle volte secentesche figura anche «Le sette opere di Misericordia», il quadro realizzato tra il 1606-7 da Michelangelo Merisì, detto il Caravaggio. Saltando a Venezia e qualche secolo dopo, «II ritratto di giovane donna in rosso» (1895) di Federico Zandomeneghi, l’artista definito erroneamente «l’impressionista italiano» per le sue relazioni con
Monet, Degas, Renoir, Pissarro e da ascrivere invece alla ricerca macchiaiola e alla tradizione veneziana del colore impastato con la luce. E poi i paesaggi di Carlo Carrà e di Ottone Rosai, il futurismo di Balla e Boccioni, i tagli di Fontana, il surrealismo di Max Ernst, passando attraverso gli splendidi arazzi della manifattura dì Beauvais, i vetri di Murano, i mobili.
Più organizzata l’attività artistica di Banca Intesa fortemente sostenuta dal presidente Giovanni Bazoli. La soluzione adottata dall’istituto milanese unisce al collezionismo e alla conservazione l’impegno per la sua fruizione.
Attraverso mostre, via web. Il progetto ha coinvolto anche la sede storica di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza, trasformato nel 1999 nelle omonime Gallerie, per consentire al pubblico la visita ai tesori d’arte. Le sale del palazzo barocco ospitano in esposizione permanente una collezione di antiche icone russe, una delle più importanti in Occidente (raccolte dal Banco Ambrosiano Veneto, fino a oggi in mostra ai Musei Capitolini dì Roma) che si affianca alla raccolta di pittura del Settecento Veneto.
Anche qui ben rappresentate le tre anime di Banca Intesa. Ecco dunque la raccolta di pittura dell’Ottocento lombardo messa insieme dal Mediocredito Lombardo; la collezione di dipinti del Settecento veneziano formata in gran parte dalla Banca Cattolica del Veneto; la raccolta di ceramiche attiche e apule del V secolo a.C. acquisita direttamente da Banca Intesa; la immensa collezione costituita soprattutto da opere del Novecento italiano messa insieme da Banca Commerciale italiana e conservata nella foresteria ristrutturata da Gae Aulenti. Una tradizione che nella Comit risale al banchiere illuminato Raffaele Mattioli. Per non parlare dell’attività di restauro e conservazione.
L’operazione più recente (e di gran prestìgio), il restauro dell’ultimo dipinto di Michelangelo Merisì «II martirio di Sant’Orso-la», e la successiva mostra «L’ultimo Caravaggio» itinerante nel corso del 2004 dalla Gallerìa Borghese di Roma, alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, a Vicenza. Il capolavoro della stagione estrema del maestro è appena rientrato da Amsterdam dopo il prestito alla mostra al museo Van Gogh.
Dopo le ceramiche, le icone russe, la pittura dal XVI al XVIII; il Settecento Veneto con i Pietro Longhi, Gian Domenico Tiepolo, Francesco Zuccarelli, Giacomo Guardi, Canaletto; e poi l’Ottocento italiano; il Novecento con la Pop art nostrana e la nuova figurazione alla scoperta dei nostri maestri moderni:
Afro e il gruppo degli Otto, Luciano Del Pezzo, Tano Festa, i decollage di Mimmo Rotella, i paesaggi fantastici di Emilio Tadini, le irruenze e le utopie di Mario Schifano.
Accanto alla superbanca, una vetrina incredibile sull’arte universale. Chissà, forse un giorno potrebbe diventare il primo museo italiano.

Autore: Antonio Jacchia

Fonte:Corriere della Sera