Intervista con Roberto Coltrinari – responsabile del settore museale della Cooperativa Arché.Dal 1998 la Cooperativa Arché è impegnata nella promozione e valorizzazione del patrimonio museale della provincia di Macerata e della regione Marche, con progetti sul funzionamento quotidiano di strutture museali locali, nell’elaborazione e nella realizzazione di progetti didattici (con scuole di ogni ordine e grado), nella formazione del personale con progetti di formazioni e stage in azienda, nella gestione di eventi temporanei.
Particolare attenzione è dedicata da Archè alla progettazione di soluzioni per lo sviluppo delle attività didattiche collegate al patrimonio museale. In tale ottica, da tre anni si organizza, per conto del Comune di Macerata, A.L.D.O., il Salone della didattica museale, coinvolgendo le realtà più importanti del settore a livello nazionale e collaborando con l’Università di Macerata e con la locale Accademia di Belle Arti.
La Cooperativa Arché si occupa inoltre di educazione ambientale, gestioni e servizi per enti pubblici e privati, sistemazione di archivi, progettazione, organizzazione e gestione di eventi.
Ne discutiamo con Roberto Coltrinari responsabile del settore museale della Cooperativa Arché.
GenomART – Da anni la Cooperativa Archè si dedica a progetti per lo sviluppo di didattiche collegare al patrimonio culturale. Perché l’idea e quale la finalità.
COLTRINARI – L’idea che muove da sempre la nostra cooperativa è proprio quello di valorizzare il museo non solo come contenitore di beni culturali, atto principalmente alla tutela e alla conservazione, ma anche come servizio pubblico vero e proprio. Noi crediamo fermamente che attività didattiche all’interno dei nostri musei si pongano come essenziale completamento dei programmi scolastici, e che la Scuola, in tal senso, non possa prescindere dall’utilizzare il museo come veicolo per l’educazione dei giovani. I musei delle Marche, e in particolare quelli della provincia di Macerata, coi quali ormai da anni collaboriamo, sono diffusi capillarmente sul territorio della regione, e rappresentano spesso il centro che identifica nel profondo l’identità culturale del luogo verso il quale essi stessi si proiettano, sentito spesso come una vera e propria “piccola patria”. Proprio per questo, istituire laboratori didattici che spingano i giovani a entrare nel museo e a capirlo dal profondo significa educare i giovani stessi alla comprensione dell’identità culturale della comunità e del territorio in cui essi vivono. La ragione più importante che spinge all’ideazione di un momento di confronto sull’istituzione museale e la didattica, in sostanza, risiede nella nuova veste che il museo dovrebbe assumere nei confronti dell’educazione e della formazione, ponendosi in prima linea come soggetto di istruzione.
G – Formate le nuove generazioni per capire l’arte e la cultura del passato. Ma secondo quali modelli e standard?
C – In realtà, non abbiamo vere e proprie direttive standard da seguire. Ci affidiamo principalmente alle capacità dei nostri valenti collaboratori, tutti giovani laureati nel campo dei beni culturali, e alla loro capacità di creare laboratori didattici che siano stimolo sempre nuovo, capace di coinvolgere gli studenti, troppo spesso catapultati all’interno dei musei, magari con la sola presenza di una visita guidata si stampo “classico” che non riesce appieno a catturarne l’attenzione. La difficoltà vera e propria risiede, del resto, proprio nelle tante tipologie di musei presenti sul nostro territorio (si va infatti da musei demoantropologici, tipo quelli sulla cultura contadina, a musei storici, fino ai “classici” musei storico-artistici, per non parlare poi della straordinaria varietà di strutture in cui essi sono ospitati), alle quali, di volta in volta, bisogna adattarsi. Iniziative come A.L.D.O. servono proprio a verificare la situazione della didattica di anno in anno e, dove necessario, correggere errori, affinare soluzioni già messe in campo e trovarne di nuove e più aggiornate.
G – A.L.D.O. verso quale direzione tende?
C – Il Salone della Didattica Museale è nato principalmente con lo scopo di realizzare incontri tra i settori della didattica in varie strutture museali a livello nazionale, al fine di sviluppare un fecondo dibattito capace di fornire idee e nuovi spunti sulla corretta fruizione, da parte dell’istituzione scolastica, del patrimonio storico-artistico, scientifico e demoantropologico presente nelle strutture museali italiane e locali. Ne scaturiscono incontri e dibattiti tra i responsabili della didattica di alcuni dei maggiori musei italiani, nonché con docenti di museologia tra i più quotati in ambito accademico, il che permette da un lato di fare, per così dire, il punto della situazione in ambito locale e nazionale e, dall’altro, di avere sempre nuove idee e nuovi progetti. Il convegno vero e proprio, ovviamente, non va ad esaurire il nostro A.L.D.O., che prevede anche la possibilità di verificare “sul campo” quanto emerso dai dibattiti: ogni anno sono organizzate mostre in cui varie strutture museali della regione Marche, ma anche di fuori regione, mostrano materiali, filmati, applicano insomma dal vero i laboratori didattici che caratterizzano i rispettivi musei. Lo scorso anno, inoltre, approfittando della concomitanza a Macerata della mostra Collectio Thesauri. Dalle Marche tesori nascosti di un collezionismo illustre, straordinaria raccolta dei più preziosi libri provenienti dalle biblioteche storiche della nostra regione, sono stati presentati proprio i laboratori didattici creati per l’occasione dalla nostra cooperativa, coinvolgendo le scuole primarie e secondarie di Macerata. Tutto ciò sempre nell’ottica di una traduzione sul campo di quanto dibattuto nel convegno.
G – Un Museo sui Beni Culturali come va “letto” quindi?
C – Il museo deve essere letto, sostanzialmente, come una sorta di “tempio della memoria”. Che sia esso grande o piccolo, situato in un grande palazzo storico di una grande città oppure in una piccola struttura di un paesino marchigiano, esso è un documento di straordinaria importanza per la conservazione e la valorizzazione della memoria storica del luogo in cui si vive.
G – Le differenze con un Museo di Arte Contemporanea. Valgono gli stessi standard e le stesse metodologie educative?
C – Il problema è spinoso e molto dibattuto, ed è stato trattato anche nella tavola rotonda dell’edizione 2004 di A.L.D.O. Per fare una sorta di selvaggio compendio, si può dire che entrambe le tipologie di museo assolvono a un’identica funzione, quella di restituire un messaggio al pubblico. I musei di arte contemporanea, più sottilmente, racchiudono in sé anche la possibilità, attraverso l’analisi delle opere d’arte che sono prodotte nel presente, nel tempo cioè in cui viviamo, di generare un dibattito su ipotesi di lettura del presente stesso proprio attraverso tali opere che, in sostanza, ne sono l’espressione. Quelli di carattere storico artistico, invece, sono testimonianza, ovviamente, del passato, ma in fondo svolgono lo stesso compito, quello cioè di mostrare lo “spirito del tempo”. Per quanto riguarda la didattica, tuttavia, le differenze ci sono. Nei musei di arte contemporanea, in cui l’utente, per la natura stessa delle collezioni, è chiamato ad uno sforzo cognitivo ed emotivo generalmente mai richiesto in altri tipi di musei (faccio l’esempio di un’installazione interattiva, oppure anche all’effetto destabilizzante della visione di opere informali…), bisogna per forza potenziare le offerte formative della didattica, adeguandole alla complessità di questa evoluzione della fruizione.
G – Gestione privata, gestione pubblica. Esiste un ideale per ciascuna di esse. Oppure?
C – Credo che il problema principale sia quello di capire che una struttura museale, che sia pubblica o privata non importa, non può essere capace di sostenere da sola gli sforzi economici necessari alla gestione, alla valorizzazione, alla promozione, alla vita del museo, insomma. Dev’essere lo Stato a provvedere in larga parte alla gestione dei musei, ma purtroppo i tagli sempre più massicci alla cultura non possono che arrecare danno al nostro settore, con tutti i problemi annessi. Per quanto riguarda pubblico e privato, nella nostra provincia, tanto per fare un esempio, esistono 52 strutture museali di proprietà comunale, 2 musei statali, 14 di proprietà privata, 27 di proprietà ecclesiastica, 2 di proprietà universitaria, per un totale di 97 strutture di tipo museale…. In una tale varietà di tipologie di musei, il problema vero non è solo mettere d’accordo pubblico e privato, ma tutte queste realtà tra di loro e col territorio, il che, come capirete, non è certamente il più facile dei compiti.
G – I rapporti con gli Enti Locali spesso rappresentano una nota dolente per molte realtà che operano nel settore culturale. Per voi invece?
C – Per quanto riguarda il nostro caso (e qui mi riallaccio al discorso di prima), l’istituzione del Sistema Museale della provincia di Macerata ha molto aiutato i rapporti con le istituzioni, poiché esso si presenta come una fattiva sovrastruttura che si presuppone, con buoni risultati, di mettere in rete tutti i piccoli musei della provincia così da avere, finalmente, un calendario ragionato delle aperture, rendendo uniforme la possibilità di fruizione da parte dei visitatori. I rapporti col Sistema Museale e con i comuni interessati sono di solito proficui, e lo dimostra anche la larga adesione che i vari enti, dalla Regione alla Provincia al Comune di Macerata, annualmente dedicano proprio al nostra A.L.D.O. Certo, alla fine ci si scontra sempre con la cronica mancanza di fondi, ma questo non è certo colpa degli enti stessi!
G – E quelli con le Università?
C – Attualmente i rapporti sono molto buoni, soprattutto perché sia io che i miei colleghi del settore museale veniamo proprio dalla Facoltà di Storia e Conservazione dei Beni Culturali di Macerata, attualmente spostata a Fermo, il che ci permette di avere rapporti privilegiati con i nostri ex insegnanti! Restando al nostro A.L.D.O., fin dalla sua prima edizione esso ha visto presente, nel ruolo di relatore e coordinatore della tavola rotonda di dibattito sulla didattica, la professoressa Eleonora Bairati, docente di Museologia all’Università di Macerata, una delle massime esperte italiane del settore. Per il futuro, è mio preciso obiettivo quello di rafforzare ulteriormente il rapporto di scambio con l’università, stabilendo, se possibile, una vera e propria collaborazione solida per l’organizzazione di convegni, mostre e pubblicazioni.
G – La cultura dell’arte può essere davvero “patrimonio” di tutti? Come secondo lei?
C – Che il patrimonio sia di tutti, lo dice il nome stesso… tutto sta a mettere in pratica i discorsi che noi stessi addetti ai lavori pronunciamo! I musei in Italia ci sono, e il patrimonio è in larga parte accessibile a tutti. Perché ciò avvenga, tuttavia, è necessario educare le persone fin dalla scuola a considerare il museo come un patrimonio, e ciò può avvenire proprio con la didattica museale che, ripeto, agganciata all’istituzione – Scuola, può avere il delicato ma fondamentale compito di sviluppare il senso di responsabilità del pubblico verso quella che lei definisce, con una bella locuzione, “la cultura dell’arte”.
G – L’Italia è un Paese ricco di storia e di cultura. Come far convivere intelligentemente l’arte del passato (beni culturali) e arte del presente (arte contemporanea)?
C – Considerando entrambe le tipologie artistiche come complementari e, come avviene ormai in diverse regioni d’Italia, costituire una rete coordinata di musei, in modo che essi non risultino entità isolate, ma collegate tra loro e accomunate da un identico obiettivo formativo.
G – L’una esclude l’altra. O invece…
C – Ovviamente, come avrete capito, la mia risposta è quella che comincia con “invece”… Arte del passato e arte del presente sono due mondi che, inevitabilmente, si compenetrano: come può vivere la seconda senza la prima? Rimanendo sulla didattica, per far comprendere questa compenetrazione profonda, può risultare utile concentrare attività laboratoriali su un solo tema e vederne il loro sviluppo nel tempo, tema che potrebbe essere ad esempio il ritratto, la sua evoluzione e la sua funzione.
G – GenomART nasce ed opera in Campania. Una Regione che recentemente si vede proiettata verso l’arte contemporanea, nonostante il suo forte legame con la storia (Pompei, Paestum…per citare alcuni dei siti archeologici più noti nel Mondo). Secondo Lei sarà una convivenza vincente?
C – In una regione come la vostra, così ricca di reperti artistici di ogni epoca e d’importanza capitale, ritagliare uno spazio per l’arte contemporanea può certamente essere più difficile che altrove, soprattutto perché l’attenzione generale tende a essere monopolizzata dai “beni culturali” in senso stretto, gli istituti per l’arte antica, in sostanza. Un fenomeno analogo, a livello Nazionale, si era verificato in Italia negli anni Ottanta quando, a fronte di una crescita esponenziale dell’attenzione verso i musei di arte contemporanea nel resto d’Europa, in Italia essi godevano ancora di scarsa considerazione. Oggi la situazione è notevolmente cambiata nel nostro Paese, e ormai si può dire che, in generale, la cultura del contemporaneo è diventata protagonista anche da noi. Senz’ombra di dubbio, quindi, ritengo che anche in Campania, grazie al lavoro di veicoli di promozione come il vostro portale, l’arte contemporanea vedrà riconosciuto il proprio ruolo di incidenza culturale, aprendo il proprio ruolo di promozione culturale anche al pubblico più vasto.
Info:
Cooperativa Archè – Via XXIV Maggio, 10 – Macerata
tel. 0733 232218 – fax 0733 236999
info@archecoop.it – http://www.archecoop.it
Fonte:GenomART