L’Obelisco di Axum tornerà in Etiopia – Riepilogo

L’obelisco di Axum tornera’ in Etiopia. E’ stato il consiglio dei ministri, oggi, a decidere di avviare le procedure per la restituzione. Si chiude cosi’ un annoso contenzioso, il cui ultimo atto era stato, proprio questa mattina, l’annuncio del premier etiopico Meles Zenawi ”non spareremo, ma a parte questo faremo di tutto per riaverlo”.

Ma l’annuncio della decisione del governo italiano ha trovato subito critici in patria. ”Meglio tardi che mai!”, hanno commentato i Verdi e l’ex sottosegretario ai Beni Culturali Sgarbi si e’ detto certo che l’obelisco ”si sbriciolera”’ quando cercheranno di smontarlo. Prima di essere smontato per il viaggio, il monumento funerario di roccia, vecchio di duemila anni, alto 24 metri, pesante 160 tonnellate, dovra’ essere restaurato per i danni che ha subito nel marzo scorso quando fu colpito da un fulmine.

Il lavoro degli esperti dell’Istituto nazionale per il restauro e della sovrintendenza di stato e’ gia’ vicino alla conclusione della prima fase, la catalogazione dei pezzi che se ne staccarono. Ma oltre ai tempi necessari per il restauro, spiega l’architetto Gisella Capponi, bisognera’ comunque attendere la stagione adatta, quella secca, per ricollocare in terra d’Etiopia la stele.

Ad Axum, ex capitale imperiale ed ancora oggi capitale religiosa, a una cinquantina di chilometri dal confine eritreo, tra bouganvillee e jacarande, da un paio d’anni c’e’ una grande buca coperta da una lamiera che attende il ritorno della stele. Gli altri monumenti funebri, torri piu’ o meno alte e sottili, urne funebri, giacciono per lo piu’ a pezzi sul terreno. L’attesa per la stele che deve tornare dall’Italia e’ alta, ma almeno per ora Axum e’ una meta ardua per i turisti: si raggiunge solo in aereo o con giorni di fuori strada e, una volta arrivati, c’e’ un solo spartano albergo.

Giunta in Italia nel ’37 portata dalle truppe d’occupazione italiane in tre pezzi, la stele fu collocata la’ dove e’ ancora oggi, davanti al ministero delle colonie, divenuto poi palazzo della Fao. La restituzione era prevista, fin dal 1947, nel trattato di pace con l’Etiopia e riconfermata in un’intesa del ’56 che regolava le questioni ancora pendenti tra i due paesi in seguito alla guerra. Sono del 1997 la definizione tra Italia e Etiopia delle procedure di restituzione e la legge di bilancio per lo stanziamento di un miliardo di lire dell’epoca per il pagamento delle spese di smontaggio.

Fonte:ANSA