La realizzazione del progetto
“Il Treno dell’Arte – Museo per un giorno” si deve alla sensibilità artistica e culturale di tutti coloro che hanno reso possibile mutare pensiero in azione. Il nostro ringraziamento va quindi alle Autorità che hanno concesso il loro Patrocinio, i due loghi che compaiono sono i primi pervenuti mentre gli altri, che sono già stati deliberati, stanno arrivando, purtroppo, mentre il catalogo è in stampa; ai Provveditori agli Studi che hanno invitato i Presidi ad aderire organizzando visite guidate per gli studenti dei loro Istituti; ai dirigenti di Trenitalia – Gruppo Ferrovie dello Stato; ai Media partner e a tutti i Partner di pensiero e di fatto; alla preziosa collaborazione di STM; a tutti i Collezionisti, ai Direttori dei Musei, ai Responsabili delle Fondazioni, ai Dirigenti degli Archivi Storici degli Artisti per le opere che ci hanno fornito; a tutti i Collaboratori e agli Architetti della Nolostand – Fiera di Milano per la realizzazione di una sede museale ottenuta da vagoni merci; ai Tecnici della Vivacom, ai Giornalisti, agli Operatori Radio-televisivi per la loro quotidiana presenza e grande professionalità; alle Forze dell’Ordine, alla Protezione Civile ed infine a tutti coloro che hanno partecipato in differente misura alla trasformazione di una idea in una realtà.
Museo per un giorno
Il progetto de “Il Treno dell’Arte – Museo per un giorno” nacque lo scorso anno.
Fu, infatti, nell’aprile del 2005 che avemmo l’idea di concretare un’affermazione dalla forte connotazione sociale, coraggiosa ed audace per i tempi in cui venne enunciata, ancor più coraggiosa ed ancor più audace oggi, in pieno transfert tecnologico: “L’Arte deve andare incontro al popolo”.
Mentre l’educazione si ramifica in didattica localizzata anche in centri sperduti, oggi raggiunti anche da molti mezzi di comunicazione mediatica, il contatto fisico con l’opera d’arte contemporanea non è ancora possibile ovunque per l’assenza di adeguate strutture museali. Grande era il desiderio di realizzare questo progetto didattico-sociale. L’attenzione dimostrata dal Gruppo FS verso questa iniziativa, infatti, evidenzia una notevole predisposizione alle esigenze socio-culturali dei cittadini ed alla comunicazione di massa testimoniando, al contempo, il coraggio per le sfide difficili. Il treno, a questo punto, non è più solo inteso come strumento vitale di trasporto fisico di persone o materiale ma diviene elemento funzionale per il diffondersi del pensiero creativo contemporaneo, assurgendo così a mezzo primario per l’evoluzione della coscienza e della conoscenza artistica per tutti gli Italiani.
Non già una sorta di recupero del mezzo sul fine ma il mezzo stesso che diviene fine. Il treno, dunque, vive così una nuova dimensione ai confini con un passato glorioso ma meramente strumentale ed un presente mediatico ed esaltante dove interagiscono emozioni ed intuizioni.
Elemento coesivo di una Nazione che ritrova, pur nella capillarità dei suoi terminali, le linee di espressione e di pensiero concepite nel suo intero territorio. E così le stazioni, spesso momento di frettoloso ed anonimo transito, divengono una sorta di salotto buono in cui la cittadinanza si ritrova.
Il pretesto è la curiosità ed il desiderio di vedere, di sapere; la realtà è il piacere di esserci, di vivere un momento intenso, ricco di amore e di senso civico di appartenenza ad una Repubblica magica e meravigliosa insieme.
Una Repubblica, la nostra, che compie quest’anno 60 anni.
Una celebrazione anche, ma soprattutto un’occasione per riscoprire il nostro humus culturale, la nostra multiforme natura primigenia, figlia e madre di un grande amore per la vita. Il Treno dell’Arte diviene, durante le sue soste quotidiane dalle 8.00 alle 20.00, Museo per un giorno, offrendo la possibilità a tutti di essere visitato gratuitamente in un luogo noto ai cittadini, cioè la loro stazione.
Le 28 soste in 17 Regioni coincidono con la quasi totalità del territorio italiano escludendo purtroppo la Valle d’Aosta, la Sardegna e la Basilicata per motivi tecnici.
Il Museo comprende le opere degli artisti figurativi italiani contemporanei più rappresentativi. E’ stato necessario effettuare una scelta obbligata tra arte figurativa ed arte non figurativa, in quanto la superficie espositiva complessiva consentiva esclusivamente l’ambientazione di circa 120 opere.
Per offrire un panorama sufficientemente completo abbiamo dovuto, quindi, dolorosamente, operare una scelta. Abbiamo scelto l’arte figurativa in quanto quella non figurativa, con tutte le relative e correlate espressioni di body art, land art, minimal art, arte povera, avrebbe necessitato di una struttura espositiva immobile.
Questo è stato il primo dei motivi che ci ha spinto ad indirizzarci verso la sola esposizione di opere di esponenti dell’arte figurativa contemporanea, motivo che ci ha costretto ad eliminare obbligatoriamente anche la scultura.
La seconda motivazione è che, pur ritenendo arte e riconoscendo la medesima valenza in opere non figurative, riteniamo che l’arte figurativa sia nel DNA dell’umanità e pertanto più facilmente recepibile.
Una persona che si pone di fronte all’opera di un artista, riteniamo debba provare un’emozione e questa emozione è più possibile che le pervenga tramite i sensi che tramite la mente.
Uno spiritual in Inglese ci affascina anche se non capiamo le parole. Un lettore dell’opera d’arte, se non preparato e documentato, difficilmente potrà e vorrà soffermarsi e soprattutto sentire qualsiasi emozione verso una espressione non figurativa.
Il lessico pittorico deve poter essere recepito con gradualità. Riteniamo che l’opera d’arte sia un micro-chip che trasmetta;. è un’emittente subliminale che necessita, però, di essere percepita, avvertita, ascoltata.
Riteniamo infatti che, in presenza di una capacità minima di lettura, l’opera d’arte debba essere facilmente leggibile poiché la sua leggibilità facilita la comprensione ed il successivo “contatto”. Quando il lettore si sarà avvicinato all’arte, solo allora forse, potrà capire altre scritture ed affrontare opere non immediatamente leggibili.
La sintassi dell’arte, infatti, è il minimo comun denominatore che lega ogni vera espressione artistica. Quando siamo di fronte all’arte vera l’oggetto rappresentato o la modalità di espressione sono ininfluenti sui contenuti e sui valori assoluti.
Ma questo vale per coloro che abbiano o una innata sensibilità artistica, che possa sopperire ad una inadeguata preparazione culturale, oppure una già consolidata abitudine a “vedere” l’opera d’arte.
Cerchiamo di imparare a camminare per poter poi correre, impariamo a leggere per declamare, cerchiamo di comprendere le parole per capire meglio lo spiritual…
Questa esigenza didattica ci ha spinto a proporre ai Provveditorati agli Studi di far visitare il treno a tutti gli studenti delle Province in cui sosta. Riteniamo, infatti, che solo vedendo, confrontando, criticando, si possa iniziare quel processo di avvicinamento all’Arte e quindi di elevazione morale e spirituale che solo l’Arte può offrire per raggiungere l’Armonia Universale.
Gli artisti presenti in questo Museo per un giorno sono stati scelti tra i più rappresentativi operanti in Italia tra il 1946 e il 2006, cioè nei sessant’anni della Repubblica.
Le scelte, purtroppo, dovevano necessariamente presentare delle esclusioni anche in questo caso obbligate dalla limitata superficie espositiva e dalla indisponibilità di alcune opere. In certi casi abbiamo preferito ad opere pittoriche, non particolarmente suggestive, opere grafiche dal notevole contenuto drammatico.
Il nostro auspicio è che questo treno venga visitato da molti, che molti lo apprezzino, che molti lo critichino ma che, comunque, lasci la prima traccia dell’Arte ai molti uomini, donne e bambini che non si sarebbero mai recati in un Museo, poiché non si sono mai interessati d’Arte e mai hanno frequentato gallerie o studi d’arte.
Agli studenti che hanno sempre considerato l’Arte come espressione del passato, non del presente né tanto meno del futuro, questa visita al treno lasci il ricordo non di una serie di immagini ma dell’amore di un Popolo a cui sentano di appartenere così come alla Nazionale di calcio. Ci auspichiamo, pertanto, un riscontro reale e positivo in quanto questo progetto è basato su presupposti no-profit ed è realmente un progetto didattico-sociale.
La mostra è stata ordinata in base al percorso storico e cronologico delle opere. Ancora legata al passato, dopo il trauma del regime nazifascista ed il conseguente impoverimento espressivo dettato dall’estetica imperante, il profumo della libertà si avverte nelle opere dell’immediato dopo-guerra ma l’anelito verso di essa si era maturato già nel corso del ventennio.
Questo amore sopito, perseguitato ma sempre vivo anche se silente, divampò come un incendio e pervase di sé le generazioni successive. Le opere ne sono testimoni vivi ed immortali. L’opera d’arte si inserisce automaticamente nella storia dell’uomo artista e si lega indissolubilmente al suo periodo, alle sue ansie, ai suoi timori, alle sue gioie, ai suoi amori, ai suoi drammi ma soprattutto ai suoi sogni.
L’equilibrio, frutto di una libertà appena assaporata seppur non ancora goduta per intero, riempie le opere di Guidi e De Pisis sino all’urlo di Guttuso, il Giotto contemporaneo, per culminare nella libertà dichiarata di Lodola passando per il dramma esistenziale legato al sogno di Germanà.
Riteniamo che il panorama, relativamente agli artisti presentati che scandiscono il divenire pittorico figurativo dal ’46 ad oggi, sia sufficientemente completo.
Abbraccia, infatti, le esperienze figurative degli anni ’50 con i primi sussulti informali percependo le ansie dei grandi movimenti di oltreoceano sino al nostro più vero realismo passando per la nuova figurazione e l’espressionismo vivido e profondo di Migneco od evocativo ed intenso di Zanatta per ribaltarsi nel più lirico Movimento della Transavanguardia sino alla concupiscenza cromatica di Faccincani o al nirvana di Alinari, allo struggente Spazzapan, all’enigmatico Baj, all’onirico Dova, al fiabesco Sassu. Illuminano la scena i grandi interpreti degli anni ’50 – ’60: il colossale Sironi, il geniale De Chirico, il multiforme Carrà, il lezioso Campigli, il possente Funi, il dolce Rosai, il magico Morandi ed il trascendente Casorati.
Ad ogni Artista che diviene attore nella bellissima favola della nostra storia dell’Arte contemporanea è riservato, sul catalogo, lo stesso spazio. Una equità dovuta che prescinde dal valore dell’artista ma rispetta il valore dell’uomo.
La scelta grafica del “binario” come presentazione delle opere e degli Artisti accentua, in una sorta di “Vite parallele”, il confronto sempre propedeutico e costruttivo.
Ad ogni Artista è dedicata, dopo la nota biografica in corsivo, una breve presentazione, una sorta di commento simile ad un epigramma, in stile epitaffiale, che somiglia un po’ ad un recupero, in chiave critica, di E. L. Masters.
Abbiamo ritenuto necessario, inoltre, al fine di rendere più completa la conoscenza dell’iter artistico di Campigli, Casorati, De Chirico, Ligabue, Morandi e Tozzi, riservare loro uno spazio televisivo. Uno special in cui il succedersi delle immagini delle opere, realizzate dopo il 1946, scandisce il divenire del loro intuito creativo rendendo più facilmente accessibile a tutti il loro messaggio.
Un omaggio speciale è stato dedicato all’opera di Giuseppe Migneco, uno dei maggiori espressionisti italiani del XX Secolo; un altro è stato dedicato ad un genio del Nouveau Réalisme scomparso quest’anno: Mimmo Rotella. Le opere grafiche e i décollage ci comunicano l’intenso impeto artistico ed il tentativo, perfettamente riuscito, di trasmetterci una forte emozione tramite il gesto creativo violento ed irrazionale: splendido nella sua drammatica unicità.
Una nuova frontiera si apre con “Il Treno dell’Arte 2006”.
Nasce una nuova forma di comunicazione riservata all’Arte. Una comunicazione-contatto per tutta la popolazione che offre però un ponte individuale e riservato ad ogni visitatore. Il suo futuro potrebbe essere in Europa ma anche negli U.S.A., in Cina, in Giappone, ovunque la morfologia del territorio e l’amore per l’Arte Italiana si congiungano in una unione ottimale.
Questa nuova opportunità sarà recepita positivamente in quelle Nazioni che sentono, più delle altre, il fascino dell’Arte Italiana.
Non è difficile prevedere, se non milioni, senza dubbio centinaia di migliaia di visitatori. Passando dalle splendide previsioni di un possibile futuro ad un presente ugualmente positivo, riteniamo che l’obiettivo de “Il Treno dell’Arte 2006” sia quello di avere avuto a bordo almeno un visitatore che mai sarebbe entrato in un Museo, che mai sarebbe entrato in una galleria d’arte. “Il Treno dell’Arte” è una sorta di rivoluzione culturale del concetto stesso di Museo, proponendone uno sdoppiamento in parallelo. Infatti, con Museo, si suole indicare un assieme di cumuli statici, di reperti di varia creatività umana, cristallizzati in un teatro immobile che è raramente frequentato dall’uomo comune.
Laddove tanti sono i sospiri congelati dei giovani obbligati a visitarlo. Una struttura didattico-culturale che non vive dove vive la gente, non serve alla gente per migliorarsi, per crescere e per questo viene visitata solo da una percentuale molto bassa di potenziali fruitori.
E’ necessario, quindi, ripensare ad un binomio operativo ottimale. Da un lato il Museo classico e tradizionale con i suoi visitatori che sono gli stessi che acquistano libri e riviste d’arte e che si recano a visitare esposizioni in gallerie pubbliche o private. Coloro che vedranno Mantegna hanno sicuramente visto Van Gogh e i Macchiaioli: sono, insomma, il solito 10%, e anche meno, della nostra Italia.
Dall’altro lato potrebbe nascere un Museo più agile e dinamico, un Museo che di alternativo e di diverso, a parità di contenuti, abbia solo il modo di porsi, la facilità e la familiarità di luoghi noti per invogliare alla visita almeno una parte del restante 90% dell’Italia. Offriamo, dunque, la possibilità alla gente di non soffrire il disagio di recarsi in strutture che la intimidiscano ma di visitare qualcosa di nuovo in un ambito usuale, dove “Il Treno dell’Arte” e la stazione siano vicini, facilmente raggiungibili, invitanti, gratuiti ed allora, forse, avremo ottenuto un primo processo di avvicinamento all’Arte.
“Il Treno dell’Arte” è, dunque, il coraggio di un’idea; una sfida difficile come tutte quelle che sono finalizzate a realizzare un’operazione di utilità sociale. Le sue intenzioni sono positive e valide, ci auguriamo che anche il resto lo sia…
Il programma completo si trova in:
http://www.trenodellarte.it/programma.aspx?Prog=1
L’elenco dlle opere si trova in:
http://www.trenodellarte.it/opere.aspx
Il catalogo delle opere si trova in:
http://www.trenodellarte.it/catalogo.aspx
Mostra fino al 31 ottobre 2006.
Autore: Antonio M. Pivetta