Gennaro D’Orio. Artemisia Gentileschi. l’arte come coraggio ed emancipazione della donna.

Dopo quello della “Maddalena in estasi”, riscoperto all’inizio di luglio scorso ed attribuito alla più che famosa pittrice italiana di scuola caravaggesca, ecco un “nuovo” dipinto, fino ad oggi anch’esso inedito, esposto nella collezione di un importante museo texano, dopo che da Roma è passato per Siviglia, Parigi e New York.
Sono queste le tappe del viaggio avventuroso di una delle tele più “misteriose” del Seicento italiano: la Maria Maddalena penitente”, opera realizzata dalla Gentileschi tra il 1625 e il 1626, su commissione dell’allora ambasciatore spagnolo a Roma.
Si tratta di un quadro dalla storia tortuosa, degna di un romanzo, essendo infatti scomparso dalla circolazione intorno alla metà del XVII secolo, per riapparire solo nel 2001, quando venne acquistato da un collezionista anonimo durante un’asta a Parigi.
Ora, il dipinto è entrato a far parte della ricca collezione del Kimbell Art Museum di Fort Worth, in Texas, dove si è ricongiunto ad altri importanti capolavori del Barocco italiano, come “I bari“ di Caravaggio e “Cristo e la Samaritana al pozzo” di Guercino.
Il soggetto di Maria Maddalena è sempre stato caro all’arte barocca e, in particolare, ad Artemisia Gentileschi: in questa versione, la santa è raffigurata in una posa altamente espressiva di quieta sofferenza, circondata dai simboli del lusso a cui intende rinunciare.
Nonostante il passato misterioso, l’opera è in ottimo stato, non avendo subito particolari interventi correttivi o di restauro nel corso dei secoli, posto che la delicatezza del tratto, nonché la presenza di numerosi dettagli non pervenuti nelle varie copie di bottega conosciute, consentirono di confermare con certezza, solo nel 2021, l’autenticità dell’opera come lavoro della stessa Gentileschi.
Tale attribuzione aggiunge un tassello considerevole alla storia del percorso creativo di una delle grandi pittrici dell’arte moderna. L’acquisizione della singolare quanto straordinaria tela, rappresenta un traguardo significativo per il Kimbell Art Museum, il cui direttore, Eric Lee, si è detto “emozionato di presentare per la prima volta al grande pubblico un’opera sfolgorante come la ‘Maria Maddalena penitente’ di Artemisia Gentileschi”, sottolineando l’importanza di un quadro di tale rilevanza storica ed artistica.
Oltre ad arricchire il panorama culturale e artistico del museo statunitense, l’esposizione di questo importante dipinto offre ai visitatori l’opportunità di esplorare il talento di una delle più grandi artiste della storia, nonché di riflettere sull’immenso valore della sua opera a stretto confronto con altri capolavori del Barocco italiano.
Tornando al dipinto della “Maddalena in estasi”, citato all’inizio, esso sarebbe una replica creata dalla pittrice alcuni anni dopo e, precisamente, all’inizio del periodo da Lei trascorso a Napoli e, cioè, nella fase matura della sua carriera.
La Gentileschi, nata a Roma nel 1593, si recò nel capoluogo partenopeo, che era l’estate del 1630, e qui si stabilì fino al 1653, dopo un breve periodo vissuto a Londra. Nel corso del suo soggiorno napoletano, l’iconica pittrice, su commissione dell’allora vescovo di Pozzuoli, Martin de Leon Cardenas, realizzò tra il 1636 e il 1637, tre meravigliose, affascinanti, opere – olio su tela, : “San Gennaro nell’Anfiteatro”, “Adorazione dei Magi”, “San Procolo e Nicea”, di valore inestimabile, custodite nelle meravigliose sale del Museo diocesano, presso il Duomo di Pozzuoli (Rione Terra), caratterizzato dall’unione di un suggestivo Tempio Augusteo ed una chiesa tardo-barocca.
La Cattedrale è dedicata appunto a San Procolo Martire, patrono della città flegrea.
Insomma veri scrigni della memoria. Incancellabili.

Autore: Gennario D’Orio – doriogennaro@libero.it