FIRENZE. La battaglia di Anghiari. Si buca l’affresco di Vasari cercando il Leonardo perduto.

Ci siamo, si «buca». Dopo le polemiche degli ultimi giorni, il team dell’ingegnere Maurizio Seracini ha inserito la sonda endoscopica in due dei sei punti individuati nel dipinto del Vasari. E così si scoprirà se davvero dietro l’affresco è rimasto nascosto per secoli il dipinto La Battaglia di Anghiari di Leonardo. L’operazione è andata avanti per tutta la notte, fra martedì e mercoledì: «Finalmente ci siamo, è un momento di grande emozione, dopo ‘appena’ 5 secoli. Siamo nella condizione di poter chiudere questo mistero fermo da troppo tempo». Così il sindaco di Firenze Matteo Renzi a proposito della fase finale della ricerca della Battaglia di Anghiari, il capolavoro perduto di Leonardo Da Vinci, forse ancora nascosto dietro una parete del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. In serata è partita la ricerca endoscopica attraverso una microsonda, dotata di una piccola videocamera, fatta passare attraverso un buco su un altro celebre affresco, la Battaglia di Marciano della Chiana di Giorgio Vasari.
«È iniziata la fase finale della ricerca – ha detto Renzi – con la National Geographic, con la supervisione dell’Opificio delle Pietre Dure e con quel tenace combattente che è l’ingegnere Maurizio Seracini. Siamo a un passo dal capire se sotto l’affresco del Vasari c’è il capolavoro di Leonardo: se c’è, sarà la conclusione di uno dei più grandi misteri della storia dell’arte e sarà per Firenze una gigantesca opportunità, non solo dal punto di vista dell’immagine, ma anche strettamente legata al marketing». «Comunque vada – ha osservato il sindaco -, avremo messo un punto fermo nella storia dell’arte».
Seracini aveva chiesto di bucare un affresco di Vasari in 14 punti per far passare la sonda che deve scoprire tracce del dipinto di Leonardo dentro il muro: la soprintendente Cristina Acidini ne ha concessi sette. Anche su questa «trattativa» si è giocata l’autorizzazione del ministero dei Beni culturali, arrivata lunedì sera, per consentire di bucare, con un apparecchio di pochissimi millimetri di diametro, il muro del Salone dei 500 di Palazzo Vecchio dove si vede un affresco di Giorgio Vasari, la Battaglia di Marciano. Il retroscena è emerso dopo che gli staff della Editech di Seracini, del Comune di Firenze e del National Geographic hanno preso visione dell’autorizzazione del ministero dei Beni culturali ad andare avanti con il primo «step» invasivo dopo quasi 40 anni di studi teorici e diagnostici con i radar, cioè perforare il muro laddove ci sono fessure in prossimità di lesioni della parete.
Una mezza dozzina le zone della parete valutate interessanti. In particolare, secondo quanto appreso, Seracini avrebbe fatto delle misure e simulazioni virtuali tali da individuare la parte centrale dell’affresco di Leonardo, sembra la «battaglia per lo stendardo», una scaramuccia raffigurata nella Battaglia di Anghiari e di cui venne riprodotto il cartone da Rubens. Inoltre la soprintendente del Polo museale fiorentino, Cristina Acidini ha precisato che «l’autorizzazione del ministero dei Beni culturali consente la prosecuzione della ricerca che verrà svolta sotto la tutela della soprintendenza e con l’affiancamento tecnico dell’Opificio delle Pietre Dure».
Durante la ricerca non sono mancati i colpi di scena. Uno dei principali esperti di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure, Cecilia Frosinini, ha rinunciato all’incarico di seguire la fase finale della «caccia» al dipinto rifiutandosi di avallare e coordinare la «bucatura» della parete su cui è visibile un altro celebre affresco, la Battaglia di Marciano della Chiana di Giorgio Vasari. Frosinini è stata subito sostituita con Marco Ciatti, altro esperto di spicco dell’Opificio, ente dello Stato dipendente dal Ministero dei Beni culturali.

«Mi rifiuto che l’affresco ben conservato di Giorgio Vasari – ha detto la Frosinini – diventi «strato di sacrificio», come si dice nel mondo del restauro per pitture e vernici rimovibili senza danni. Non è eticamente sopportabile bucare la parete in queste condizioni. Le prove portate da Maurizio Seracini non sono sufficienti. Ho rinunciato perchè non mi hanno convinto le alternative, fra cui quella di uno «strappo» cioè una provvisoria rimozione di parti di affresco del Vasari per bucare il muro. Ma gli «strappi» sono lesivi di opere ben conservate e si fanno solo in casi di conservazione a rischio dell’originale».

Fonte: Corriere Fiorentino.it, 29/11/2011