A quasi trent’anni dalla grande mostra di Vienna, Londra ed Edimburgo, la sua città d’adozione si sdebita riunendo eccezionalmente nel Museo del Bargello un centinaio di pezzi.
Lasciato il suo paese “desideroso di vedere le cose d’Italia”, come scrive Raffaello Borghini riferendosi a una consuetudine per molti artisti fiamminghi, Jean de Boulogne (Douai 1529 ca – Firenze 1608), dopo aver soggiornato a Roma sceglie, dal 1556, Firenze, come patria di elezione e trova in Michelangelo un maestro ideale; in città trascorre così quasi tutta la sua vita operosa, come scultore di corte dei Medici, rinunciando alle offerte generose di quasi tutti i sovrani e i principi di Europa.
“Firenze con Giambologna aveva un debito: questa mostra vuol essere un risarcimento, una riparazione dovuta, a distanza di quasi trent’anni dalla memorabile esposizione, tenuta nel 1978 a Vienna, Londra ed Edimburgo, al più grande scultore europeo della seconda metà del Cinquecento” spiega Beatrice Paolozzi Strozzi, direttrice del Museo del Bargello e curatrice, insieme a Dimitrios Zikos, della mostra “Giambologna. Gli dei, gli eroi. Genesi e fortuna di uno stile europeo nella scultura”, che ha sede nel museo dal 1 marzo al 15 giugno, e del catalogo Giunti.
“Questa ‘sfortuna’ in Italia, continua la Paolozzi Strozzi, ha le sue radici nell’Ottocento, quando Giambologna sfugge all’esaltazione dell’arte del Quattro e del Cinquecento che coinvolge invece perfino Cellini. Eppure Giambologna opera quasi senza interruzioni a Firenze e la casa-bottega di Borgo Pinti, dove si traducevano ‘in piccolo’ e ‘in grande’, nel bronzo, nell’argento e nel marmo, le straordinarie invenzioni del maestro, era tappa obbligata di ogni principe, artista o colto viaggiatore in visita alla città”.
Innumerevoli erano infatti le richieste cui non sempre Giambologna riusciva a far fronte, pur affiancato da suoi diretti allievi (Pietro Francavilla, Pietro Tacca, Antonio Susini), ma anche da giovani scultori d’ogni paese e soprattutto fiamminghi, i quali avrebbero diffuso in tutte le corti d’Europa i segreti della sua tecnica e il fascino delle sue composizioni, rimaste comunque senza pari.
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Autore: Laura Lombardi
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Fonte:Il Giornale dell’Arte on line