FIRENZE. Cantico opera site specific sculture e opere su carta di Giuseppe Spagnulo.

La galleria Il Ponte riprende la stagione espositiva autunnale con una personale dedicata ad uno dei maggiori scultori italiani internazionalmente riconosciuti, Giuseppe Spagnulo, che per questa presenza fiorentina ha ideato e realizzato un grande intervento nella sala superiore dello spazio.
Si tratta appunto di un imponente blocco in acciaio, forgiato nelle dimensioni di 140x170x60cm, in cui l’artista è intervenuto attraverso l’uso della fiamma ossidrica nella parte centrale, divedendola in sezioni, che hanno preso corpo dall’interagire dell’artista con la fiamma sul metallo. La parte centrale del pezzo, internamente svuotata come la copertina di un gigantesco libro, è collocata all’ingresso della galleria e dietro si disperdono, invadendo l’ambiente circostante, i vasti fogli, segnati dal taglio cruento del fuoco che li ha distaccati dal tutto. A queste pagine di un ipotetico “libro del ferro e del fuoco” si collegano quattro grandi pagine monocrome – magenta, giallo di cadmio, nero e blu cobalto-, realizzate su carte sovrapposte che prendono anch’esse forma scultorea, attraverso l’uso di sabbia vulcanica e pigmenti. Su questa densa materia si intravedono lettere, parole, frasi dalla Torà: il grande libro sacro si spagina e si distende quale Cantico nello spazio, rendendo un’enorme massa di materia elemento lieve, denso di vibrazioni e suggestioni.

A fianco di questa opera, nella sala inferiore, si raccoglie un nucleo di sculture medio piccole (Ferro, piano, cerchio spezzato) realizzate in acciaio in figure geometriche dal perimetro imperfetto, in cui l’artista interviene attraverso movimenti inattesi della materia ed equilibri instabili. Sempre alla ricerca di nobilitare la massa, togliendole peso specifico e arricchendola di un contenuto carico di pensiero ed emozione. A queste si legano alcuni lavori su carta degli ultimi anni di grandi dimensioni, realizzati con sabbia vulcanica e pigmenti neri.

Nota biografica:

Giuseppe Spagnulo nasce a Grottaglie (Taranto) nel 1936. Qui, centro tra i più importanti in Italia per la lavorazione della ceramica, si forma nel laboratorio del padre nella coroplastica e nella lavorazione del tornio.
Dopo gli studi alla Scuola d’Arte, dal 1952 al 1958 si iscrive, allievo di Angelo Biancini, all’Istituto della Ceramica di Faenza, luogo nevralgico per lo studio di questa materia e per le relazioni internazionali che si sviluppano, tra cui quelle con il ceramista francese Albert Diato, che fa riappropriare i giovani dell’attenzione alla lavorazione dei materiali ad “alta temperatura”. Conosce Carlo Zauli e Nanni Valentini con cui condivide il senso profondo dell’uso delle “terre” ed esegue le prime realizzazioni in grès.
Inoltre, la possibilità di frequentare il Museo delle Ceramiche arricchisce la sua formazione con la diretta visione dei lavori di Picasso donati negli anni Cinquanta.
Nel 1959 si sposta a Milano per iscriversi all’Accademia di Brera, ma poi decide di lavorare come assistente nello studio di Fontana e in quello di Pomodoro. Conosce Tancredi e Manzoni; con la frequentazione di Fontana, Spagnulo prende atto delle esperienze della ceramica informale di Albisola.
Dopo la dedizione iniziale all’esecuzione di opere in ceramica, l’artista si impegna principalmente nella scultura eseguendo opere in terracotta, pietra e legno, che presenta nella sua prima personale del ’65 a Milano al Salone Annunciata.
Tre anni dopo dà vita alle sue prime grandi opere in metallo, i “grandi ferri”, da installare nello spazio cittadino per essere parte dello spazio aperto delle piazze, per stimolare in comunicazione la gente comune. La scultura assume anche una connotazione di gesto sociale, di intento polemico, e tali ferri – che come segni di protesta (si evidenzi il fatto che l’artista aveva aderito a quella famigerata del ’68 delle università e delle fabbriche) alterano l’ambiente circostante – vengono proprio modellati nelle officine, negli altiforni, nelle acciaierie con gli operai. Lavori che inducono a portare l’attenzione all’operato dell’artista scultore volto ad indagare la fisicità dei materiali per creare volumi che inondino lo spazio con una certa pregnanza. Si citino l’esposizione alla XXXVI Biennale internazionale d’arte di Venezia del 1972 con l’opera Il gioco e le mostre personali alla Galleria m di Bochum (Germania , 1974) e allo Studio Carlo Grossetti di Milano (1978).
Agli anni Settanta, in cui nell’operato dell’artista  – che si manifesta fervido con esibizioni in personali e collettive in Italia e all’estero sia in spazi pubblici ( Salone Annunciata, Milano, 1975; Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino; Documenta 6, Kassel, 1977) che privati (Studio Marconi, 1976; Galleria Walter Storms, Monaco, 1977) – il dualismo tra lavoro fisico-materiale e lavoro intellettuale si risolve sempre in modo equilibrato, appartengono le serie “Cartoni”, “Archeologia” e “Paesaggi” presentati nella personale del 1977 al Newport Harbor Art Museum in California.
Due anni dopo, a ricercare il proprio passato, la propria origine culturale, compie un viaggio nel Mediterraneo partendo dalla Puglia fino alla Grecia e nell’ 80 come a ripercorrerne mentalmente il percorso – trovandosi invitato a Berlino – realizza grandi opere quali “Antigone”, “Morta Natura”, “Le armi di Achille” in cui agiscono i diversi materiali, dalla sabbia, al legno, alla terracotta, al ferro.
Di nuovo a Milano, dal 1982 Spagnulo, affascinato da sempre dalla tecnica artigianale, si riappropria dell’originario interesse per la lavorazione della ceramica usando un enorme tornio nel quale crea la grande “Torre” forgiata poi in ferro. Questi sono anche gli anni in cui l’artista mostra molti dei suoi lavori nella propria nazione e in Germania: anni delle mostre alla galleria L’Isola di Roma, alla Civica di Modena e alla Kunsthalle di Dusseldorf (1984); alla galleria Hans Barlach di Colonia (1986); alla GAM di Bologna (1989).
La fine del decennio vede l’artista ritornare all’utilizzo del ferro – si citi la mostra alla galleria Martano di Torino, 1989 – come unico materiale (“Ferri Spezzati”) per attribuire successivamente nei suoi lavori degli anni Novanta un nuovo senso alla scultura sospendendo grandi blocchi di ferro a sfidare la gravità del materiale.
Proseguono le esposizioni alla XLIV e XLVI Biennale internazionale d’arte di Venezia (1990 e 1995), alla galleria Fioretto di Padova (1993), al Palazzo Reale di Milano (1997).
Conseguentemente all’attività proficua svolta manifestando in personali e collettive presso gallerie e musei tedeschi (1974, Galerie Hubert, Zurigo; 1981, Neue Nationalgalerie, Staatliche Museum, Berlino; 1985, Kunstverein, Amburgo;1996, Galerie Walter Storms, Monaco; 2004, Galerie Hoss Wollmann, Stuttgart), in questi anni gli viene offerta una cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Stoccarda.
Il suo lavoro  – che ha ottenuto recentemente il riconoscimento della critica col “Premio Faenza alla carriera” e il Premio al Concorso Internazionale d’arredo urbano di Milano – viene ancora esposto alla galleria Otto di Bologna (2003) e alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia (2005).
L’anno in corso lo vede tra i protagonisti della scultura internazionale contemporanea a Gubbio (XXIV Biennale di Scultura, Palazzo Pretorio), Tivoli (Sculture in Villa, Villa D’Este), Aglié (Scultura Internazionale, Castello Ducale), Todi (Giuseppe Spagnulo – Carte e sculture, galleria Extra Moenia), Firenze (Cantico, galleria Il Ponte ) e Isola Del Gran Sasso (XII Biennale d’Arte Sacra Contemporanea, Museo Stauros d’Arte Sacra Contemporanea).

Info:

GALLERIA IL PONTE – via di Mezzo, 42/b – 50121 FIRENZE
orario: 16/19.30 – chiuso lunedì e festivi – tel. e fax 055240617,
INAUGURAZIONE: sabato 28 ottobre 2006, ore 18.00
Esposizione dal 28 ottobre 2006 al 20 gennaio 2007;

CATALOGO: f.to 30×21,5 cm, 36 pag., 18 tav. riprodotte a colori e in bianconero. Testo di Silvia Pegoraro, nota biografica di Susanna Fabiani. Edizioni Il Ponte Firenze.

Link: http://www.galleriailponte.com

Email: susy@galleriailponte.com