Fiorenzo Giannetti. I dimenticati dell’arte. Lo scultore degli scimpanzé.

Alla fine del XIX secolo, tra i banchi dell’Accademia Albertina di Torino, Fiorenzo Giannetti (1877-1939) figurava tra gli allievi più dotati nel corso tenuto dallo scultore Leonardo Bistolfi. Purtroppo, però, a causa delle condizioni economiche precarie della sua famiglia, fu costretto ad abbandonare presto i tavolini del Caffè Nazionale in via Po, dove sedeva spesso con i suoi colleghi d’accademia, per dedicarsi a una serie di lavori umili, ben distanti dalle sue ambizioni: prima assistente di un pasticcere, poi fattorino, infine sellaio.
Ma il destino aveva in serbo un altro futuro per il giovane e talentuoso scultore, che nel 1906 venne chiamato, su suggerimento del suo maestro Bistolfi, dall’architetto Adamo Boari a Città del Messico per lavorare alla decorazione dell’esterno del Palacio de Bellas Artes, dove Giannetti eseguì una serie di sculture in marmo di Carrara, come i busti dei Guerrieri Aquila e Giaguaro sopra gli ingressi laterali dell’edificio e un medaglione con il muso di Aida, il cane setter che Boari portava con sé in cantiere ogni giorno.
Una-scultura-di-Fiorenzo-Giannetti.-Courtesy-Collezione-SarnoGiannetti si fermò in Messico fino al 1911: in questi sei anni entrò in contatto con l’arte primitiva azteca e si avvicinò agli animali esotici, che divennero poi protagonisti di una buona parte della sua produzione artistica dopo il ritorno a Torino, dove ebbe due studi, prima in via Bava 7 e poi in via Modena 44.
Rientrato in Italia, Giannetti si dedicò allo studio delle grandi scimmie, dai gorilla agli scimpanzé, dei quali esaltava le pose e le attitudini umane. Una produzione animalier destinata a riscuotere un notevole successo presso una serie di committenti sudamericani, più interessati a soggetti del genere.
Nel 1922 presentò alla Fiorentina Primaverile Natum Naturalis Amor, una scultura in bronzo di medie dimensioni firmata G. Fiorentino, fusa nello stabilimento torinese Riva e datata 1921. Si tratta di una femmina di scimpanzé che abbraccia un cucciolo, trattata con un naturalismo quasi Déco: un filone del tutto originale che portò Giannetti a proporre altre opere con soggetti simili, seppure in dimensioni più ridotte, oggi presenti sia nelle collezioni della GAM di Torino (Il gorilla) che in alcune collezioni private della città sabauda.
Nel 1925 sposò Maddalena Giordano e negli Anni Venti partecipò ad altre mostre collettive, come la Quadriennale di Torino del 1923, dove espose Gorilla-fontanella. Nel 1939 morì all’Ospedale Mauriziano del capoluogo torinese, dove il ricordo dello scultore svanì poco dopo per spegnersi del tutto, nonostante la mostra personale che la Galleria Martina gli dedicò nel 1946, curata da Arrigo Frusta.

Autore: Ludovico Pratesi

Fonte: www.artribune.com, 22 ago 2021